Devo fare subito un'ammissione: il ciclo di Shannara non mi piace, ho letto a malapena il primo volume della… quanti libri sono? (Boh) fantazillionesca saga. Quindi, no: questa non era una delle serie che aspettavo di più. Semplicemente, perché sapevo che non mi sarebbe interessata. E invece…

Da bravo divoratore onnivoro di serie-tv e, soprattutto, da sceneggiatore mi sono accomodato in poltrona, pronto ad alzare il sopracciglio e alzare gli occhi al cielo, per una messa in scena dozzinale, degna delle peggiori puntate di Xena – Principessa Guerriera (ma una di quelle veramente brutte, perché la brava Xena ha un suo perché). E invece…

E invece niente, dopo i primi minuti di visione, mi è scattata l'Intervistatrice Mentale che, bussando incessantemente alla porta, ha fatto di nuovo irruzione nella mia vita, assetata di tutto quello che mi passava dentro il cervello. Perché se c'è una cosa di cui è ghiotta l'Intervistatrice Mentale, sono quei momenti inaspettati in cui rimani sorpreso.

Per la cronaca, l'Intervistatrice Mentale è quel personaggio che tutti quanti abbiamo dentro di noi. Viene fuori in ogni luogo, inizia le sue domande insidiose nei luoghi peggiori (quando siamo la doccia, quando battiamo il mignolo sullo spigolo del divano o quando stiamo digerendo un pasto luculliano e facciamo la bolla col naso) e non si ferma fino a quando non si ritiene soddisfatta. Inutile non rispondere alle sue domande, perché fino a quando non avrà  ottenuto ciò per cui è venuta non se ne andrà. Sono diversi e variegati i momenti in cui scatta l'Intervistatrice Mentale. Per esempio, quando da giovani avevamo fondato la nostra rock band di belle speranze e ce la siamo trovati nella vasca da bagno, con una paperella di gomma a fare da microfono e lei che domandava come ci si sentiva a essere la nuova promessa della discografia mondiale.

A questo giro, a me è scattata per un progetto non mio, con una storia che poco mi interessava e in un periodo piuttosto complesso del mio lavoro di sceneggiatore.

Qui di seguito cercherò di riportare il più fedelmente possibile gli eventi, e il dialogo, che sono avvenuti cinque minuti dopo aver concluso la visione di questo Pilot fantasy, creato dal meno adatto canale televisivo che si possa immaginare per un progetto fantasy.

Buona lettura.

La mia Intervistatrice Mentale, da qui in poi IM (questo acronimo fa molto Jung) ha bussato alla porta, proprio sul divenire del finale del Pilot con cliffhanger, il termine tecnico con cui uno sceneggiatore mette una scena che non si conclude, alla fine di una puntata per generare la voglia di continuare la visione in futuro. Mentre io speravo che gli sceneggiatori non fossero così bastardi da lasciarmi lì con il senso di visio interruptus mannaggius, questa decide che è il momento più opportuno per rompermi le scatole, con domande esistenziali e tecniche sul momento che stavo vivendo. Lo sapevo già. Ma a questo giro non volevo fargliela troppo semplice, così l'ho lasciata a bussare per un po'.

Sapendo che non se ne sarebbe però andata, alla fine mi sono arreso e l'ho fatta entrare. E poi l'ho vista. La mia IM ha le fattezze di Jamie Lee Curtis nel film Un Pesce di Nome Wanda. Porta sexy occhiali, ha una scollatura scollacciata – ma non volgare – e porta con sé un Moleskine ad apertura verticale (come quelli usati dal poliziotti sulle scene del crimine).

Dopo avermi regalato quel suo sorriso enigmatico, si è seduta accanto a me sul divano, scostando delicatamente la mia gatta gelosissima e invadente, per cominciare subito la seduta. Io, dopo un lungo respiro ho preferito rispondere subito e approfonditamente alle sue domande. Primo per togliermela di torno il più in fretta possibile, secondo perché a me 'ste sedute psicanalitiche lasciano sempre il segno. E io non devo pensare troppo, altrimenti creo mondi.

