Ma solo per pochi, preziosi secondi.

Ora fu la madre a lanciarglisi addosso. Pete si riparò dietro il lettino, quasi scivolando su un cuscino caduto sul pavimento. Entrambi scattarono ancora in avanti, la faccia dell’uomo contorta dal dolore, e si aggrapparono ai bambini. Pete accese il laser, ma nel tenere la bambina aveva leggermente urtato il lettore e mancò il tiro. Cominciò a sparare freneticamente, i raggi che colpivano la parete e poi il suo stesso piede. Il dolore fu lancinante. Urlò. I bambini urlarono. La madre urlò e gli si avventò contro.

Cinque secondi.

Il padre strappò la bambina a Pete. Pete strattonò il braccio malato, ora dolorante quanto il piede, tanto quanto doveva esserlo l’uomo, e attorcigliò le dita tra i capelli della bimba. La madre inciampò su un plaid con una fantasia di principesse e cadde. Ma il padre manteneva la presa sulla piccola come anche Pete, e…

Prelievo.

Tutti e quattro attraversarono un’ondata di rumore, luce, pannolini sporchi e carne bruciata, di un dolore alla spalla così intenso che Pete dovette lottare per rimanere cosciente. Ci riuscì, ma non per molto. Una volta sotto il Guscio, svenne sul pavimento di metallo. Il padre, naturalmente, era morto. L’ultima cosa che Pete udì furono le due bambine, che continuavano a piangere come se il loro mondo fosse finito.

Era così. Da quel momento, sarebbero rimaste con lui, McAllister e gli altri. Da quel momento, povere piccole meraviglie orfane e devastate.

MARZO 2014

Sull’alto plateau dello stato brasiliano del Paranà, gli alberi di arabica frusciavano nella pioggia leggera. Le gocce picchiettavano sulle foglie verde scuro a forma di lancia e scivolavano giù fino a toccare il suolo. I chicchi di caffè erano piccoli, non pronti per il raccolto fino alla stagione asciutta, lontana mesi. Al confine lontano del vasto campo, uno spandiconcime avanzava lentamente tra i filari di alberi bassi e frondosi, alcuni vecchi di cinquant’anni. Un coniglio correva davanti alla macchina in marcia.

Nelle profondità del sottosuolo, qualcosa accadde.

Batteri senza motilità aderivano alle radici delle piante di caffè, come avevano fatto per millenni. I batteri si attaccarono alle radici producendo uno strato di mucillagine, dove si nutrivano e decomponevano la materia delle piante in elementi nutritivi. Nel suolo circostante proliferavano anche altri batteri, proseguendo i loro normali processi vitali. Uno di questi era la mitosi. Durante la riproduzione per scissione, i plasmidi furono scambiati tra organismi, largamente promiscui come tutto nella loro specie.

Comparve una nuova specie di batteri.

Alla fine anche questa cominciò a dividersi, non troppo rapidamente, nel suolo arido. Via via, ebbe luogo un altro scambio di plasmidi con batteri differenti. E così via, in una catena intricata, terminante con uno scambio di plasmidi con il non-motile a forma di bastoncino ospite delle radici. Ora esisteva una mutazione mai avvenuta prima. Cose del genere accadevano di continuo in natura… ma non come quella.

Al di sopra del suolo, il tuono rombò e la pioggia cominciò a cadere più forte.

NOVEMBRE 2013

La donna era isterica. Come aveva tutto il diritto di essere, pensò Julie. Stese la mano sulla propria pancia, si sorprese a farlo e la tolse. Diede una rapida occhiata intorno. Nessuno ci aveva fatto caso. Tutti guardavano la donna e tutti, persino la tipa in uniforme, avevano l’espressione che hanno i poliziotti in presenza di vittime colte da isteria: un misto di austera pietà e disgusto impaziente.

– Signora… signora… se potesse calmarsi appena per raccontarci cosa è successo…

– Ve l’ho detto! Ve l’ho detto! – La voce della donna salì a uno strillo. Indossava una vestaglia aperta su una sottile camicia da notte bianca e aveva i capelli così arruffati come se ne avesse strappato ciocche alle radici, come qualche disperato personaggio biblico. Forse lo aveva fatto. Un verso sorse nella mente di Julie dalla sua riluttante infanzia al Tempio: In Rama c’era una voce udita, lamento e pianto, e grande dolore, Rachele che piangeva per i suoi figli, e non sarebbe stata consolata, perché essi non erano più.

– Signora… merda. Fate venire un dottore con un sedativo – disse il detective. Era un capitano della polizia di quella città costiera. Julie aveva preso da Gordon la disistima degli agenti dell’FBI per le forze dell’ordine locali. Avrebbe dovuto liberarsene oppure diventare quasi una macchina come sapeva fare Gordon. Si fece avanti.

– Posso provare?

– No. – Il capitano era imbufalito; avrebbe voluto che lei non ci fosse. Era sempre così. Julie indietreggiò nella penombra. Gordon sarebbe arrivato presto.