Libero. Un mondo dove tutti saranno liberi. Un mondo dove la libertà sarà di tutti perché, e questo lo spiego ne L’Ultima Profezia, un libro straordinario che uscirà a ottobre- novembre. E’ come una spirale aurea, che progressivamente aumenta la distanza tra le spire: prima facciamo guerre tra di noi, poi facciamo guerre sempre più grandi, le guerre mondiali, e a ogni guerra – che può essere fisica oppure può anche essere mentale – aumenta la libertà del mondo e la compassione. Vinceranno la libertà e la compassione, ma sarà una guerra, una guerra dove molti di noi lasceranno il loro sangue a terra; Theo Van Gogh è stato il primo. Una guerra dove non sarà il coraggio a essere definitivo, perché quello già lo abbiamo, ma la fede in quello che diciamo, che i nostri stessi intellettuali ci stanno levando. Nel Signore degli Anelli c’è questa figura straordinaria di Saruman; lì ci sono due intellettuali: uno è Gandalf, che sta col popolo, l’altro è Saruman, che è quello per cui la stessa parola ‘popolo’ è imbarazzante. Saruman, a furia di guardare negli occhi il nemico, se ne è innamorato. Per decenni Saruman ci ha spiegato come il comunismo sovietico, dove in realtà erano dei mostri, fosse il paradiso in terra. Adesso Saruman sta di nuovo sbagliando, ci dimostra come la civiltà occidentale sia marcia e corrotta, mentre gli altri sono migliori. Che ‘gli altri’, una società dove una bambina di otto anni può essere sposata, infibulata e lapidata siano una società migliore raccontatelo a qualcun altro. Perché ci sono Nazioni dove per il solo fatto di girare a testa scoperta e aggiustarsi i calzini in pubblico si può essere condannati a morte. Quindi ce la faremo. Ce la faremo con la compassione e il coraggio. Noi stravinceremo, come abbiamo fermato anche tutti gli altri. Ma abbiamo bisogno di recuperare la fede in noi stessi e questo possiamo farlo attraverso il fantasy.

Quanto della sua esperienza diretta è confluito nei suoi libri? Penso a Leila, la protagonista de Il Gatto dagli Occhi d’Oro, che decide di studiare medicina. C’è qualcosa di autobiografico nel personaggio di questa bambina un po’ ribelle?

Assolutamente. Per carità, io venivo da una famiglia molto unita e molto colta, però a causa del lavoro di mio padre ogni tot anni cambiavo città, quindi ero sempre l’ultima arrivata, quella che non conosceva nessuno, avevo questo senso di estraneità. In più ero cicciottina ed essere grassi adesso per un bambino è terribile, è una forma di terrificante razzismo che gli stessi insegnanti istigano: l’insegnante che davanti a tutta la classe ti dice che devi dimagrire e devi fare una dieta non si rende conto… Ci sono moltissimi tratti autobiografici in Leila.

La sensibilità al tema dell’infibulazione si avverte nelle sue opere. Quali suggestioni ha tratto dall’esperienza africana?

Sì, certamente. Ricordo ancora adesso la volta in cui ho dovuto evacuare un ematoma che si era formato nella vagina di una donna che per la terza volta, dopo la nascita del terzo figlio, era stata richiusa. C’era stata una infezione, un edema aveva causato il gonfiore dei tessuti e il sangue mestruale non era più riuscito a uscire, formando un ematoma che aveva provocato anche una infezione renale che l’avrebbe uccisa di lì a poco. C’è una specie di odio o invidia nei confronti del corpo delle donne che può portare figli vivi dentro, da cui nascono molte pratiche. Un corpo che può portare una vita ha qualcosa di magico. Nell’arte antica una delle prime opere che abbiamo è la cosiddetta Venere Steatopigia, la statuina di una donna preistorica che è molto rotonda. In realtà non è una donna: se fosse una donna avrebbe di fianco un uomo, è un’immagine di Dio, un Dio-madre che porta la gravidanza nel mondo. L’orrore per un corpo come quello della donna, che invece di portare la vita porta la morte l’ho rappresentato ne Gli Ultimi Incantesimi.

Nei suoi libri la sensibilizzazione sul tema dei diritti umani è molto forte, ma i lettori a cui si rivolgono appartengono a Paesi in cui i diritti umani sono rispettati; come pensa si possa far penetrare questo stesso messaggio in Paesi in cui i diritti umani non vengono riconosciuti e neppure concepiti?

Ma camuffandoli in un libro che parla di elfi e gnomi! Dubito che chiunque scomoderebbe un censore per leggere L’Ultimo Elfo: è un libro da bambini, una storia divertente!

Nei suoi esordi da scrittrice, lei ha subito numerosi rifiuti da parte delle case editrici. Come definirebbe il suo rapporto con la realtà editoriale italiana?

Sono molto felice della casa editrice Salani che mi ha accompagnato nel primo tratto di strada quando nessuno mi voleva. Ho vissuto dodici anni di rifiuto da parte degli editori. Certo, ci sono anche quelli che pubblicano il primo libro e vendono 100.000 copie… Nella mia modesta esperienza, le doti fondamentali per l’aspirante scrittore sono l’ostinazione e uno stipendio, un lavoro che fornisca una capacità. Però adesso sono contenta di essere con Fanucci perché di Fanucci è commovente l’entusiasmo.

Lei ci ha dato un consiglio per gli aspiranti scrittori. E per gli aspiranti medici?

Bisogna fare anatomia e fisiologia. Anche per l’aspirante scrittore la disciplina è una dote fondamentale: il talento non basta, bisogna tenere il sedere davanti al computer e mettere insieme un po’ di mestiere. E per la medicina c’è l’amore per l’umanità, per la vita, ma poche balle: anatomia e fisiologia bisogna studiarsele.