— Terra! Terra a dritta!

Stefan salta in piedi e corre verso la prua saltellando fra cime, casse e attrezzi. Io resto accovacciato nel mio angolino a riposare. Nel cielo terso brilla un tiepido sole di fine estate.

Purtroppo, la calma non dura.

— Signor Fabray! Signor Fabraaay!

— Che c'è, Stefan? — chiedo aprendo un occhio.

— Siamo arrivati! — risponde lui e si sbraccia verso dritta. — La vedetta ha avvistato il promontorio di Mairead!

— Siamo ancora al largo. Il porto è all'interno della baia, mica sulla punta del promontorio.

Il ragazzo lascia cadere le braccia lungo i fianchi. Continua a guardarmi.

— Che c'è ancora?

— La mia proposta, signore...? — dice lui, cercando di nascondere la tensione.

Sbuffo. Lo sapevo, che non avrebbe mollato. E mi tocca riprovare a dissuaderlo.

— Stefan, io capisco che tu voglia compagnia nel viaggio verso le Province centrali, possibilmente una compagnia più esperta di te. Ma viaggiare insieme a un Gaijin, credimi, non è una buona idea. Hai visto come mi guardano qui sulla nave, dopo il casino dell'altro giorno?

Lui scuote la testa. Sa quanto le persone dotate di poteri sovrannaturali siano malviste dalla gente comune, eppure non demorde.

— È successo a causa mia! Mi avete difeso da quell'ubriaco. Anche se siete un Gaijin, non ho paura di voi. Non usereste mai il vostro Dono contro di me... Giusto?

— Che c'entra! — sbotto, e lui sussulta. Quanti anni mi ha detto di avere, quindici? Ne dimostra meno, con quei capelli biondissimi e il fisico magrolino. Mi calmo e abbasso la voce.

— Certo che non lo userei — lo tranquillizzo. — Ascolta, io posso ficcarmi ogni giorno in qualche guaio e rimanerci secco, coinvolgendo anche altri. Se vuoi unirti a me per il viaggio verso Màlachi, padronissimo. Però lo fai a tuo rischio e pericolo, chiaro?

Da lì in poi, è un torrente di ringraziamenti e promesse. Temo di essere stato avventato, quando ho congelato le palle al marinaio che voleva prendersi delle libertà con lui. Un metodo che ho inventato lì per lì: non molto ortodosso, ma efficace ed esilarante. A ogni modo mi ritrovo con uno scudiero, sebbene io non sia un cavaliere. Anzi.

Quando attracchiamo, marinai e passeggeri sono ben lieti di farmi scendere per primo.

Stefan mi aiuta a scaricare i bagagli, poi reclutiamo un carrettiere che ci porti alla mia locanda preferita. Non mi piace andare per mare, esigo almeno una notte in un letto vero. Domani acquisterò un carro e un cavallo, e il viaggio via terra avrà inizio.

Alzo lo sguardo. Mairead, gran bel posto. Ex covo di pirati, ex repubblica indipendente, ex luogo di arte e cultura, ex un sacco di cose. Ora come ora, una delle città portuali più importanti di tutto l'Impero, famosa per l'architettura slanciata dei suoi edifici, gli archi a sesto acuto e le altissime torri. Stefan non è mai stato qui prima d'ora e si guarda intorno a bocca aperta.

Alla locanda ci dicono che possiamo lasciare sacchi e casse nel magazzino sul retro, sempre ben chiuso a chiave. Ma io preferisco portarli in camera.

— Tutti, signor Fabray?

— Ci sono stoffe di pregio, che i ricconi di Màlachi si contenderanno a peso d'oro. Non le lascio incustodite.

— Certo, signore! — dice il ragazzo. La sua fretta di compiacermi fa tenerezza.

Per trasportare i bagagli dobbiamo fare avanti e indietro per le scale quattro volte. Ci siamo caricati in spalla le ultime due sacche, quando sull'entrata della locanda si presenta un ufficiale della Milizia Cittadina.

— Armin Fabray! — chiama. Stefan mi fissa con aria interrogativa, io alzo appena le spalle.

— Sono io — confermo.

— Il motivo della vostra presenza qui?

Sono infastidito dal tono minaccioso, ma rispondo.

— Sono un mercante di stoffe. Ho un carico destinato alle Province centrali.

— So che siete sbarcato poco fa — dice lui. — Un marinaio vi ha riconosciuto, e secondo lui non siete un mercante di stoffe.

Mi irrigidisco, l'ufficiale assume un'aria di sufficienza.

— Siete un Gaijin e...

— Cosa volete dal signor Fabray? — grida Stefan. — Sì, è un Gaijin, e allora? Non usa il suo Dono per fare del male!

— Zitto, Stefan, non metterti nei guai.

L'uomo alza una mano e fa cenno a entrambi di tacere.

— Hai torto, ragazzino. Il tuo amico è un mercante di morte.

A questo punto mi innervosisco. Avanzo deciso, a testa alta.

— Come osate? Basta una chiacchiera a vanvera di un marinaio, per accusare qualcuno di un crimine?

L'ufficiale fa un passo indietro ed estrae la spada. Stefan non capisce cosa stia succedendo, povero ragazzo. Lo avevo avvertito che girare con me poteva essere pericoloso, ma non credevo che sarebbe successo così presto.

— Una chiacchiera non basta, ma qualcos'altro sì — afferma l'uomo, e dietro di lui sbuca un'altra persona. Sono sbalordito. Che ci fa qui un membro della Guardia Imperiale? Siamo a due mesi di viaggio dalla capitale!