Chi parla di film femminista e chi di film misogino. L'aspetto fantastico, tanto per cambiare, finisce in secondo piano, almeno quando a parlare di certi film ci si mettono sociologi e psicologi. E non parliamo di Freud o di Jung, che comunque intorno al personaggio nato dalla penna di James Barrie hanno fatto le loro illustri considerazioni, ma delle voci che hanno accompagnato la vigilia del debutto nelle sale. Il film sembra incentrato più su Wendy che su Peter, sulla sua costrizione a crescere (imposta dal padre che dice: "da domani non dormirai più nella stanza dei bimbi e comincerai la tua educazione femminile con la zia"), sulla sua impossibilità di sfuggire alle responsabilità. Lo stesso Peter Pan, in apertura di film, spiega che l'Isola che non c'è è popolata solo da maschi perché le donne sono troppo intelligenti per cadere dalle carrozzine. Ne scaturisce una figura femminile più matura (che riscatta secoli di trattamenti da infante, dice la sociologa Chiara Saraceno) e più intelligente, ma condannata all'infelicità e alla rinuncia dell'età dei giochi che invece gli uomini possono godersi quanto vogliono. Ma Peter Pan sarà anche e soprattutto una love story, vista soprattutto come alternativa chiave di interpretazione del passaggio all'età adulta di Wendy, stavolta libera dalle costrizioni del padre e consapevole che oltre al gioco c'è ben altro. E oltre a questo? La storia è quella che tutti conosciamo e le ambizioni del film sono alte. Tutto il resto lo vedremo sul grande schermo. Nel cast figurano volti giovani del cinema, dall'esordiente Rachel Hurd-Wood a Jeremy Sumpter (già protagonistra di Frailty), oltre a Jason Isaacs, vecchia conoscienza dei fans di Harry Potter.

Presto nelle sale uscirà anche il film Neverland, sulla vita di James Barrie. A interpretarlo sarà il poliedrico Johnny Depp. Il film affronterà la controversa vita dell'autore, dalla sciagurata morte del fratello quattordicenne, alla felice invenzione di Peter Pan, alle accuse di pedofilia.