Ricordate i vecchi tempi, quando di saghe ce n’erano poche e gli esempi di seguiti ben riusciti erano davvero pochi? Per citare eccezioni alla regola che voleva un seguito decisamente peggiore del “primo film”, si era soliti fare i nomi di Guerre Stellari e Alien, con i loro rispettivi titoli, L’Impero Colpisce Ancora e Aliens: Scontro Finale a fare da baluardi contro un’incetta di numeri 2 che avevano l’unico obiettivo di fare soldi. Vogliamo ricordare la trilogia di Ritorno al Futuro? Oppure quella di Indiana Jones (che è pur riuscita a risollevarsi con il terzo episodio)? O ancora film mito come Grease, Cocoon e 1997: Fuga da New York? Era un’epoca di subbuglio, un’epoca che ha generato lo stereotipo sequel = schifezza. E anche i prequel non è che scherzassero (Star Wars Episodio I docet).

Negli ultimi anni la tendenza sta incredibilmente ribaltandosi e ci si trova di fronte a seguiti qualitativamente non solo pari, ma addirittura superiori ai loro “primi film”. Il primo esempio è Toy Story. A parte i grandi passi fatti dalla tecnologia tra i due capolavori della Pixar, il secondo aveva una trama più strutturata e curata, le citazioni erano più ricercate e meno banali. Da allora di tempo ne è passato e sono iniziate nuove saghe, tra tutte quelle tratte da fumetti come X-Men e Spiederman, o ancora storie originali (si fa per dire) come quella del meraviglioso Shrek 2.

Più cura verso i dettagli e la psicologia dei protagonisti, una maggiore ricerca di valore artistico, piuttosto che soltanto, come accadeva un tempo, di vil denaro. Una mente cresciuta con il martellamento del fiasco-sequel non riesce spesso a concepire di andare a vedere X-Men 2 e divertirsi molto più rispetto alla volta prima, si trova spiazzata e non sa cosa pensare; nasce però la domanda: perché adesso sì e prima no? Cosa è cambiato nel cinema moderno rispetto al passato? Sono i gusti che sono peggiorati o è effettivamente la qualità delle pellicole a essere migliorata? Come mai registi come Sam Raimi o Brian Singer riescono a tirar fuori piccoli capolavori da un cilindro usato, mentre altri grandi geni come Spielberg e Zemekis hanno tirato fuori i soliti, noiosi conigli?

Non vogliamo dire che Indiana Jones e il Tempio Maledetto sia una schifezza, però era nettamente inferiore all’originale e all’epoca si dicevano cose come, “E’ naturale, non puoi mantenere lo stesso livello, in un seguito!”.

No? Allora Spiderman 2 è un’eccezione? Potrebbe, ma aggiunto a X-Men 2 e Shrek 2, che nemmeno hanno titoli così assurdamente originali (ricordate i tempi in cui si soleva aggiungere qualcosa dopo il “2”? Rambo 2: la Vendetta, cose così...), fa pensare che forse davvero sta cambiando qualcosa.

E’ vero, ci sono sequel che qualitativamente scendono rispetto al “primo film” anche adesso. Un esempio su tutti, il criticatissimo Matrix Reloaded, di un buon paio di gradini più in basso rispetto a Matrix.

La speranza è, ovviamente, che questa tendenza al miglioramento continui imperterrita, portando alla nascita di serie sempre più godibili, aspettando X-Men 3 e Spiderman 3 con un’ansia notevole e delle aspettative che questo miglioramento fa lievitare. E’ molto facile per noi esseri umani abituarsi alle cose belle e volerne sempre di più, in fondo.