Robert Ervin Howard (1906-1936)
Robert Ervin Howard (1906-1936)

11 Giugno 2011. In Texas, a Cross Plains, è stato festeggiato un tributo all'uomo e scrittore con la venticinquesima edizione degli Howard Days, organizzati dalla Robert E. Howard Foundation e dal Project Pride of Cross Plains. Sono stati celebrati anche i cento anni dalla nascita, da un grembo di querce e sabbia, della città di Cross Plains.

11 Giugno 1936. Il giovane scrittore Robert E. Howard si sparò alla tempia e morì dopo circa otto ore. Inventore e maestro del genere letterario Sword&Sorcery, fatto di pagine rosse come il sangue e azione infuocata. Uomo di umore volubile e di temperamento solitario, poco popolare a Cross Plains, rimase solo in uno dei momenti più difficili: alla madre, Hester Jane Ervin, fu diagnosticato un coma irreversibile, e Robert decise di uscire dalla vita "con gli stivali ai piedi".

Chi era Robert E. Howard?

Nato a Peaster, Texas, nel 1906, e cresciuto nella frontiera texana "che va benissimo per gli uomini e i cani, ma per le donne e le vacche è un inferno." 

Robert E. Howard, di origini irlandesi e scozzesi, iniziò presto a inseguire i suoi sogni: si rafforzò il corpo con il pugilato, la pesistica (cose di cui andò più fiero dell'essere uno scrittore), l'equitazione e la corsa; e la mente con "l'avventura dello scrivere" (the writing game). " Mi misi a scrivere semplicemente perché mi sembrava un lavoro che prometteva più soldi e più liberta di ogni altra cosa che avevo provato prima… ". Soprannominato "Two-Gun Bob" dal sognatore di Providence, Howard Phillps Lovecraft, Robert E. Howard visse fuori dal suo tempo, "non si interessava delle vicende che normalmente preoccupano la gente"; ispirato da ideali anacronistici, antichi e crudi. In una realtà, per Robert, traboccante di insidie, trappole dietro i piaceri e delusioni dietro apparenti trionfi, ciò che si poteva fare era resistere alle avversità, vendere cara la pelle, "uscire dalla vita con gli stivali ai piedi", come Howard fece. "Non cerco al di là della morte.", dichiarò.

Cosa scrisse Robert E. Howard?

Il bardo di Cross Plains, in quindici anni di attività scrisse circa cinquecento racconti, due romanzi, un numero indefinito di poesie. Mise su carta avventure, eroi ed eroine multiformi: storie barbariche, western, sui lupi mannari, sul soprannaturale, sui miti di Cthulhu, peripezie orientali, pirati, fantasmi, vicende poliziesche, sportive, fantascientifiche…

La carriera di scrittore di Howard cominciò nel'24 (nel '21 spedì una storia, che fu rifiutata, ad Adventure Magazine) con la vendita del racconto Lancia e Artiglio (Spear and Fang), alla rivista pulp Weird Tales, diretta da Farnsworth Wright. Robert guadagnò sedici dollari. Più tardi, dalla sua cupa immaginazione balzò fuori il tetro e spietato giustiziere Solomon Kane, col racconto Red Shadows, pubblicato sempre sull'indimenticabile Weird Tales nel '28. Dopo, fu il tempo di un mitico barbaro atlantideo, l'indomabile re Kull; solo due delle dieci storie del ciclo di Kull furono accettate per la pubblicazione.  Tra il '29 e il '32, con l'apertura di riviste come Fight Stories e Oriental Stories, Robert scrisse di rissose avventure di pugili e marinai "dalla testa di roccia e dal cuore d'oro"; e di demoni generati da civiltà dimenticate.

Poi venne Conan il cimmero. Bob Howard riscrisse un racconto che gli era stato rifiutato (Quest'ascia è il mio scettro, con re Kull protagonista) trasformandolo ne La fenice sulla lama, la prima avventura di Conan. Il successo fu tale che Howard dedicò la maggior parte del suo tempo alla saga di Conan, il sanguinario barbaro che, in un passato immaginario della nostra storia, si ubriaca di battaglie e donne.

Fino al '36, anni frenetici, Robert scrisse anche racconti polizieschi e western, di tono umoristico e con protagonisti rozzi, muscolosi e astuti. "Sto seriamente pensando di dedicarmi completamente al western, abbandonando ogni altra forma di lavoro… " confidò in una delle ultime lettere.

Alla fine, l'11 Giugno 1936. Il suicidio di Howard provocò dolore e stupore. Lovecraft scrisse: "Che un'artista così geniale debba morire, quando centinaia di scribacchini continuano a propinarci falsi fantasmi, navi spaziali e detective dell'occulto, è invero un triste esempio d'ironia cosmica!"

Il lavoro di Howard rimase solo nella memoria degli ammiratori, fino al 1946, quando August Derleth pubblicò un'antologia di storie dal titolo Skull-Face and Others (recensita dal New York Times, fu ritenuta così violenta da poter causare la schizofrenia).