Un libro così originale non lo si vedeva da anni, un volume le cui pagine odorano di spezie e polvere da sparo, le cui descrizioni hanno il calore del vento nel deserto, le cui parole riempiono gli occhi di sabbia e magia.

L'opera prima della canadese Alwyn Hamilton è unica nel suo genere, non solo per la tipologia di "Fantasy" inserito nelle vicende di un volume dichiaratamente "Young Adult", ma soprattutto per lo stile di scrittura cinematico in cui le parole si succedono come un treno in corsa facendo assaporare il romanzo tutto d'un fiato.

La narrazione si svolge per scene, spezzettate in inquadrature di stampo filmico, che tagliano i tempi morti concedendo una velocità vivida e conseguenziale agli eventi. Questo linguaggio immaginifico permette all'autrice di concentrarsi sulle sensazioni e sulle descrizioni dei luoghi o degli eventi eliminando ogni traccia di sequenzialità letteraria in favore dell'azione drammatica. Gestito come un lungo viaggio, o meglio una fuga, attraverso il deserto, il testo non si perde nei lunghi spostamenti attraverso il deserto, estrapolando dei viaggi solo i momenti salienti e tenendo così alta l'attenzione del lettore.

Tecnicamente ben costruito, punta su una serie di svolte e depistaggi che rispettano perfettamente l'adagio del "niente è scritto a caso", ogni dettaglio, ogni riflessione, ogni evento apparentemente casuale ha uno scopo ed è parte di un meccanismo che funziona come un orologio. Rebel. Il deserto in fiamme non è i propri personaggi, va molto oltre le vicende narrate, come già l'Harry Potter della Rowling si concentra sulla creazione di un mondo complesso e stratificato, di una dimensione magica pregna di significati e significanti come solo un buon libro può fare.

Sospeso tra oriente ed occidente, tra Le mille ed una notte e i romanzi di Charles Dickens dell'Inghilterra industriale, possiede il carattere arso e secco dei film di Sergio Leone, il fascino dei banditi e delle taverne messicane a metà tra Zorro e Dal Tramonto all'Alba. L'incontro tra il Vicino Oriente esplorato nella propria natura pre islamica, che incontra la società inglese ed americana del 1800, pone interesse sui punti di contatto e sulle similitudini tra noi e "loro", accompagnandoci in un viaggio attraverso un deserto infinito.

Un mondo di scienza e magia, di polvere da sparo, industrie e miniere, un mondo di ferro e sabbia in cui il freddo metallo prosciuga la magia privando il mondo della propria linfa vitale. Città e paesi proiettati verso il domani, verso il progresso, tanto da dimenticare le proprie origini strappando il deserto alle creature nate insieme alle sabbie stesse, popolate da Djinn, Roc e molte altre creature di fuoco e magia, in lotta contro il ferro ed il fumo delle fabbriche.

Progresso contro natura, scienza contro magia in un universo che fa da specchio al nostro passato ricordandoci che stiamo continuando a privare il pianeta della sua linfa vitale, che nella nostra sete di benessere stiamo risucchiando ogni oncia di "Magia" dalla Terra e che questa non tarderà a reagire esattamente come il Deserto arcano della Hamilton.

Tra illusioni, misteri ed inganni viaggeremo attraverso il deserto seguendo carovane di mercanti in compagnia di Amani, nota anche come "Bandito dagli occhi blu", protagonista del libro e ragazza in fuga dalla propria, squallida, esistenza di donna oggetto. Con lei nella sua ricerca di un posto al mondo, Jin, il bandito, il ladro, il truffatore, il ribelle: un "principe" insolito e particolare per una storia intrisa di amore, avventura e misticismo.

Una narrazione che rievoca lo stile delle Avventure di Sinbad, con la scanzonata alternanza di piacere e dolore che rende ancora più accattivante e sorprendente la storia, trascendendo dal normale libro di genere fantasy per diventare una interessante riflessione sociologica.