La data del 12 febbraio dovrebbe essere definitiva. The Wolfman, diretto da Joe Johnston per la Universal Studios, ci porterà una nuova interpretazione della classica storia di licantropi. La trama, ispirata a un precedente film dallo stesso nome, girato nel 1941 da George Waggner, ci accompagna sulle tracce di Lawrence Talbot, un nobile che ritorna al nativo villaggio di Blackmoore in occasione della scomparsa del fratello. Ripreso contatto con un padre (interpetato da Anthony Hopkins) che non vedeva più da tempo, Talbot cerca di scoprire il mistero riguardante la scomparsa del fratello ma si troverà alle prese con altre complicazioni.

Innanzitutto si innamorerà di Gwen Conliffe, la fidanzata del fratello, interpretata dall'attrice Emily Blunt. E poi scoprirà un'orribile leggenda che si collega al suo tormentato passato. Benicio del Toro, che interpreta Talbot, deve vedersela anche con il detective Aberline (Hugo Weaving), che indaga su "qualcosa" che sta uccidendo gli abitanti del villaggio. La maledizione con cui i nostri protagonisti sono alle prese è spietata perché "anche un uomo puro di cuore" non può resisterle.

Se la storia è abbastanza già vista e prevedibile, dovrebbe essere interessante la trasformazione del protagonista in lupo mannaro. Se ne è occupato Rick Baker, sei volte vincitore dell'Oscar, esperto di effetti speciali e autore del trucco del licantropo in Un Lupo Mannaro Americano a Londra: uno specialista che a sua volta riconosce il debito verso il grande Jack Pierce, che prima di lui fu un mitico artista del make-up, creatore di tanti famosi Frankenstein, Licantropi e Mummie. Sia Pierce che Baker dopo di lui senz'altro avranno suscitato le ire di molti attori per via del trucco che necessita molto tempo ed è difficile da applicare e fastidioso, ma queste pignolerie hanno contribuito a creare dei capolavori nella storia del cinema. Dal momento che The Wolfman segue abbastanza fedelmente la tradizionale leggenda del licantropo, è appropriato che Baker se ne sia occupato personalmente.

Baker utilizza per la fronte e il naso del licantropo delle protesi in latex, e applica sul resto del volto una colla su cui vengono fissati dei capelli. Vengono utilizzate anche diverse parrucche e dentiere. Certamente è un perfezionista, Baker: è capace di lavorare per tre ore ad applicare il trucco e un'ora per rimuoverlo dopo che le scene sono state girate.

La trasformazione del licantropo ha posto dei problemi anche a questo maestro degli effetti speciali: innanzitutto perché sarà inevitabile far ricorso alla computer grafica, che lui non ama, e poi perché "con Benicio del Toro, è difficile fare la trasformazione: lui è già l'uomo lupo!"

Quanto alle leggende sulla licantropia, nella trama di questo film ci troviamo di fronte alla trasformazione come maledizione, che può toccare come destino per via della discendenza da una linea di sangue maledetta, o per aver ricevuto il morso di un altro licantropo, o a causa della maledizione di uno zingaro o di uno stregone. La metamorfosi arriva con le fasi lunari, e non è controllabile.

La possibilità di uno stregone che desidera trasformarsi esiste nella leggenda (anche se non è l'oggetto di questo film) e comprenderebbe rituali per invocare le divinità lunari e gli spiriti dei lupi, oltre all'uso di pittoreschi ingredienti tipici del calderone di una strega, come sangue di pipistrello o grasso di bambini.

La metamorfosi avviene con la luna piena, e questa è una credenza già attestata ai tempi degli antichi Greci con il mito di Licaone, empio re dell'arcadia tramutato da Zeus in un lupo, nonché dei Romani con la storia della metamorfosi inclusa nel Satyricon di Petronio. La Chiesa in passato credeva nella possibilità di queste trasformazioni, come testimoniato dagli scritti di Sant'Agostino e San Tommaso d'Aquino, e riteneva che la cura potesse essere la conversione al cristianesimo. Ma anche i Nativi americani comprendevano il lupo tra gli animali in cui i loro sciamani potevano trasformarsi.

E' un fatto reale che la luna piena porti con sé una maggiore incidenza di fatti criminosi, patologie psichiche e anche di aggressioni da parte di animali contro l'uomo.

La credenza che fosse possibile uccidere i licantropi con proiettili d'argento era reale e diffusa in Europa, andando a morire con l'affermarsi della modernità. Altri metodi possibili per eliminare i licantropi erano la distruzione di cuore e cervello, o l'uso di armi dedicate a un particolare santo. La paura dei licantropi avrebbe accelerato la caccia ai lupi e l'estinzione di questo animale in Inghilterra nel XVII secolo. Del resto gli esseri umani accusati di licantropia non se la passavano molto meglio. In tutta l'Europa le loro condanne ed esecuzioni si accompagnarono a quelle delle streghe: e la paura dei licantropi fu ancor più dura a morire della persecuzione contro la stregoneria.

Questa la mitologia cui Benicio del Toro e compagni rimarranno fedeli (a quanto si sa) in questo remake. Quello che farà certamente la differenza è la tecnologia di oggi e gli effetti speciali che una volta non sarebbero stati possibili.