Per raccontare l’Avventura con la A maiuscola, per catturare il lettore e trascinarlo in storie ad ampio respiro, è ovvio che ci vogliano romanzieri con doti narrative specifiche, capaci di ricreare (o creare ex-novo, come gli amanti del fantasy sanno) scenari vivi per intesservi trame avvincenti, utilizzando stili disparati, da quelli asciutti e immediati a quelli più ricchi, ma (necessariamente) scorrevoli.

Pur assodato che lo skill dello scrittore avventuroso è il prerequisito primario per ottenere un efficace romanzo che abbia lo spirito giusto (indipendentemente poi sotto quale altre genere possa venir etichettato), è anche ragionevole ritenere che un narratore dalla vita “reale” avventurosa abbia ben più di qualche carta da giocarsi. A vantaggio suo e dei suoi lettori.

Ebbene, questo è di sicuro il caso di Tim Severin: esploratore, storico e romanziere. Tutto in un unico individuo.

Severin nasce nel 1940. A ventun anni, ancora studente a Oxford, partecipa alla Marco Polo Expedition, che lo porta da Venezia alla Cina in motocicletta. In seguito a questa formante esperienza, si convince a seguire studi storici e geografici, e nel contempo a fare dell’esplorazione un qualcosa in più che non una semplice passione. Sin dagli anni '70, organizza una serie di spedizioni “estreme”, che appunto conciliano avventura con ricerca storica: con i pellegrinaggi via mare di San Brendano come riferimento, naviga per il Nord Atlantico a bordo di un’imbarcazione ricostruita secondo i canoni del VI secolo; rivive, dalla Grecia all’attuale Georgia, il mito di Giasone e degli Argonauti su un’imitazione di una nave dell’Età del Bronzo; rievoca il travagliato ritorno di Ulisse, da Troia a Itaca; cavalca per le desolate steppe mongole, che furono teatro delle gesta di Gengis Khan; capitana un vascello arabo in rotta da Muscat alla Cina, basandosi sui leggendari viaggi di Sindbad, il marinaio; ripercorre le rotte dei primi Crociati lungo l’Europa, verso Gerusalemme; naviga nel Pacifico su una zattera di bambù, per testare l’ipotesi che degli antichi marinai cinesi possano aver raggiunto le coste americane; parte con un praho del diciannovesimo secolo tra le isole dell’arcipelago della Sonda, sulle tracce delle esplorazioni del naturalista vittoriano Alfred Russell Wallace; investiga sulle reali origini di Moby Dick, tra i cacciatori di balene del Pacifico, e, nei Caraibi, sui “reali” Robinson Crusoe.

Non pago di averle vissute in prima persona, Tim Severin ha raccontato e

Tim Severin
Tim Severin
documentato ognuna di queste esperienze in interessanti e diffusi libri di divulgazione: The Brendan Voyage, The Sindbad Voyage, The Jason Voyage, The Ulysses Voyage, Crusader: By Horse to Jerusalem, In Search of Genghis Khan, The China Voyage, The Spice Islands Voyage, In Search of Moby Dick e Seeking Robinson Crusoe. Pubblicazioni non-fiction i cui meriti sono stati riconosciuti non solo dal pubblico ma anche dalla critica specializzata, portando a Severin vari premi: il “Thomas Cook Travel Book Award”, il “Book Of The Sea Award”, il “Christopher Prize” nonché la “Gold Medal” della Royal Geographical Society. Ha anche ricevuto la laurea honoris causa dal Trinity College di Dublino. Collabora regolarmente con la rivista National Geographic.

Non basta. Le stesse moderne imprese sono diventate anche degli apprezzati documentari, il cui valore è stato riconosciuto con premi prestigiosi. Raccolti in una serie intitolata Time traveller, questi documentari sono diventati parte del palinsesto di Discovery Channel, Sky Television e National Geographic TV.

E veniamo ai romanzi di Severin.

Nel 2005, esordisce in qualità di narratore con il primo romanzo della Trilogia del Vichingo, tradotta in varie lingue e pubblicata in Italia da Piemme: Il vichingo (Odinn's Child), La vendetta del vichingo (Sworn Brother) e L’ultimo guerriero (King's Man).

La rotta dei corsari (Corsair, 2007) apre invece una serie ambientata nel XVII secolo, di scenario chiaramente piratesco. Parliamo delle avventure di Hector Lynch, delle quali sono stati pubblicati altri due volumi: Buccaner (2008) e il recentissimo Sea Robber (maggio 2009).

La quarta di copertina dell’edizione italiana del primo libro della serie:

“Algeri, XVII secolo. La città è un pandemonio di voci, grida e richiami: i venditori berberi mettono all’asta le loro merci, cercando di attirare i nobili e i mercanti che hanno bisogno di schiavi. Perché le merci sono uomini, donne e bambini rapiti in Europa dai corsari, diventati il loro bottino e poi catapultati in un mondo sconosciuto e minaccioso, in cui nazionalità, razza e religione contano ben poco, dato che il denaro è l’unica legge riconosciuta. Strappati alle loro case, i prigionieri sono atterriti, disorientati, in attesa di conoscere la propria sorte: verranno venduti al miglior offerente o la loro famiglia pagherà il riscatto e li riporterà a casa? Tra queste anime sospese c’è il diciassettenne Hector Lynch: in una notte di tempesta, i corsari hanno saccheggiato il suo villaggio sulla costa irlandese e lo hanno catturato assieme alla sorella Elisabeth, della quale poi lui ha perso le tracce. Coraggioso e volitivo, Hector non vuole rassegnarsi al proprio destino di schiavo e, grazie all’aiuto di Dan, un ragazzo originario dei Caraibi, impara a sopravvivere tra violenze e privazioni. Ma l’ansia di scoprire quale sorte sia toccata alla sorella non gli dà pace: decide allora di convertirsi all’Islam e d’imbarcarsi su una nave turca. Tuttavia il mare è un compagno infido, e la rotta per la libertà è ancora lunga e irta di pericoli…”

Tim Severin – La rotta dei corsari. Traduzione Elisa Villa. Narrativa Nord. Pag. 386. Euro 18,60.