Tra i giochi pubblicati e portati a Lucca Games da Giochi Uniti, sicuramente tra i più conosciuti c'è Le Leggende di Andor, uscito nel 2012 e che da allora ha ottenuto l'affetto e la passione di centinaia di giocatori.

Per Lucca Comics and Games 2015, Giochi Uniti ha invitato e portato Michael Menzel, ideatore e creatore del gioco. Noi abbiamo avuto la possibilità di intervistarlo.

L'idea delle leggende di Andor

Michael ci ha raccontato, durante una piacevole chiacchierata, di come l'idea gli sia venuta quando, in vacanza con il figlio, era alla ricerca di un gioco di ruolo o da Tavolo da poter fare insieme. Continuando la ricerca, vedeva che per la maggior parte erano troppo complessi, e non riuscivano a trovare qualcosa che li soddisfasse appieno, al punto da cominciare a pensare di creare qualcosa loro stessi. Dopo diverso tempo da quando l'idea gli era balenata in mente per la prima volta, e dopo aver continuato a pensarci ad intervalli regolari ed immaginarlo anche a livello visivo, la poropose al suo editore, senza in realtà grandi aspettative al riguardo e senza immaginare che venisse realmente pubblicata. Invece le cose sono andate evidentemente in modo differente. Il modo in cui Menzel ha elaborato la sua idea non è stato probabilmente quello canonico: non ha pensato ad un target, ad un obbiettivo da raggiungere o ad un tipo specifico di gioco da voler realizzare. Durante tutto il processo creativo lui "pensava solo al piacere di creare qualcosa", concentrandosi su un prodotto che avesse le caratteristiche a lui gradite e che potesse piacere a tutti. Proprio per questo motivo, per Michael, Le Leggende di Andor è un gioco senza un vero e proprio target, ma rivolto a chiunque, di qualsiasi età e background da giocatore, esperto o neofita.

Quasi ridendo, infatti, ha ribatito di essere semplicemente e principalmente un illustratore e che l'ideazione del gioco è avvenuta più per un incidente che volontariamente, e che quindi non sa riferire di un vero e proprio ulteriore processo creativo dietro la realizzazione del gioco.

Il mondo di Andor

Alla nostra domanda sul motivo della scelta del background, Michael ha risposto semplicemente che lui ama profondamente il fantasy, e che, avendo lui un passato da giocatore di ruolo, voleva un gioco completo, che avesse anche una storia alle spalle. Di questa parte del gioco si è occupata la moglie, in quanto scrittrice, che ha scritto tutta l'ambientazione e la storia di Andor. In Germania è persino uscito un romanzo, scritto da lei stessa, che integra il gioco: hanno infatti trovato il modo di collegare internamente il libro e il gioco. 

Menzel a questo punto ci ha raccontato di come abbia creato il mondo di Andor come trilogia, ma anche pensando a farlo conclusivo. Infatti, come ha ribadito più volte, non si aspettava molto successo e neanche di poter continuare a lavorarci sopra. Le cose però sono andate decisamente diversamente e quindi ha potuto scrivere un secondo "capitolo" della storia, mentre attualmente sta lavorando al terzo, di cui non ha voluto dirci niente: Menzel è molto consapevole delle aspettative che il suo pubblico nutre per questo nuovo capitolo della storia, e quindi ha deciso di non anticipare nulla e di prendersi i suoi tempi, per cercare di essere all'altezza di quelle stesse aspettative.

Michael Menzel e il pubblico

Quando gli abbiamo chiesto di come si sente al riguardo dell'accoglienza e dell'affetto che il suo pubblico gli riserva, Michael ci ha raccontato di come in Germania ogni tanto visiti un forum in cui si scambiano idee, e di come lì la gente sia sempre "gentile e carina" sul suo gioco, al punto da scriverne diverse fan fiction.

Come già detto, il successo del gioco per lui è stato inaspettato: pensava e sperava che piacessero le illustrazioni – dopotutto, quello era ed è il suo lavoro principale – ma era incerto riguardo la storia, che invece ha ottenuto altrettanta approvazione.

Sull'argomento, Menzel ha concluso dicendo: "Se fai qualcosa di creativo e poi lo mostri al mondo, quello che torna indietro è sempre meraviglioso". 

E questo probabilmente è una massima che può valere per tutti i creativi del mondo.