Così è partita con la sua prima domanda:

So che il Pilot ti è piaciuto parecchio, quindi non ti chiederò giudizi in merito. La mia curiosità è più sul fatto che questa non è una serie destinata a te. Non ti senti un po' troppo vecchio per appassionarti a un prodotto con target Young Adult?

Ma, guarda… ho sempre pensato che la fantasia non abbia età. Se un racconto è buono non vedo perché non mi dovrebbe interessare. Guarda, per esempio Harry Potter. Non è certo un prodotto per adulti, però mi è piaciuto lo stesso un sacco. Quindi non ci trovo nulla di strano.

Sì, certo, come no. Però io intendevo un'altra cosa. Sappiamo tutti e due che sei un cacacazzo di dimensioni bibliche, quando si parla di fantasy, soprattutto se si parla di prodotto cinematografici e televisivi. Allora perché sei così preso bene da questa serie?

Questa è una bella domanda e ti ringrazio di avermela fatta. Ti dico subito che sono rimasto sorpreso quanto te da questa cosa. Ero partito con tonnellate di pregiudizi su questa serie. Il ciclo da cui è tratto non mi è piaciuto, la rete che l'ha prodotto farebbe meglio a dedicarsi alla musica e non a stronzate di prodotto fighetti, pieni di musica a sproposito, per pubblicizzare mercati che non le appartengono. Però sì, devo dire che hanno compiuto davvero il miracolo. Mi è piaciuto e penso che continuerò a vederlo.

Scusa ma non hai risposto alla mia domanda. Vorrei la tua risposta da sceneggiatore. Perché ti è piaciuto?

Beh, intanto perché il gruppo di autori ha fatto un gran lavoro di messa in scena, Sai, non è facile descrivere un mondo e, soprattutto, dei personaggi che sono nell'immaginario di tantissima gente, senza diventare didascalico o, alle brutte, offensivi con chi, fan del ciclo, se li era immaginati in modi completamente diversi. Qui, gli autori sono stati davvero bravi. Ti faccio l'esempio dell'apertura che butta lo spettatore in media res durante una scena d'azione. Non è per niente facile descriverla, tenendo conto che intorno a quella scena c'è un intero mondo da far conoscere. Questo significa vera bravura.

Ok, d'accordo. Ma che mi dici dei protagonisti "troppo tutti belli e patinati"?  

Questa era la cosa che mi angosciava di più. Ma ti dico che dopo aver visto le loro performance ho una gran voglia di trasformarmi in Capitan Pandoro e citare le frasi del Pilot.

Capitan Pandoro?

Sì, quando una serie mi piace e siamo verso dicembre-gennaio, uso prendere la confezione del pandoro e usarla come elmo. Cioè, gli faccio la feritoia su un lato e me lo ficco in testa. Poi giro per casa citando frasi fighe e inneggiando alla fantasia. Ecco, dopo la visione di questo Pilot lo farei proprio di gusto.

Ok, è una visione un po' imbarazzante ma continuiamo: ho già letto che molti criticano questa serie. Secondo te, perché? 

È piuttosto normale che succeda. Da quando è uscita la serie del Il Trono di Spade, ormai è quello il riferimento e il pubblico non si aspetta nulla di meno da prodotti che vorrebbero vedere come competitor. Ma queste persone devono anche tenere conto del fatto che questa serie ha un settimo del budget della HBO. Quindi mi sembra piuttosto idiota aspettarsi una messa in scena che possa essere lontanamente paragonabile a quella del Trono di Spade. Però, devo dire che in The Shannara Chronicles ci sono momenti in cui lo spettatore si dimentica di questo grosso limite, perché tutti i reparti della serie hanno davvero lavorato molto bene. Anche per ciò che concerne la CGI che è decisamente sopra la media e del tutto godibile.

Tu come avresti realizzato questa serie? 

