— No. tu sei amico di Alec. Alec era il mio ragazzo,

perciò dovevo tollerarti anch’io. ora però non stiamo più insieme, quindi la tolleranza è finita. Non che qualcuno di voi l’abbia capito, sia chiaro. sarai… Cosa, il quarto?

il quarto della combriccola che viene a disturbarmi. —

Magnus si mise a enumerare sulle lunghe dita. — Clary.

Isabelle. Simon…

— Simon è venuto qui?

— Mi sembri sorpreso.

— Non pensavo fosse così coinvolto dalla tua storia con Alec.

— Io non ho una storia con Alec — ribatté lapidario lo stregone, ma Jace si era già fatto largo oltre l’uscio con un colpo di spalla per poi fermarsi nel salotto, dove si guardò attorno incuriosito.

Una delle cose che gli erano sempre piaciute nell’appartamento di Magnus era il fatto che di rado avesse due volte lo stesso aspetto. Poteva presentarsi come un ampio loft moderno. o come un bordello francese, una fumeria d’oppio di epoca vittoriana, o ancora l’abitacolo di una navicella spaziale. il quel momento, invece, era cupo e disordinato. il tavolino giaceva sotto montagne di vecchi contenitori d’asporto di cibo cinese. il Presidente Miao era sdraiato sul tappeto con tutte e quattro le zampe distese all’infuori, come un cervo morto.

— Qui c’è puzza di cuore infranto — fu il commento di Jace.

— È il cibo cinese. — Magnus si abbandonò sul divano e allungò le gambe affusolate. — dai, falla finita. Di’ quello che sei venuto a dire.

— Penso che dovresti rimetterti con Alec.

Magnus alzò gli occhi al cielo. — e perché, scusa?

— Perché è ridotto come uno straccio. ed è pentito per ciò che ha fatto. Non ci riproverà.

— Oh, vuoi dire che non tramerà più alle mie spalle con uno dei miei ex partner per accorciarmi la vita? Molto nobile da parte sua.

— Magnus…

— Certo, Camille è morta, quindi, anche volendo…

— sai cosa voglio dire. Non ti mentirà, non ti ingannerà, non ti nasconderà più niente né ripeterà la vera azione per cui sei arrabbiato con lui, qualunque sia. — si buttò su una poltrona reclinabile in pelle e inarcò un sopracciglio. — dunque?

Magnus si mise su un fianco. — A te cosa importa se Alec sta male?

— Cosa mi importa?! — esclamò Jace così forte che il Presidente Miao si mise dritto a sedere come se gli avessero dato la scossa. — Mi importa un sacco. È il mio migliore amico, il mio parabatai. e sta malissimo. Come te, del resto, a giudicare da quello che vedo. Cartoni vuoti di cibo da asporto ovunque, tu che non hai fatto niente per dare una sistemata, il gatto che sembra morto…

— Non è morto.

— A me importa di Alec — ribadì Jace fissando Magnus con sguardo deciso. — M’importa di lui più di quanto m’importi di me stesso.

— Non hai mai pensato — disse lo stregone con aria meditabonda, cercando di staccarsi un rimasuglio di smalto dalle unghie — che tutta questa storia del parabatai sia piuttosto crudele? te lo puoi scegliere, ma non puoi mai liberartene. Nemmeno se ti si rivolta contro. Guarda Luke e Valentine. e anche se, per certi versi, il tuo parabatai è la persona che ti è più vicina al mondo, non puoi innamorartene. Se muore, poi, muore anche una parte di te stesso.

— Come fai a sapere tutte queste cose sui parabatai ?

— Conosco gli Shadowhunters — rispose Magnus, dando una pacca sul cuscino del divano accanto a sé; il Presidente Miao salì e gli strofinò la testa contro. le lunghe dita dello stregone affondarono nel pelo felino. — e da molto tempo. siete strane creature. tutta fragile nobiltà e umanità da un lato, tutto sconsiderato fuoco degli angeli dall’altro. — fece saettare gli occhi su Jace. — soprattutto tu, Herondale, perché il fuoco degli angeli ce l’hai nel sangue.

— ti era mai capitato di essere amico di uno shadowhunter?

— Amico… — ripeté Magnus. — Che cosa intendi di preciso?

— lo sapresti, se ti fosse successo. È così? Hai degli amici? A parte la gente che affolla le tue feste, intendo.

Molte persone hanno paura di te, oppure sembra che ti debbano qualcosa, oppure hai dormito con loro una volta, ma di amici … A me non sembra che tu ne abbia molti.

— Be’, questa è una novità — commentò lo stregone. —