Che dovete anzitutto leggere. Leggere. E ancora leggere. Non soltanto ciò che credete più rilassante: sforzatevi di leggere romanzi un po’ impegnativi, con la curiosità che vi spinge a chiedervi “perché ha descritto la scena così?”, notando gli espedienti che l’autore ha usato per rendere la vostra lettura più piacevole e coinvolgente possibile, perché voi dovrete raggiungere lo stesso scopo. Leggere vi aiuterà a coltivare la vostra fantasia e la vostra mente, che sono la benzina di ogni scrittore che si rispetti.

Se avete in mente una storia, pensatela bene, in ogni dettaglio, personaggi compresi. La dramatis personae è importante, non sottovalutatela. Dovete prevedere tutto: non c’è cosa che guasta più in una storia dei buchi di trama. Figuratevela nella testa come se fosse un film al cinema e vedete se fila.

La scrittura deve essere una passione, ma non andrete da nessuna parte senza metodo e disciplina. Inutile prendersi in giro: scrivere è difficile, talento e ispirazione sono solo punti di partenza. Tralasciando l’ovvietà di sapere bene la grammatica italiana, bisogna imparare la difficile arte di saper narrare. Ben vengano i corsi e i manuali di scrittura, o anche i workshop creativi. Scrivete sempre col vocabolario e il dizionario dei sinonimi a portata di mano. Prima di dire “proviamo a scrivere un libro” provate coi racconti. Partecipate ai concorsi, mettetevi in gioco: sono ambienti ottimi per cominciare ad affinarsi.

Altra parola magica: documentarsi. Sempre. Non date nulla per scontato. Dalle tattiche di guerriglia alla morfologia di una nave dell’epoca medioevale, di qualsiasi cosa si tratti, dovete sapere perfettamente cosa andate a descrivere.

“Show, don’t tell”: se ne sente parlare dappertutto e noi concordiamo appieno. Per fare un esempio, i combattimenti risolti in poche righe del tipo “superò le linee nemiche e fece una strage” non sono empatici, non esprimono niente. Per sentire la tensione, la paura, l’adrenalina di un combattimento dovete catapultare il lettore nel mezzo della baraonda. Solo così riuscirà a immaginarsi al meglio ciò che sta succedendo e di conseguenza ne sarà maggiormente coinvolto. E questo non vale solo per le scene d’azione.

Scrivete spesso, rileggetevi sempre, e ad alta voce. Non abbiate fretta di concludere: nessuno vi corre dietro, avete tutto il tempo per migliorare il testo. Siate durissimi con voi stessi, non concedetevi niente, non accaparrate scuse se una scena non scivola bene nella narrazione. Siate voi i primi critici della vostra opera, e dovrete essere spietati. Noi lo siamo stati, l’uno con l’altro.

Quando avete finito e avete almeno dato una prima rilettura per controllare errori e refusi, lasciate a riposo il vostro manoscritto. Dimenticatevene per qualche mese. Poi riprendetelo e rileggetelo. Occhio alle contraddizioni di trama, perché capitano senza che ve ne accorgiate. Siate certi che le informazioni siano arrivate al lettore per normale consecutio: magari voi avete in testa l’ambientazione e il perché di ogni cosa, ma magari non traspare al meglio nel vostro scritto, cosicché il lettore risulta disorientato o peggio, non comprende i risvolti fondamentali. Fatelo leggere a qualcuno di esterno, che non conosce l’impianto d’ambientazione che avete voi in testa, e vedete se ogni cosa gli torna. 

Ultima cosa ma non meno importante: mettetevi in testa che nessuno nasce genio, neanche i genii. Siate umili. Accettate le correzioni, perché non scriverete mai un capolavoro al primo colpo. Accettate le critiche costruttive, anche se possono fare male: se qualcuno spende tempo a farvi notare gli errori significa che crede che possiate correggerli e quindi migliorarvi.

Sono tanti consigli, ma credeteci, non ci arroghiamo certo il diritto di fare i saccenti. Siamo esordienti anche noi, dopotutto. Sono tutte cose che, almeno per noi, hanno funzionato. Perché non dovrebbero farlo con altri?