La Disney colpisce ancora! Avrete sicuramente già sentito parlare di "Dottie", la dottoressa che cura i giocattoli, e se ancora non la conoscete o non vi siete soffermati a vederne almeno tre puntate con i vostri figli, fatelo e non lo dico con leggerezza. Questo prodotto rappresenta un balzo in avanti nella produzione Disney, tale da fare gridare al capolavoro di genere per la complessa semplicità della scrittura e l'immediatezza dei messaggi, non "eterei" come i valori universali propri della casa di Topolino ma legati a esperienze concrete dei primi, inevitabili, approcci infantili con la medicina. Avere come protagonista di Dottoressa peluche una bambina di sei anni afroamericana rappresenta di per sé un primato, una novità assoluta nel panorama dell'animazione per la prima infanzia, se poi si unisce questa particolarità alla sinossi base della serie: Una bambina in grado di parlare e "curare" i giocattoli attraverso un fonendoscopio magico che li anima permettendole di interagire con loro ed ascoltare i loro problemi per poterli aggiustare, si ottiene un meccanismo geniale e innovativo per portare la medicina ai bambini attraverso il gioco e l'educazione sanitaria di base attraverso la televisione, una sconfitta per chi tende a demonizzare il prodotto televisivo.

Educare con il piccolo schermo è possibile se si desidera farlo e sono molti i pediatri a indicare nella Dottoressa peluche uno strumento utile e nuovo per migliorare il rapporto con i piccoli pazienti. Ogni episodio, nei suoi undici minuti, racchiude una tipica situazione pediatrica, che può essere riassunta con una canzone, una delle due "fisse" della serie sulle tre inserite in ogni puntata. Attraverso la musica, il bambino viene tranquillizzato riportando le sensazioni del cartone alla vita reale tendendo a collaborare maggiormente e a essere meno spaventato avendo ricevuto, tramite il gioco, una traccia basilare di educazione sanitaria sui cibi, sul giocare senza farsi male e sui piccoli infortuni domestici.

Siamo davanti a un prodotto quasi esclusivamente didattico, rivolto al pubblico pre-scolare ma apprezzabile anche per famiglie e medici poiché non solo coglie l'aspetto infantile della problematica medica ma anche quello professionale attraverso il metaforico rapporto medico-paziente tra Dottie e i giocattoli che esprimono chiaramente i principali dubbi e problemi, gli stessi che un bambino può avere nel rapportarsi a un dottore proponendo input al professionista su come comportarsi rispetto al piccolo paziente. Inoltre, l'utilizzo di giocattoli con modelli universalmente riconoscibili, permette l'adattabilità del prodotto a quasi ogni contesto socio-economico del mondo occidentale ponendo un forte valore semantico a ogni giocattolo dotato di una personalità sfaccettata, esplorata grazie alla ciclicità di alcuni pazienti, quanto generica per la propria "categoria" di malato.

Infine l'elemento fantastico: la stimolazione dell'intelletto attraverso il fiabesco, attraverso la magia con il classico espediente favolistico dell'oggetto dai poteri arcani in grado di fare l'impossibile. Si discute da anni in ambito letterario e accademico del valore positivo o negativo delle favole e delle loro caratteristiche "irreali". Dottoressa peluche risponde a chi preme per l'approccio razionalistico all'educazione infantile ponendo fortemente l'accento sulla maggiore "credibilità" del fattore fantastico nella mente del bambino anche per la veicolazione di temi, come quelli sanitari, delicati e fin troppo reali riaprendo il sentiero, da qualche anno osteggiato nel nostro Paese, del prodotto audiovisivo come punto focale della capacità educativa del bambino in funzione della stimolazione di un dialogo con l'adulto attraverso la metafora "magica" delle problematiche complesse.

Dottoressa peluche è una serie pensata per i più piccoli e per amanti del Disneyverse a 360°, tuttavia la consigliamo ai medici, in particolare a pediatri ed educatori per la prima infanzia e a chi crede che il fantastico possa essere, e sia, strumenti utile per l'educazione dei bambini.