Da qualche giorno la fantasy è più povera. Lo scorso 23 luglio si è spenta, dopo una breve malattia, Margaret Mahy, autrice principalmente di libri per bambini e per ragazzi.

Nata il 21 marzo 1936, la Mahy è stata uno dei più importanti scrittori neozelandesi di sempre, la cui importanza nella narrativa è stata consacrata nel 2006 con l’assegnazione di un Hans Christian Andersen Award, il principale riconoscimento mondiale dedicato alla narrativa dell’infanzia.

Incantata dalle storie che il padre le raccontava Margaret ha iniziato a scrivere ben presto, riuscendo a pubblicare il suo primo racconto sulla pagina dedicata ai bambini di Bay of Plenty Beacon alla tenera età di sette anni.

Gli studi e un lavoro come bibliotecaria non le hanno impedito di continuare a dedicare parte del suo tempo all’arte di raccontare storie, anche se in un primo tempo ha faticato a trovare un editore perché il mercato locale era più interessato a opere chiaramente ambientate in Nuova Zelanda. Le sue pubblicazioni, perciò, sono state a lungo relegate su riviste, finché un editor americano, Sarah Chockla Gross non scopriva casualmente A Lion in the Meadow e, decidendo di pubblicare nel 1969 ben cinque opere sue, non lanciava la sua carriera internazionale. Solo dal 1980 la Mahy abbandonava ogni altro impegno per dedicarsi a tempo pieno alla scrittura.

Nel corso della sua carriera Margaret ha pubblicato oltre cento libri illustrati, una quarantina di romanzi e una ventina di antologie di racconti ed è stata tradotta in quindici lingue. Sono ben poche, però, le sue opere disponibili in italiano: La turbinosa storia di Picco Uragano, La figlia della luna, La fantasia dei Maddigan, Heriot e il dono della magia e Il bambino nella bolla.

In molte delle sue storie è forte la componente umoristica, con scenari impossibili descritti con un tono di assoluto realismo e normalità, e l’umorismo traspare anche nella dichiarazione rilasciata dall’autrice sul fatto che, quando scrive di streghe, la persona di cui sta realmente parlando è sé stessa. Anche se spesso scriveva di streghe, draghi e pirati i suoi veri temi erano incentrati su paure e desideri umani trasfigurati grazie allo straordinario potere dell’immaginazione perché le storie più importanti sono quelle che, al di là del colore con cui sono ammantate, sanno parlare della vita e dell’anima delle persone.