Conan disegnato da Frank Frazetta.
Conan disegnato da Frank Frazetta.

Tre anni dopo, un piccolo editore di fantascienza pubblicò qualche storia di Conan. Nel '51 Lyon Sprague de Camp (celebre scrittore di fantastico) iniziò a lavorare sul materiale howardiano, curando pubblicazioni e riscrivendo alcuni inediti. De Camp contribuì alla definitiva resurrezione dell'opera di Bob Howard, con la Lancer Books e la pubblicazione, nel '66, di tutto il ciclo di Conan. Poi Glenn Lord divenne agente degli scritti di Robert Howard, e commissionò a De Camp e a Lin Carter (scrittore e sceneggiatore) di completare e ampliare il materiale ritrovato sui quaderni (in merito a questa collaborazione postuma con R.E.H., De Camp scrisse che "sarà il lettore a giudicarne la validità"). Tali operazioni hanno salvato gli scritti di Howard da una probabile e spregiudicata speculazione. Ma hanno anche creato una notevole confusione, rendendo difficile restituire a Robert quel che è di Robert.

I libri furono pubblicati in edizioni economiche, e precedettero una ristampa generale dei lavori di R.E.H. 

La rivista Bestsellers collocò Howard tra gli otto autori di narrativa fantastica più venduti, insieme a Isaac Asimov, Ray Bradbury, Edgar Rice Burroughs, Robert Heinlein, Andre Norton, E.E. Smith e J.R.R. Tolkien.

Dalle opere di R.E.H. sono stati tratti sei film (Conan il barbaro, Conan il distruttore, Kull il conquistatore, Yado, Solomon Kane e il nuovo Conan il barbaro, in uscita ad agosto 2011 negli Stati Uniti), un numero imprecisabile di storie apocrife, fumetti, videogiochi, giochi di ruolo.

Il suicidio di Robert E. Howard fu uno strappo inquietante, che molti sforzi intellettuali hanno tentato di comprendere: opere, tra le tante, come il libro di memorie (da cui è stato tratto il film Il mondo intero) One Who Walked Alone, di Novalyne Price, insegnante e compagna (dal'34 al '35) di Robert; la biografia dei coniugi De Camp, Dark Valley Destiny; The Last Celt, la bio-bibliografia howardiana scritta da Glenn Lord; The Dark Barbarian di Don Herron. Negli anni, così è nata la leggenda di Robert E. Howard, un'amalgama del cupo destino biografico dello scrittore e dei  suoi esuberanti racconti.

In Italia Howard è apparso con i volumi di Conan editi dalla Nord, e arricchiti anche delle meravigliose illustrazioni di Frank Frazetta. Poi sono seguiti libri dedicati ai singoli personaggi, con una qualità altalenante delle traduzioni e delle nozioni bibliografiche (particolarmente nella distinzione tra storie scritte da Howard e apocrife).

E sono balzate fuori alcune recenti e piacevoli sorprese, come Bran Mak Morn edito da Epix nel 2009, con il profondo racconto Casa Howard del weirdtalesman Giuseppe Lippi; Solomon Kane.Ciclo completo, di Coniglio Editore, 2010; e Dark Agnes, donna di spada, di Elara, 2011.

Per un dettagliatissimo elenco, rimando alla bibliografia howardiana di Giovanni Valenzano, che ringrazio per un lavoro così accurato: www.librihowardiani.altervista.org/home.htm

Perché le pagine scritte da REH, vecchie di ottant'anni, bruciano ancora di una grande vitalità narrativa?

In mondi esotici e cupi, i personaggi howardiani, uomini e donne, sono tutti fisicamente poderosi e dall'ingegno brillante; "Sono più semplici. Li metti nei guai e nessuno si aspetta che tu ti arrovelli il cervello per trovare un modo intelligente per tirarli fuori. Sono semplicemente troppo stupidi per fare qualcosa che non sia accoltellare, sparare o scazzottare.", spiegò Robert. E vivono in pagine battagliere, tra ire, malinconie, sesso e azione, come dei paria, dei reietti, scontrandosi con una realtà minacciosa, irta di pericoli umani e soprannaturali; il mondo è violento ed è il primo a mordere, e bisogna resistere, tentare di arrivare in cima al calvario. Anche se moriremo, la nostra vita sarà stata degna di essere vissuta. (Howard scelse il suicidio). 

Il conflitto è insanabile: l'oro guadagnato col sangue è perduto, le amicizie sono tradite, domani ci sarà ancora da lottare. E allora rimane la "febbre del corpo", dell'azione, il sapore pungente del vino rosso, i tramonti di porpora, i seni lattei di principesse e guerriere (non una ricerca interiore, ma una ricerca del concreto, come afferma Riccardo Valla). In una narrativa dove ogni sfumatura sembra meravigliosa o minacciosa, e paradossalmente, realistica e umana, i sogni vengono fusi al quotidiano, in un desiderio di riscatto immaginario che diviene "assolutamente nostro", e popolare (come nelle opere di scrittori che seguiranno: Kuttner, Leiber, Anderson, Vance… ). E ne dirompe un senso assoluto del meraviglioso e di libertà, dove il fantastico è corrosivo, si impossessa del futuro e del passato; e l'assurdo diviene la regola e vince ogni vincolo logico. 

In questo universo tenebroso, la storia dell'umanità, uniformandosi ai miti (e non viceversa!) è così antica da essere dimenticata; e ciclica: sulle razze e le tribù incombono disastri planetari che ne distruggono la cultura, e i personaggi howardiani sopravvivono a epopee metastoriche: sono guerrieri solitari che divengono leggende e divinità, sopravvivendo in nebbiose leggende fino ai giorni nostri.