È la domanda che pongo a tutti coloro che la criticano. È facile fare paragoni ingombranti ma vorrei proprio vedere le persone affrontarlo questo argomento, visto che sono tutti bravi a fare le pulci e dire che fa tutto schifo. Personalmente non cambierei molto. Forse cercherei di rendere le cose un po' più difficili per i protagonisti. Ti faccio un esempio: quando i protagonisti si muovono da una location all'altra si ha un po' la sensazione che sia tutto dietro l'angolo. Questo, a mio avviso, rende il mondo molto più piccolo. Proprio perché si parla di serie e si ha tutto il tempo di raccontare gli eventi, io userei queste "trasferte" per raccontare meglio i personaggi, introdurci più approfonditamente con i vari aspetti che compongono questo mondo. Per il resto, bisogna sempre considerare che si tratta di un prodotto con target Young Adult che, a differenza del Trono di Spade, ha tantissimi limiti in più. In questo, devo fare davvero i complimenti agli autori che sono stati bravi a destreggiarsi fra i numerosi paletti imposti.

Chi ti è piaciuto di più e chi meno nel Pilot? 
Poppy Drayton
Poppy Drayton

Su questo non ho dubbi: Poppy Drayton (l'elfa di nome Amberle Elessedil) è una vera rivelazione e sono sicuro che questo per lei è solo l'inizio di una sfolgorante carriera. Purtroppo non sono riuscito a togliermi dagli occhi il nano Gimli dal corpo di John Rhys-Davies… ma questo è solo un mio limite mentale.

Non ti è piaciuto il libro, detesti le tematiche distopiche e post-apocalittiche. The Shannara Chronicles è tutto questo. Come fa a piacerti? 

Ascolta, avresti anche ragione… se non fosse per il fatto che questo l'ho visto solo con un pretesto per raccontare un mondo nuovo. Certo, non si sono inventate nuove razze. Certo, la storia è ambientata nel nostro mondo in un futuro remoto. Ma non sarebbe bello che da tutto il male che porta la guerra potessero davvero nascere elfi, gnomi e perché no, anche i demoni? Personalmente, apprezzo sempre una visione che riesca a trarre positività dalla negatività. È la base di tutte le grandi storie! E in più è epico.

Ultima domanda: secondo te, The Shannara Chronicles può essere un apripista per produzioni del genere che non abbiano bisogno dei budget faraonici simili a quelli HBO? 

Questo è stato un elemento fondamentale che ha permesso di farmi piacere ancora di più questo Pilot. Sì, lo spero. Perché The Shannara Chronicles, anche se non è costato poco (ma neanche tantissimo) dà una dignità al genere che fa ben sperare. Per una volta tanto ho assistito non a un reboot, a una rimasticazione o a una supposta reinvenzione in chiave giovanilistica di un genere. No. facciamocene una ragione: arrivare a un pubblico che è fondamentalmente nativa digitale che ha nei suoi eroi personaggi di videogiochi, non è impresa semplice. In questa serie ho visto un atto d'amore e forse proprio la mano sapiente di Iron-Favreau (produttore esecutivo della serie ndr) è stata determinante. Perché se c'è una cosa che ho imparato facendo lo sceneggiatore, è quella della creazione del Senso di Meraviglia. E qui c'è tutto.

E con questo, ho soddisfatto la curiosità della mia IM che, chiuso il suo Moleskine e datomi un bacio sulla guancia, se n'è andata. Ora, a prescindere da tutto quello che si può pensare su questa serie, il mio consiglio è quello di dargli almeno una possibilità, togliendosi però dalla testa i paragoni con il Trono di Spade. Questo non lo è, non lo vuole essere e, soprattutto, non lo potrà mai essere. Facciamocene una ragione e tifiamo per prodotti simili, perché oggi più che mai c'è bisogno di ambientazioni come queste. La realtà è già fin troppo sopravvalutata. Un po' di elfi non hanno mai fatto male a nessuno. E se porteranno anche solo un solo nativo digitale a voler leggere le polverose pagine di un libro per approfondire allora, per me, il prodotto ha già vinto.