“Beh, si scrive di ciò che si conosce e la mia adolescenza è stata così. Penso che se salti dritto al rapporto sessuale in una storia, tu ti perda un sacco di cose eccitanti: la prima volta che tieni la mano a qualcuno il tuo cuore impazzisce, è un’esperienza straordinaria, vai a casa e racconti alle tue amiche “oh mio Dio, mi ha toccato la mano…”. E se salti questi momenti ti perdi delle cose. Voglio dire, perché andare così veloce? Rallentate e sperimentate tutto quanto!”.

Faccio fra l’altro notare che qualche esponente del Vaticano, che dovrebbe approvare – se ci fossero – intenti moralistici così rigorosi come quelli ipotizzati dal Corriere, ha appena stigmatizzato la serie…

Ma torniamo all’articolo, che prosegue imperterrito:

[…] Al suo posto [di Edward Cullen – NdR] c'è un altro ragazzo, Jacob Black, anch'egli metà mostro e non bello uguale (è pur sempre Pattinson il protagonista!) ma sessualmente provocante nella maniera corretta per essere il deuteragonista […]

Analizziamo allora le due figure maschili: se, per i canoni umani, un essere che uccide questi ultimi per cibarsi del loro sangue rientra senz’altro nell’accezione di ‘mostro’, non così è per i licantropi della Meyer. Essi infatti non hanno i requisiti ‘mannari’ che normalmente vengono attribuiti a queste creature (cioè l’incapacità di controllare la propria trasformazione, l’asocialità, gli intenti da ‘untore’ nei confronti nell’umanità, in modo da propagare il morbo in quanti più soggetti possibile). I licantropi della Meyer sono infatti uomini-lupo nell’accezione più letterale del termine e non caso sono figli della cultura dei nativi americani e del loro totemismo animale, per il quale il lupo rappresentava in particolare la devozione familiare. Col risultato che questi licantropi non rifiutano la propria componente umana ma, sfruttando anzi le doti extra mutuate dai lupi, le mettono al servizio dell’umanità-famiglia contro i mostri-vampiri.

Ed è appena il caso di notare che, all’interno del tema fiabesco e mitologico – che sono poi le matrici del moderno romanzo Fantastico – i lupi, caratterizzati da precise valenze simboliche in cui nulla c’entra quella sessuale, vantano una bibliografia sterminata. Sotto questo profilo, dunque, la Meyer non fa altro che pagare il proprio tributo a una tradizione culturale che si perde nella notte dei tempi.

Se si vuole leggere una componente psicanalitica nel ragazzo mezzo animale, si deve semmai guardare a quanto scrive Bruno Bettelheim a proposito delle fiabe e della rappresentazione che esse danno  l’Es, istanza della personalità che secondo Freud è la sede delle pulsioni inconsce: “L'Es è spesso descritto sotto forma di una qualche bestia, che rappresenta appunto la nostra natura animale […]. Quelli pericolosi simboleggiano il selvaggio Es non ancora soggetto al controllo dell’Io e del Super-Io, in tutta la sua pericolosa energia” (1).

E se è innegabile che anche le pulsioni sessuali facciano parte dell'Es, esse non sono comunque le sole che un adolescente come Jacob si trova a dover affrontare e a dover e metabolizzare lungo il proprio percorso di crescita. A questo proposito ben riassume C.G. Jung, in una prospettiva non limitata, asfittica e ossessiva come quella dell’articolo in esame, laddove nota che “Il simbolo dell’animale indica […] qualcosa […] di sovrapersonale, perché i contenuti dell’inconscio collettivo non sono solo residui di funzioni arcaiche specificamente umane, bensì anche residui di funzioni degli antenati animaleschi dell’uomo, la cui durata è stata infinitamente maggiore dell’epoca relativamente breve che riguarda l’esistenza specificamente umana” (2).

Dunque, la componente ‘animalesca’ non solo ingloba una molteplicità di istinti, ma è qualcosa che non appartiene ai ‘mostri’, bensì a ciascuno di noi, e a noi tutti spetta il compito di integrarla con le altre istanze della personalità affinché da adolescente si diventi adulti maturi.

Quanto alla specifica forma del lupo, L.M. Von Franz (3) vi legge la simbologia dell’essere umano che nutre “un desiderio indifferenziato di divorare tutto e tutti, di avere tutto, il che è visibile in molti nevrotici rimasti bambini a causa di un’infanzia infelice”. Un tratto che non solo ben si attaglia a certi atteggiamenti di Jacob, ma anche all’intero branco di licantropi adolescenti cui si accompagna.

“L’aspetto luminoso” del lupo, che supera questo stadio infantile, viene da essi conquistato solo dopo ripetute prove, che culminano nell’epilogo di Breaking Dawn.

Per ciò che concerne Edward, il tratto mostruoso viene conservato quanto basta solo affinché possa essere legittimamente inserito in quel filone fiabesco dove la componente selvaggia degli impulsi primordiali, cui appartiene anche l’impulso sessuale, è funzionale agli intenti educativi della fiaba stessa.

La mostruosità di Edward – peraltro già ammorbidita in partenza dal suo ‘vegetarianesimo’ – non è infatti fisica, come nel caso della Bella e la Bestia, bensì istintuale: nel vampiro risiede infatti una spinta ferina a mordere e a uccidere. In quest’accezione molto lata, l’unione con questo personaggio da parte di un’umana come Bella può essere allora assimilato alle fiabe appartenenti al ciclo dello sposo-animale.