Pathfinder – Appeso a un filo
Pathfinder – Appeso a un filo

Leonardo è un accompagnatore che, durante una gita scolastica alle gallerie di Pietro Micca, sprofonda in un labirinto sotterraneo. Uscire di lì sembra impossibile; per giunta, là sotto Leonardo si tramuterà in una preda, una delle tante del mostro che credeva vivesse solo nelle leggende: il Minotauro. L’unico ad offrirgli un’inaspettata àncora di salvezza è uno spirito antico quanto il Minotauro stesso, uno spirito la cui storia è ben diversa dal mito che tutti conoscono e che, proprio come con Teseo ai tempi che furono, gli farà comprendere cosa significa davvero “avere la propria vita appesa a un filo”.

Quali consigli daresti a coloro che partecipano alla saga?

Posso solo dire quanto ho fatto io stessa, come consiglio. Partite da un concetto semplice, da qualche dettaglio o qualche curiosità che caratterizza la città in cui vivete o una che amate, e ricamateci sopra. Ciò vale anche per gli sport, per le abitudini o anche solo per gli oggetti che popolano il nostro mondo moderno. Documentatevi, e magari da qualche curiosità tipica di un luogo fateci rivivere un mito, spesso e volentieri l’intuizione balena veramente da sola. Banali esempi: i base jumper possono diventare i moderni Icaro, un cimitero sulla sponda di un fiume potrebbe renderlo il nuovo Stige, e chi ha visto la forza dei gorghi che si formano nello stretto di Messina sa che non è così difficile immaginarsi Scilla e Cariddi negli abissi, per non parlare dei traghetti che si chiamano proprio Caronte… il limite è l’immaginazione.

Se non sapete come il vostro eroe reagirà alle prove che avrà davanti, il consiglio è immedesimarvi e capire come reagireste voi. Soprattutto, pensate al vostro eroe non come IL protagonista, ma come UN protagonista in una rosa di supereroi molto più ampia: ciò dovrebbe guidarvi anche alla scelta del potere da conferirgli.

Ultimo ma non meno importante: se il racconto non viene accettato, non scoraggiatevi e riprovate. 

Il tuo racconto rispecchia questioni di rilievo sociale? Se sì, ce ne parli?

Il protagonista del mio racconto è un lavoratore precario e pure sottopagato. Ormai è un argomento che è all’ordine del giorno: durante i telegiornali sentiamo le cifre delle statistiche che lievitano sempre più. Credo che il doversi accontentare di ciò che si ha, senza poter seguire le proprie passioni o desideri, e senza avere una minima certezza nel domani, sia uno dei motivi di disagio più logoranti della nostra quotidianità. Chi ha un lavoro se lo tiene ben stretto, anche se non è stimolante, perché deve portare a casa lo stipendio, e ciò determina un profondo malcontento che, a volte, sfocia in una pericolosa apatia. Dai pensieri di Leonardo intuiamo quanto sia scocciato dalla situazione, ma anche che non ha modo di cambiare le cose. 

Ironia e sarcasmo sono elementi presenti nel tuo racconto?

Leonardo è giovane, quindi capita che anche nelle situazioni più gravi si lasci scappare qualche battuta sarcastica per smorzare la tensione. Questo non riguarda solo i dialoghi o i suoi pensieri: ho cercato di rendere il narratore il più vicino possibile al suo punto di vista e quindi anche la descrizione degli eventi e delle situazioni è spesso contaminata dal suo stato d’animo o dalle sue considerazioni.

La suspense, la paura sono ingredienti perfettamente coesi in un fantasy realistico quanto fiabesco. Pensi siano elementi imprescindibili per un genere così diversificato e attuale? 

Assolutamente sì; ovviamente ogni sottogenere ha le propria declinazioni a corredo. L’horror e il dark fantasy ne sono i massimi esponenti e, per quanto mi riguarda, sono le storie che lasciano più il segno, perché spesso e volentieri i pericoli e le mostruosità affrontate dai personaggi altro non sono che trasfigurazioni delle paure che popolano la nostra realtà quotidiana e con le quali, quindi, siamo obbligati a confrontarci.

In un discorso più generale, sono fermamente convinta che la suspense credo non debba mancare mai in qualsiasi storia, fantasy o meno, perché è quella che tiene il lettore inchiodato alla lettura, che lo rapisce, che gli fa temere cosa accadrà nella pagina successiva.

Giovani – scuola- attualità. In quale realtà si è meglio  innestata la tua storia?

La realtà dei giovani in parallelo a un problema così attuale come la crisi del lavoro è stato il mio punto di partenza. Oggigiorno i ragazzi che escono dalle scuole si ritrovano a dover accettare mansioni che non sono affatto quelle a cui puntavano o, peggio, remano contro le proprie ambizioni e non permettono di esprimere al meglio le proprie potenzialità. Leonardo è un giovane che – lo si legge tra le righe – ha frequentato un corso o una facoltà di lingue straniere dato che conosce l’inglese in maniera impeccabile, eppure svolge un lavoro che non rispecchia i suoi studi e a cui non può rinunciare se non vuole ritrovarsi senza un soldo. Convivere con questa situazione lo rende insofferente a ciò che lo circonda, anche ai rapimenti che stanno susseguendosi nella città. Tutto ovviamente cambierà quando piomberà nel labirinto del Minotauro e ciò che affronterà metterà in discussione tutto, persino le priorità che fino a poco tempo prima sembravano vitali. Una sorta di “ricomincio da zero” dalla consapevolezza di ciò che ha appena passato, di ciò che ha acquisito e delle nuove potenzialità che ha sviluppato e che sfrutterà nel corso della saga.

Progetti per il futuro?

Tantissimi, forse troppi! Attualmente sto lavorando a una saga di romanzi fantasy, scritta a quattro mani; il primo volume è alla ricerca di un editore e il secondo è in fase di editing e revisione. Come progetti solisti ho alcuni romanzi fantasy in cantiere, di cui sto stendendo la scaletta e i primi capitoli. A livello di racconti, invece, sto lavorando sulla stesura di una serie urban fantasy, che tempo addietro avevo preparato per un concorso in ambito di serie televisive e che ora, invece, sto progettando a livello di racconti seriali. In più ho un libretto d’appunti colmo di spunti di trama… direi che ho da scrivere per almeno quattro vite!

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