Nella tua precedente saga “Nina la bambina della sesta luna” c'erano numerosi riferimenti culturali: divinità egizie, il mito di Atlantide, la  civiltà maya. In Morga troviamo un codice magico derivante dal sanscrito. Quanto è importante, secondo te, avere un'ampia cultura generale per scrivere? Ritieni che senza una buona conoscenza del mondo non si possa essere bravi scrittori?

Ritengo che studiare, conoscere, osservare, sapere sia vitale. La vita non ha senso se si rimane chiusi con i propri piccoli pensieri e non si ha il coraggio e la curiosità di scoprire cosa c’è oltre l’orizzonte. Chi ama scrivere deve avere un cuore, un’anima e un cervello, ma, senza l'esperienza e la conoscenza, la scrittura diventerà presto arida e ripetitiva.

Nei tuoi libri sono spesso presenti oggetti dai nomi bizzarri e originalissimi. Anche in Morga ne troviamo diversi. Vuoi citarne un paio e spiegarci come inventi questi nomi così particolari?

Diciamo che creo dei neologismi, invento dei nomi in base agli studi che faccio. A parte il latino e i testi filosofici, amo moltissimo osservare le lingue antiche. Nel caso di Morga ho usato il sanscrito. E’ una lingua magica, sacra, simbolica. La cultura dell’umanità spesso viene dimenticata, invece dentro le parole c’è il cuore dell’uomo. Nel mio libro, i Codici Sacri sono esattamente parole in sanscrito, mentre gli Ambalis (nome da me inventato) sono i numeri di questa antica lingua. Inoltre viaggio molto e, sempre per scrivere Morga, sono andata in Spagna, in un convento antichissimo di monaci, dove ho potuto leggere dei manoscritti su erbe e piante usate anticamente. Per esempio l’Adormida Blanca, una sostanza che uso nel testo, esiste davvero, così come il Papaver  Somniferis, e altri fiori che descrivo. Ovviamente parto da sostanze reali per poi trasformarle in base alle necessità di scrittura. Poi studio parecchio i personaggi e assegno i loro nomi dopo lunghe riflessioni. Insomma, quando scrivo vivo intensamente ciò che voglio dire, mi immergo pienamente e tutto nasce con serenità.

In un'intervista a Fantasy Magazine la scrittrice italiana Silvana De Mari,  autrice de  “L'ultimo elfo” e “Il gatto dagli occhi d'oro”, ha dichiarato che le scuole di scrittura creativa non servono, sono una contraddizione e non consiglierebbe a nessuno di frequentarle. Tu, che tieni corsi di scrittura creativa nelle scuole con la tua società Sesta Luna, in quale modo li consideri utili?

I miei corsi non sono basati sulla “bella scrittura”, sulla grammatica, sul lessico, bensì mirano a punzecchiare la curiosità e a imporre la penna come strumento per spiegare i propri pensieri. Uso molto l’aspetto interpretativo, psicologico ed emotivo. Associo la scrittura alla musica, all’arte, al disegno. I miei corsi sono esperienze dalle quali si esce con maggiore consapevolezza dei propri limiti e delle proprie capacità potenziali. Sono in parte d’accordo con Silvana, certi corsi di scrittura sono inutili e talvolta deleteri e illusori. Ma credo sia meglio che i ragazzini frequentino corsi di scrittura, piuttosto che restino ore e ore davanti a un freddo computer, in piena solitudine, pensando invece di divertirsi con amici virtuali. Ben inteso, io non demonizzo internet, anch’io sono presente con siti e blog, ma il tempo che dobbiamo dedicare alla nostra persona non può essere inghiottito dalle macchine.

Il libro di Morga termina con un brusco colpo di scena. Quanto dovranno aspettare i tuoi lettori per scoprire come proseguirà l'avventura?

In effetti il finale lascia con il fiato sospeso. Mi piace giocare coi lettori e lasciarli a bocca aperta. Comunque, lo prometto, il secondo libro spiegherà tante cose e naturalmente i colpi di scena non mancheranno. Sarà pronto per il prossimo autunno, quindi chiedo ai lettori un po’ di pazienza.

La bambina della sesta luna, Geno, Le avventure di Gatto Fantasio e Morga: tutti libri di genere fantasy. Come mai questa netta predilezione? Pensi di scrivere, in futuro, un libro di genere diverso?

Il genere fantasy è quello che mi dà la possibilità di spaziare sia con la creatività sia con la realtà. In verità nel cassetto ho altre idee, forse anche diverse da quelle che ho pubblicato finora, però non so se avrò voglia di tradurle in libro. Di solito, quando decido di affrontare una saga, ho ben in mente tutto ciò che voglio dire. Compreso il finale. Ma una cosa posso svelarla: probabilmente ho un soggetto che si adatta a un pubblico più adulto. Chissà, forse la penna mi porterà dentro a un giallo… ma sempre fantasy.