Il grande Muro di Luce sorse irradiando il giorno su di un Akeo stanco, cupo, ma vigile. Come evocati dal lucore, i messi della carovana comparvero alla Porta della Luce della città. Sette Dharca veterani dal viso coperto di cicatrici, assieme a centoventuno soldati. Tra essi camminava una femmina. Era davvero raro che tra le truppe Dharca si trovassero delle donne, raro ma non impossibile. La nuova venuta era una sfrontata di nome Kella, robusta e calma come le bestie in una foresta in fiamme. Ecuar, uno dei picchieri più giovani, la fissò per troppi istanti e con la bocca troppo spalancata. Kella finse di aggiustarsi uno stivale, si abbassò, raccolse terra e polvere e glieli cacciò in gola.

“In una bocca troppo aperta entrano le mosce”, commentò la mercenaria mentre il ragazzo tossiva e sputava. ”Ho sentito qualcosa di molliccio tra le dita. Secondo me ora hanno un motivo in più per entrarci.” Tutti risero. Akeo la ringraziò mentalmente di quell’istante di svago, poi respirò a fondo e si appartò con i veterani della carovana cercando di domare il proprio nervosismo.

Lo sguardo di Agghal non lo lasciava.

Consegnò ai messi quattro grossi sacchi pieni di cubi d’oro. Un autentico capitale. In cambio di duecentododici morti, forse duecentoquattordici entro la giornata. I messi esaminarono il guiderdone e lo versarono dentro robusti forzieri.

Anche loro sono diventati come i padroni? Pensieri velenosi. Oppure non rappresentano altro che l’ultimo anello della catena che tende il nostro guinzaglio?

Sapeva cosa dire. “Il mio foriere non potrà accompagnarvi fino alla carovana, è caduto in battaglia, prenderò io il suo posto.” Era tradizione che fosse il primo aiutante del capo squadra a scortare i messi fino alla carovana. Agghal era morto per questo. In assenza del foriere doveva andarci direttamente il più alto in grado.

“La carovana si trova a otto giorni da qui”, disse Alaco, uno dei veterani. “Troppi per lasciare la truppa senza comandante. Mandaci il nuovo foriere.”

Akeo avvertì un brivido. “No. Lecto è esperto e capace, ma viene da un altro contingente, voglio che resti a prendere dimistichezza con questa squadra. Inoltre temo ritorsioni dalle tribù barbare di Scetla per cui non li muoverò per alcuni giorni. Tornerò in tempo.” Erano scuse plausibili, ma d’altronde un Dharca non dubitava mai di un proprio fratello. Tutti fedeli, tutti obbedienti. Addomesticati come capre cieche.

Ma Alaco scosse il capo. “Impossibile. Abbiamo una comanda per spedire una guarnigione lungo la valle di Arrai. Laouqui è stato visto recarsi in direzione delle città dei guadi e loro vogliono tentare di staccargli la testa. E’ un grosso ingaggio e stiamo muovendo diverse squadre. Dovete partire in giornata.”

E Agghal? Per cosa è morto Agghal?

“Abbiamo ancora diciassette feriti gravi”, tentò di dire con un groppo in gola.

“Quelli verranno portati alla carovana”, lo confortò il veterano. “Abbiamo già dato disposizioni per ingaggiare delle guide con i carri. Per quanto inusuale, questa volta saranno i feriti a fare le tue veci.”

Akeo riuscì a fingersi impassibile ma una morsa gelida gli serrava il ventre. Aveva ucciso per niente? Non c’era altro da dire, insistere li avrebbe insospettiti. Si congedò in fretta e raggiunse svelto il magazzino dei vettovagliamenti. Crollò dietro alcuni sacchi con il viso ridotto a una maschera di dolore.

A questo punto non aveva scelta. Il suo primo crimine lo spingeva a compierne un secondo, forse ancora più grave. Trovò forza e saldezza nel ricordo delle pire funebri, della carne Dharca consumata.

Avrebbe tentato il tutto per tutto per salvare il suo popolo.

La ferita (2)

Dopo la sconfitta di Recoris, Akeo si era svegliato in una capanna lurida, allo stremo delle forze. I corpi dei suoi compagni erano diventati polpa ma lo avevano salvato dalla morte, la caduta però gli aveva provocato una dolorosa frattura al capo. Trascorse giorni di pura agonia. Lo assisteva una vecchia delle erbe, una bambina e un ragazzo loro servo. La vecchia gli ripuliva le ferite, applicava medicamenti che puzzavano di erbe marce, lo lavava dalle escrezioni e salmodiava. La piccola lo nutriva di latte stemperato con acqua e succhi zuccherini. Il giovane, invece, lo interrogava spesso nei momenti di lucidità. Era solo uno schiavo ma sembrava curioso e avido di storie. Akeo, con un filo di voce, gli raccontava con orgoglio dei Dharca. Ma invece che ammirazione suscitava dubbi.

4

Il valore di un Dharca è rappresentato dal guiderdone che consegna alla carovana Maruj. La ricchezza della carovana è la prova del suo onore.