Le contrade di Siena sono 17 e nemmeno per un senese è poi tanto facile ricordarsele tutte di fila. Fino a sei o sette ci arriva chiunque: Oca, Onda, Bruco, Giraffa, Lupa, Istrice, Nicchio. Ma poi si comincia a inciampare: Liocorno… Aquila… Pantera… Giraffa…, no, la Giraffa l’ho già detta…

Inciampa anche l’avvocato Maggioni, perso in una vicenda difficile da definire, nella quale il presente sfuma nel passato degli ultimi tre giorni come nella storia degli ultimi secoli, per poi cristallizzarsi in una Siena spettrale in un’eternità lunga un minuto e mezzo. Tanto quanto il Palio.

Presentato dall’editore come “un nuovo genere narrativo, a mezza via tra il poliziesco e il fantasy”, Il palio delle contrade morte, opera storica della premiata ditta composta da Carlo Fruttero e Franco Lucentini, gioca continuamente con il lettore, ignorando qualsiasi regola di scrittura creativa ma rimanendo sempre fedele alla propria visione. Che è quella di una storia nella storia con ripetizioni, variazioni infinitesimali di scene, di vocaboli, con la consapevolezza dell’avvocato Maggioni che fa capolino dagli episodi più improbabili per vagliare e catalogare tutto, in un fluido movimento temporale che trasporta il lettore e il protagonista dal momento presente agli accidenti che lo hanno provocato, come se fosse possibile etichettare rigidamente e definitivamente ogni cosa. Come se la realtà potesse essere inserita in uno schema, magari con tanto di percentuali, in modo da dare un senso e un valore a ogni cosa, mentre sua moglie Valeria reagisce al fluire degli eventi lasciandosi trasportare, in un percorso di straniamento dei due coniugi che si accompagna allo straniamento dalla realtà.

La prima immagine è per Piazza del Campo, scenario di una gara fuori dal tempo, anacronistica, dalle radici antiche ma sempre attuale. Ripetitiva, rituale, rigidamente legata a momenti prefissati, come direbbe l’avvocato perennemente alla ricerca del termine perfetto, quell’unico vocabolo che può spiegare lo svolgersi degli eventi e donar loro il giusto significato.

Piazza del Campo, e il Palio dell’Assunta. Ma prima di arrivarci i due coniugi devono attraversare una terribile grandinata che, loro malgrado, li porterà in una diversa realtà, nella quale contano terminologie da iniziati, rivalità lunghe secoli, parentele ramificate e un’estraneità che pian piano si insinua dietro la pretesa che ci sia per forza qualcosa da capire.

I dialoghi sono scarni, a volte paradigmatici. Una spiegazione sul Palio può diventare un estratto da un “manuale di conversazione” sul Palio stesso, e la stessa impostazione può essere applicata a un “manuale di conversazione nel corso di temporali estivi”. In fondo, chi può dire che se il nostro ruolo nella vita non sia quello d’interpretare un personaggio e di seguire determinati schemi? Tutto nel Palio – al di là del minuto e mezzo della corsa – è ritualità e ripetizione di schemi fissi da tempi immemorabili, compreso il comportamento degli spettatori. Di qui, la ritualità nel comportamento di coloro che osservano gli spettatori, e che cercano di tracciare un filo logico e deterministico (l’avvocato Maggioni) o che si lasciano trasportare dal flusso della corrente (Valeria) e finiscono con l’immergersi in ruoli prefissati dal tempo e dai cliché.

La storia a tratti si sfalda, persa fra i rivoli di una trama poliziesca e le incursioni nel fantastico, con un tocco di rosa che accentua i contrasti e le lontananze. Su tutto predomina la corsa, evento incombente e atteso, catalizzatore di aspettative e motore degli eventi intorno ai quali, semplici comparse, ruotano i protagonisti del romanzo. Ma se per l’avvocato manca un qualsiasi solido elemento di riferimento, tanto da fargli percepire il mondo estraneo in cui è capitato come qualcosa di ovattato, di sfumato, pur cercando continuamente una classificazione a partire dalla quale ricostruire una forma di normalità, per il lettore che, più che ritrovarsi immerso nella vicenda, si trova a essere uno spettatore fin troppo consapevole di un complicato gioco di ruolo, sparisce ogni partecipazione emotiva. C’è la curiosità di vedere quale piega prenderanno le cose, ma senza tensione perché i sentimenti forti appaiono come smorzati dal tempo inclemente delle prime pagine.

Il palio delle contrade morte è un libro esemplare per come procede sul suo cammino, che delude ogni aspettativa di chi cerca una realtà solida a cui aggrapparsi ma che costruisce una sua propria realtà, fatta di ripetizioni, scarti minimi e variazioni sul tema. Il finale è aperto perché gli sconfitti avranno sempre nuove opportunità negli anni a venire. E la vita, come il Palio, non potranno mai trovare una conclusione definitiva.