Reboot. Questo termine inglese, mutuato dall'informatica, ormai gira da anni nel mondo cinematografico.

Ormai quando viene messa in scena una nuova versione cinematografica delle avventure di un personaggio si usa il termine con disinvoltura.

Uno dei casi più famosi è la saga di James Bond, che in cinquanta anni ha visto non solo molti cambi di regia, ma soprattutto di interpreti e di atmosfere.

Ma in realtà, se proprio vogliamo usare il termine reboot come sinonimo di nuovo inizio, allora l'unico vero caso è quello del subentro di Daniel Craig nel ruolo, che ha portato anche a un vero e proprio nuovo racconto delle origini del personaggio. In fondo l'ideale cronologia del personaggio era rimasta intatta, pur cambiando di tutto e di più.

Giunta al quarto episodio, si parla quindi di reboot anche per la saga di Asterix, dopo tre episodi che al botteghino hanno dato soddisfazione ai produttori.

Preferirei parlare più di una nuova versione che di un vero e proprio reboot, visto che continua con atmosfere e toni diversi la vicenda della coppia di guerrieri gallici Asterix e Obelix inventati da René Goscinny e Albert Uderzo, ma non ricomincia daccapo la loro storia.

La vicenda di Asterix e Obelix al servizio di Sua Maestà riprende un albo dei più famosi e divertenti della serie a fumetti, Asterix e i Britanni, mescolandogli elementi presi da Asterix e i Normanni, per riuscire a dare alla trama lo spesso necessario a coprire un ora e mezza di durata.

Cesare invade la Britannia e Beltorax, memore di aver sentito che esiste un villaggio della Gallia che oppone strenua resitenza grazia a "una magica pozione" decide di attraversare la Manica per chiedere aiuto. 

Ovviamente i Galli non si fanno pregare, pertanto Asterix e Obelix riaccompagnano Beltorax in patria portandosi appresso una botte di pozione, da portare nientemeno che alla Regina di Britannia, la bella Cordelia.

Assieme a loro il giovane Goudurix, il debosciato nipote del Capo Villaggio, proveniente da Lutezia, affidato alle loro cure perché "diventi uomo".

In Britannia il quartetto dovrà non solo cercare di evitare le "romane pattuglie", ma anche confrontarsi feroci guerrieri Normanni, ingaggiati da Cesare per fiaccare lo spirito britannico. Ci sarà spazio anche per aiutare Beltorax nei suoi problemi sentimentali con la fidanzata Ofelia e persino Obelix troverà l'amore nella di lei governante, l'austera Miss Macintosh.

Come andrà a finire è facile dirlo, non solo se si sono letti i fumetti. È nella logica della serialità che i buoni in qualche modo vincano e i cattivi prendano legnate. D'altra parte è lo stesso gallico che lo spiega a Giulio Cesare in un bel momento di  confronto: "Sono le avventure di Asterix queste, non quelle di Cesare".

Gli elementi topici conosciuti ci sono tutti. Innanzitutto l'esilarante visione del popolo britannico, con le sue peculiarità che diventano fonte di gag, come l’idea di tradurre dall’inglese in francese (e anche in italiano of course) parola per parola, cioè tenendo conto di tutte le inversioni che l’inglese impone rispetto alle lingue latine. Rimane lo stupore dei romani e dei galli quando in Britannia tutto si ferma per l'"ora dell'acqua calda" (il té nel 50 d.C. in Britannia ovviamente non c'era). È sparita, ed è un peccato, la gag del fumetto relativa al rifiuto dei Britanni di combattere sabato e domenica per il "week-end".

Ben innestata la presenza dei tre personaggi femminili, nonché l'introduzione di dinamiche di coppia tra Asterix e Obelix, che litigano come una vecchia coppia in cerca di stimoli e di nuove emozioni e rischiano anche la rottura della loro pluriennale amicizia.

Quello che alla fine non convince è l'inserimento dei Normanni, che rimangono quasi estranei alla vicenda principale, sulla quale influiscono poco o nulla.

Il comparto attoriale è bene assortito nei ruoli principali. Gérard Depardieu è ormai imprescindibile dal ruolo di Obelix e convincente è il nuovo interprete di Asterix, Edouard Baer

Appartente alla volontà di creare un mondo di assoluta fantasia è la scelta di attori francesi nei ruoli Britannici, Guillaume Gallienne per Beltorax, Charlotte Le Bon per la fidanzata Ofelia, Valérie Lemercier come Miss Macintosh e Catherine Deneuve come Regina d'Inghilterra. Quello che risulta è una versione francese, e caricaturale del british style che, nel bene e nel male è altra cosa. Ingiudicabile invece il pur bravo Dany Boom come guerriero Normanno, troppo caricaturale il suo personaggio.

Fabrice Luchini è invece un Giulio Cesare da antologia, mentre gli attori italiani chiamati a impersonare brevemente degli ufficiali romani, ossia Luca Zingaretti, Filippo Timi e Neri Marcorè, sembrano messi lì giusto per accontentare il nostro pubblico sperando di attirarlo in sala, visto il grosso richiamo che questi interpreti hanno nel nostro paese, pur se sconosciuti all'estero. Logiche comprensibili nel quadro di una coproduzione internazionale da 61 milioni di euro, nella quale sono coinvolti anche soldi provenienti dall'Italia.

Il ritmo imposto da Laurent Tirard, autore anche della sceneggiatura insieme a Grégoire Vigneron, posa sulle gag, che divertiranno sicuramente i bambini, ma alcune parti troppo discorsive tendono a rallentarlo.

Dal punto di vista visivo il film tradisce la scelta del 3D nativo, con molti campi lunghi e piani sequenza. Non ci sono repentini movimenti di macchina, ma è l'azione che sembra spostarsi verso la quarta parete, per coinvolgere lo spettatore in modo immersivo. Le scenografie di Françoise Dupertuis e i costumi Pierre-Jean Larroque sono ben realizzate verso la fedeltà al colorato universo fumettistico più che alla verosimiglianza storica.

Professionale il comparto musicale, con una colonna sonora di Klaus Badelt che segue senza coprire la vicenda.

In conclusione una buona commedia avventurosa, serena e divertente, ironica e autoironica, che assolve allo scopo di regalare alle famiglie, soprattutto ai ragazzi un paio di ore di buonumore e disimpegno.