Presentatevi in breve ai lettori di Fantasy Magazine. Cosa leggete/guardate? Cosa scrivete? Perché lo fate?

Luigi: La mia passione per la lettura è nata grazie alla collezione di albi Bonelli di mio padre e grazie ai romanzi di Jules Verne e di Tolkien. Leggo soprattutto fantasy, gialli e narrativa. Alla camicia gialla di Tex si è poi affiancato il mantello nero di Batman. Come credo tutti i ragazzi nati negli anni '80 ho una grande passione per la fantascienza, sia sul piccolo che sul grande schermo. Quella fantascienza che ha come massima espressione la prima saga di Star Wars. Scrivo perché tutti da piccoli sogniamo di essere astronauti, attori, eroi, presidenti e così via. Scrivendo, ora che sono cresciuto, riesco a essere tutte queste cose attraverso i miei personaggi. È uno sfogo di fantasia e immaginazione che tiene la mente sveglia, allenata e, cosa che ritengo molto importante, capace di sognare.Eleonora: Sono un’infaticabile divoratrice di libri anche se non disdegno i fumetti. Stephen King, Brandon Sanderson, Steven Erikson, Joe Abercrombie, Robin Hobb, Scott Lynch, Andrzej Sapkowski e l’ormai immancabile Tolkien sono solo alcuni dei nomi, ma se dovessi elencarli tutti non finirei più. Fantasy in tutte le salse, thriller, narrativa e horror sono le mie letture preferite. Sono cresciuta con film dello stampo di LadyHawke, Star Wars, Tron, I Goonies, Dragonheart, Labyrinth, La storia Infinita, e diciamocelo: chi non ha mai sognato di essere il protagonista di quelle avventure fantastiche? La scrittura, per me, è quindi l’unico mezzo per continuare a sognare, attraverso i miei personaggi. Se ho più compagni d’avventura, ovvero i lettori, è ancora meglio, perché sono dell’idea che un’emozione sia vissuta soltanto a metà se non la si condivide con qualcuno. È questo l’obiettivo che mi prefiggo sempre quando scrivo le mie storie: emozionare, lasciare qualcosa nel lettore, incollarlo alle pagine come lo sono stata io nel provare le stesse gioie e dolori dei protagonisti. 

Descrivete in breve ai lettori di Fantasy Magazine Damnation. Perché leggerlo?

Perché vi prenderà in contropiede. Scordatevi le fazioni dei buoni e dei cattivi. Scordatevi profezie, destini gloriosi, i prescelti, i cavalieri senza macchia o il malvagio signore delle tenebre. Scordatevi maghi, stregoni e dimostrazioni pirotecniche di magia. Il mondo di Damnation è crudo e cupo, con la razza umana abbandonata a se stessa, a cui non è concessa mercede: nessuna ricompensa alla fine del viaggio e anzi, spesso e volentieri, l’Inferno è l’ultima tappa. 

Come è nato Damnation? Siete partiti da un’idea, da un’ambientazione, da un personaggio…

Sono nati per primi i personaggi, anche se in salsa diversa. Dapprima ci siamo figurati un Inquisitore spagnolo che, per sgominare gli eretici, fa un patto con un condannato che si rivela addirittura un demone. Tuttavia l’ambientazione storica non ci convinceva e ci sembrava troppo “limitante” sfruttare i dettami e le figure classiche della religione cristiana. Abbiamo quindi ristrutturato il palcoscenico, inventato il nostro mondo, l’inquisitore è diventato un Redentore e sono nati Diavoli e Perdizioni. 

Il libro è basato in gran parte sull’interazione tra due personaggi. Quanto di voi è confluito in loro? Come avete lavorato per costruire la loro caratterizzazione e il loro rapporto?

Anzitutto ci siamo divisi i personaggi affinché l’interpretazione rimanesse “uniforme”. A livello di costruzione del personaggio, ognuno di noi ha studiato bene anzitutto le sue radici, poiché  è il passato di un individuo che determina il carattere, l’indole e le azioni. Tasryne è un Redentore fuggiasco divorato dalla colpa di aver ucciso persone innocenti, ma che allo stesso tempo, dopo sei anni con un Diavolo al fianco che lo rende pressoché invincibile, è diventato fin troppo spavaldo; Agmal è un Diavolo che ha trascorso la sua vita nella perenne furia dell’Inferno e che vede nel mondo degli umani la sua unica occasione di libertà. Abbiamo quindi dovuto decidere la storia dei nostri personaggi, cosa hanno affrontato e che visione hanno del mondo, prima ancora di decidere il comportamento e prevedere il loro modo di agire.

Per quanto riguarda il rapporto tra i due protagonisti, è diverso da quello che c'è tra noi due – che siamo ottimi amici – e la cosa ha reso, a dire il vero, la loro interazione ancora più stimolante da raccontare. Ad aiutarci nell’impresa, comunque, è il fatto che Tasryne e Agmal sono sì due personalità disfunzionali (anche a causa delle loro differenti nature) ma sono comunque uniti, oltre che dal Vincolo, da un rispetto reciproco latente di cui nessuno dei due riesce a rendersi conto appieno. Questa, secondo noi, è una delle colonne portanti su cui abbiamo strutturato gran parte della trama di questo libro e dei successivi. Sul carattere… beh, per quanto uno si sforzi è impossibile non contaminare i propri eroi, anche involontariamente. Diciamo che chi ci conosce bene vedrà in Tasryne un po’ del lato spaccone (in senso buono) di Luigi e in Agmal l’estrema incarnazione dei toni pungenti e sprezzanti di Eleonora.