Quando hai iniziato a pensare di scrivere un libro fantasy e perché hai scelto proprio questo genere?

Il mio editor Sandrone Dazieri, che conosco da molti anni, mi ha sempre detto che avrei dovuto scrivere libri fantasy. E io gli avevo sempre risposto di no. In realtà, a conquistarmi non è stato tanto il genere, ma piuttosto l'idea dell'Inferno.

Perché ti sei ispirato proprio alla Divina Commedia di Dante?

Mi sono chiesto spesso: se qualcuno scrivesse l'Inferno oggi, come sarebbe? Chi metterebbe nei Cerchi? Inizialmente pensavo di scrivere appunto una versione moderna dell'opera di Dante. Poi, il mio Inferno è diventato tutt'altro: l'inferno di Dante Alighieri si è trasformato nel progetto architettonico di una prigione del futuro.

Quest'anno sono usciti molti romanzi con ambientazione distopica. In che modo hai cercato di rendere Inferno originale rispetto agli altri?

L'ambientazione distopica appassiona moltissimi lettori. Purtroppo, però, spesso nei romanzi si incontrano delle ripetizioni, quasi dei cliché. Nel mio caso, l'elemento distopico era secondario rispetto al tema principale. Volevo un Inferno un ambientato in un futuro prossimo, ma non avevo desiderio o necessità di definire una società repressiva e invadente. Io credo che l'Europa che descrivo, con la sua la spietata oligarchia al governo, sia molto simile al presente in cui viviamo. 

Come mai, tu che sei un editor di Mondadori, hai pubblicato questo libro con Fabbri?

Ci sono varie motivazioni. La ragione principe è che il mio editor, Sandrone Dazieri, è passato da Mondadori a Fabbri. Accade frequentemente che un autore segua il proprio editor, perché l'editor è il “Virgilio” dello scrittore. 

Da questo momento, inoltre, io non sono più consulente in esclusiva per Mondadori. Ho delle curatele su determinati progetti, come per esempio Multiversum, ma non ho preso nuovi incarichi. Il mio futuro prossimo sarà dedicato alla scrittura della trilogia dei Canti delle Terre Divise.

Parlaci dei protagonisti di Inferno, Alec e Maj.

Alec, 17 anni, è un ragazzo che vive a Europa, una metropoli disastrata dove la crisi e la povertà sono molto forti. Maj vive in Paradiso, un insieme di quartieri di lusso. Le loro realtà sono molto distanti. Per creare queste distanze mi sono ispirato alle condizioni del nostro mondo. Anche noi siamo abituati a un Occidente paradisiaco (anche se oggi in crisi) e a un buona parte del mondo dilaniata invece da guerre civili, carestie e alto tasso di mortalità. L'incontro tra i due protagonisti è fortuito, Alec ottiene un permesso di lavoro in Paradiso e così i loro universi si sfiorano. Sfiorandosi, nasce la curiosità reciproca e il sentimento che è alla base del libro. Il viaggio di Alec all'Inferno, infatti, è guidato dall'amore per Maj. Si tratta di un amore diverso rispetto a quello che ha animato Dante, non è un amore divino. Ma in fondo, anche il celebre poeta era ispirato dall'amore per Beatrice. 

Credi che in Inferno emerga il fatto che finora hai scritto soprattutto romanzi sentimentali?

In Inferno ci sono molti punti di continuità rispetto ai miei libri precedenti. All'inizio credevo che scrivere fantasy significasse in qualche modo venir meno a una serie di caratteristiche. La realtà è che, una volta creato il tuo mondo, i sentimenti non vengono “tradotti”. Può esistere un universo fantasy, ma non esistono sentimenti fantasy.

Hai dei progetti in cantiere su romanzi di genere sentimentale, o ti dedicherai solo alla tua trilogia fantasy?

Il futuro è “infernale”. A novembre uscirà il Purgatorio e a maggio 2014 il Paradiso. Questo sarà un anno all'insegna della scrittura. Ho anche altri romanzi in saccoccia, tra cui alcuni per adulti.