Improvvisamente si bloccò. La pressione sulla mia gola diminuì; le macchie nere scomparvero dai miei occhi. Guardava il mio petto, e non con l’espressione affascinata che spesso ricevevo quando mi aprivo la camicia. Se posso dirmelo da sola, il mio seno non è niente male. Tuttavia non avevo mai visto una donna a cui interessasse tanto. La cosa non mi piaceva più di quanto mi piacesse lei.

- Dove lo hai preso quello? - I suoi occhi scintillavano; potrei giurare di aver visto fiamme balzare al centro di tutto quel nero.

- Il… il crocefisso è…

- Un crocefisso non può fermarmi. - disse sprezzante, e me lo strappò dal collo, lanciando quel prezioso ricordo da una parte.

- Ehi! - Le strappai allo stesso modo l'amuleto che teneva al collo.

L’aria sembrò immobilizzarsi, eppure i miei capelli si agitavano in un vento impossibile.

Orribile, sussurrò Ruthie finalmente, Naye’i.

Un Naye’i era uno spirito Navajo. Ne avevo sentito già parlare. Molti pezzi del puzzle improvvisamente andarono insieme con un click quasi udibile.

La donna di fumo arretrò, fissando la pietra che di recente avevo appeso a una sua catenina invece di continuare a lasciarla su quella di Ruthie.

- Non ti piace il mio turchese. - Mi alzai a sedere.

Il suo sguardo salì dalla collana al mio volto. Tutto quello che riuscivo a vedere tra le palpebre semichiuse era un lampo di fiamma arancione. - Non è tuo.

- Conosco qualcuno che ti contraddirebbe. - La mia mano andò lentamente alla gemma blu-verde. - Il qualcuno che me l’ha donata. Penso che tu lo chiami “figlio”.

Appena le mie dita si chiusero attorno al turchese, la pietra diventò incandescente, e la Naye’i ringhiò come il demone che era, si trasformò in fumo e scomparve.