Non fateci caso se qualche volta bestemmierò, ma, per tutte le streghe della terra di Uhr, uomini, un solo consiglio: se per qualche oscuro motivo dovesse capitarvi d'attraversare di notte il bosco della Grande Quercia, quello presso il Castello del Conte della Quercia Nera, e di vedere una soave fanciulla sola, nel buio... NON FERMATEVI.

E che il Sacro Fuoco della Dea Vacca mi arrostisca vivo se non dico il vero! Ma è forse meglio cominciare dall'inizio.

Sono nativo del villaggio di Akatron nella Terra di Uhr, ma ormai non ho più patria. Quella notte, maledetta e infausta, tornavo a casa furibondo. Ero stato alla festa della Prima Luna e mi era accaduto di tutto.

Come? Non sapete cos'è la festa della Prima Luna?

Sante Corna della Vacca Sacra, ora mi tocca anche spiegare. E' una grande festa per la quale si danno convegno ogni anno i più forti cavalieri e le più belle dame di tutte le terre conosciute. Si fa baldoria per sette giorni di fila e ci si diverte da matti. Oh, certo, spendi tutti i tuoi risparmi messi insieme lavorando faticosamente nelle miniere di Xzen, ma, se ti gira giusto ai giochi, puoi raggranellare tanto che devi comprare un mulo per trasportare tutto il denaro. Senza poi parlare di qualche pollastrella che si rimedia quasi sempre.

E non è poco perché le donne sono... sono... oh, che donne!

Ho detto quasi sempre. Che la Dea Vacca la fulmini.

La festa era stata aperta con la consueta caccia al demone. Il Mago del conte della Luna aveva evocato un demonietto, poca cosa per la verità, poi aveva fatto sparire il pentacolo. Lo sventurato demone aveva prima cercato d'avventarsi contro i presenti, ma punzecchiato a sangue da lance, spade, pugnali, aveva subito capito che per lui tirava aria cattiva e velocemente se l'era squagliata. Sembrava la solita noia quando il demone cosa ti combina? Uccide la cavalla preferita del Conte cercando scampo nelle stalle del Palazzo.

“Dieci servi ma non quella cavalla!”, aveva urlato il Conte. Uomini, dovevate vedere la sua furia contro... il Mago. Da “Caccia al Demone” il gioco s'era trasformato in “Caccia al Mago”. Provate a immaginare la scena. Una masnada di armigeri, più o meno blasonati, con in testa il Conte che inseguiva il pover'uomo mentre il demonietto incredulo assisteva con i suoi molteplici occhi penduli sbarrati all'inseguimento. C'era da sbellicarsi le labbra dalle risa. Purtroppo tutto s'è concluso in breve tempo. Il Mago s'è beccata una pioggia di randellate sulla gobba, finta com'è uso e convenienza, mentre il demone è inciampato nella punta della lancia d'argento di Messer Oragon dei Vismaldi, che ha avuto in premio una splendida schiava delle Terre Grigie, oltre il fiume Komoy.

Tutto questo però non c'entra nulla con la mia storia.

Bisogna passare subito alla Terza Notte, quella delle Maschere Bianche per intenderci. Ebbene, la sorte maligna mi fa incontrare la più bella, dolce, deliziosa, fanciulla che avessi mai visto. E son pronto a scommettere il mio amuleto sacro che nessuno di voi ha mai incontrato una donna come quella. Di qualunque schifosissima contrada voi siate.

Maledetto me, ancora chiacchiere.

Si chiamava Pandea. Nome squisito come miele. E miele scendeva dalle sue gote e dalle sue labbra e dai suoi occhi e dal suo corpo. Passammo gioiosamente insieme i tre giorni seguenti. E dico pure il quinto. Capite? Il giochino del quinto giorno... con lei? Ora è chiaro. NO?! Santa Bocca della Vacca Sacra! Devono essere volate davvero lontano queste mie parole. Ma è meglio lasciar perdere. Le promesse mai mantenute di quel corpo superbo mi danno ancora una fitta allo stomaco.

Il sesto giorno ci fu la cerca della Vergine. C'è da sbrodolarsi dal ridere al ricordo di quegli sprovveduti capitati dalle parti delle donne di Mogdob. Conoscete i monti di Mogdob, quelli ammantati di rosea neve per tutto l'anno? Bene, allora vi sarà nota la storiella che si racconta sulle fanciulle di quelle contrade. No? Be', questa volta non m'arrabbio, mi è sempre piaciuto raccontarla. Del resto è breve, quasi lapidaria.

Una volta dalle viscere della più tetra montagna del regno venne fuori un tremendo drago che prese a devastare i villaggi abbarbicati sulle pendici dei monti. Il re cercò di fermarlo con la forza. Invano, allora gli promise qualunque cosa purché non devastasse le sue terre. L'enorme bestia allora confessò d'aver soltanto una gran fame e di poter mangiare esclusivamente vergini. Così chiese per cibo sette vergini. Una volta sazio, promise, si sarebbe rintanato per altri mille anni.