Anche per lui, ciò che fa vendere è  più che altro il passaparola, perché la cosa più importante per un libro fantasy – come per qualsiasi altro – è essere valido, essere letteratura, al di là del genere.

Finalmente è la volta di Emanuele Manco, curatore di Fantasy Magazine e Effemme.

Dopo una breve presentazione delle due testate, il nostro direttore parla di cosa è il genere in oggetto attraverso l’esperienza sul campo nel dirigere una rivista: fantasy e fantastico sono l’impegno che coinvolge e riunisce tante persone con attività diverse – ogni giorno e spesso ogni notte – per far uscire un nuovo numero, le gratificazioni e le stroncature dei lettori, anche le forme di litigiosità del tutto nuove create dalla rete, ma soprattutto una grande passione comune.

In chiusura, Paola Boni autrice, e titolare della libreria Lupo Rosso appare stremata dal lungo pomeriggio, dalle critiche al suo romanzo e forse dall’emozione, anche se a quel punto la platea vede solo una decina di irriducibili superstiti. Peccato, perché la Boni dice una cosa spesso taciuta a livello ufficiale ma che i lettori sanno bene: la questione “categorie” come autrice e lettrice la lascia indifferente, ma da libraia si rende conto che i generi servono a chi lavora in questo settore senza averne le adeguate competenze: non tutti i librai si dedicano anche alla lettura, quindi consigliare senza una traccia diventa difficile.

Il Commento

Dall’esperienza del Fantasy Camp bolognese si possono desumere alcuni punti:

- L’introduzione di Errico Passaro non ha convinto del tutto o forse è stata fraintesa. Di certo le categorie non piacciono alla maggioranza degli autori, da cui sono considerate una sorta di gabbia alla libertà d’espressione e alla valutazione dell’opera proposta. Gli operatori del settore sono più inclini a giudicarle positivamente, in funzione della facilità di comunicazione.

- La varietà delle risposte a “Cosa è il Fantasy”, visto come bacino d’ispirazione, strumento di rivolta, liberazione della fantasia, passione aggregante, prodotto da vendere, attenzione al sociale e così via, dimostrano ancora una volta che questo genere non ha nessuna intenzione di farsi definire o imprigionare. Per fortuna, perché senza la spinta del cambiamento continuo si avrebbe un Fantasy senza fantasia e quindi non più tale.

- Sebbene molti contributi siano stati interessanti, il tutto ha rischiato di limitarsi a un "io sono (e ho fatto)" non proprio comunicativo, probabilmente per il grosso numero di interventi prenotati che ha lasciato poco spazio al dibattito spontaneo.

Tanti spunti che potevano forse essere più fruttuosi: in ogni caso la formula è quella giusta e l’esperienza è stata interessante. Ci auguriamo un nuovo appuntamento il prossimo anno, auspicando che l’incontro sia più circolare che frontale, più simile allo spirito degli originari barcamp (e magari con una pausa caffè…).