Primo volume di una temeraria trilogia, Magdeburg – L’Eretico, di Alan Altieri è un monumentale affresco gotico immerso nel vortice di quella che diventerà la “Guerra dei Trent’Anni”, il più immane, sanguinoso conflitto del Medio Evo dell’Europa. “Magdeburg – L’Eretico” è la collisione frontale tra di un intrigo oltre il diabolico e uno spietato duello sotterraneo. Ed è anche la storia di un amore impossibile e struggente, in un mondo dove la furia più cieca non conosce limite.

Tenebre. Non esiste altro nella Germania dell’Anno Domini 1630. Tenebre, carestia, morte, pestilenza provocate da una guerra che sembra eterna. Ma nemmeno questo demente bagno di sangue è in grado di fermare Reinhardt Heinrich von Dekken, Principe di Turingia, uno dei nobili cattolici più potenti, più temuti del Sacro Romano Impero della Nazione Germanica.

Nella mente di Reinhardt von Dekken – uomo nel cui passato grava un incubo di annientamento che rifiuta di dissiparsi - ha preso forma un disegno di potere assoluto proiettato molto oltre la guerra eterna, una struttura di dominio destinata a sconfiggere perfino il tempo stesso. Nel percorrere questa strada fin troppo simile al lastrico dell’inferno, Reinhardt von Dekken non ha esitazioni, non conosce ostacoli, non si piega alla coscienza.

Eppure, come in una profezia dell’Apocalisse, il suo destino è inestricabilmente, inesorabilmente legato a quello di un altro uomo. Un guerriero senza nome, enigmatico e letale, proveniente da una terra ignota. Un eretico in nero che di Reinhardt von Dekken sembra essere l’antitesi assoluta.

Mentre questa doppia spirale continua a serrarsi su sé stessa come un groviglio di serpenti velenosi, un sanguinario capitano di ventura e un implacable inquisitore stringono una sorta di blasfema alleanza, una coraggiosa donna di fede è costretta ad affrontare un pericolo innominabile che si annida nelle viscere oscure un monastero delle cui origini si perduta perfino la memoria, un misterioso Osservatore di eventi attraversa terre devastate alla ricerca di una risposta tenuta troppo a lungo sepolta e un mite costruttore di lenti è costretto a diventare un costruttore di armi.

Al fulcro di tutto questo si erge Magdeburg, la possente, orgogliosa città luterana sul fiume Elba decisa a sfidare simultaneamente la guerra eterna e le forze dell’Impero. Una città sulla quale incombe un terribile destino di ferro e fuoco.

Un assaggio della prosa di Alan Altieri è disponibile nella sezione racconti

http://www.fantasymagazine.it/racconti/25

FantasyMagazine ha scambiato quattro chiacchiere con l'autore che in poche righe si rivela ai lettori.

Oreste del Buono ti ha definito “Il più americano degli scrittori italiani”. Un’anomalia in un paese dove si accusano gli scrittori italiani di non essere abbastanza americani. Ritmo e tensione narrativa sono i tuoi marchi di fabbrica. Il tuo modo di scrivere è cambiato dopo la permanenza negli States, o era già tuo prima della partenza (ed è questo che ha affascinato gli americani?)

Ritengo che ci sia sempre qualcosa da imparare. Ritengo quindi che anche il narrare – come tutte le cose – sia un processo di apprendimento continuo.

Cresciuto sotto il “blasone” dei grandi western, dei grandi hard-boiled e dei grandi film di guerra americani degli Anni ’50 & ’60, è sempre stato quello il genere di storie che ho voluto raccontare.

Citando alla lettera Mickey Spillane, uno dei mastri misconosciuti del thriller ad azione dura, “scrivo i libri che vorrei leggere.”

Tornando al processo di apprendimento, un apporto decisivo l’ho avuto dalla mia esperienza, tutt’altro che conclusa, di sceneggiatore cinematografico. Scrivere il cinema impone una tecnica molto più rigorosa ed essenziale che non scrivere la prosa.

Dalla struttura della storia all’impianto dei dialoghi, dalla drammatizzazione delle situazioni alla costruzione del climax, riconosco la sceneggiuatura come assolutamente fondamentale nel mio lavoro.

A tutti gli effetti, la grande sfida che affronto nella “Saga di Magdeburg” è dare all’opera il taglio di un film.

Lanciandomi in una provocazione “eretica”, la mia proposta visuale della “Saga di Magdeburg” è un incrocio tra Black Hawn Down e Gladiator, nemmeno a dirlo entrambi diretto del grande maestro Ridley Scott.

Di Alan Altieri giallista e abile costruttore di thriller abbiamo letto su ThrillerMagazine (http://www.thrillermagazine.it/rubriche/453), sappiamo che da ragazzino, divoravi Urania, Giallo Mondadori e Segretissimo a centinaia, e che i tuoi primissimi tentativi con il genere fantascientifico risalgano a tredici/quattordici anni di età. Dello scrittore vicino al fantastico e al fantasy cosa ci dici oggi?

Ammetto che la mia “conversione” al fantasy viene dal mio lavoro di traduttore de “Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco” (A Song of Ice and Fire) la grandiosa saga di George R.R. Martin pubblicata da Mondadori.

Dai tre volumi originali americani (A Game of Thrones, A Clash of Kings, A Storm of Swords) sono stati ricavati sette volumi in versione italiana, ognuno di circa quattrocento magine di lunghezza.

Il quarto volume americano (A Feast for Crows) potrebbe – condizionale d’obbligo - arrivare nella seconda metà di quest’anno 2005.

Tradurre questo straordinario lavoro di Martin continua a essere per me un’esperienza ugualmente straordinaria, sia dal punto di vista linguistico che da quello tematico. Martin ha costruito un intero universo di prodigioso impatto evocativo.

Ne sono stato influenzato nello scrivere la “Saga di Magdeburg”? Per molti versi sì, soprattutto nella concezione “eroico-ideologica” di alcuni personaggi e nell’affrontamento degli scontri all’arma bianca.

Per quanto la “Saga di Magdeburg” sia spostata più sul genere historic fiction che non sullo heroic fantasy, il soprannaturale è parte integrante della narrazione.

Il rapporto del viandante in nero e i corvi, lo scontro diretto tra la superiora del convento dimenticato e la creatura del buio, l’intera immanente, incombente presenza di anime senza pace, danno a “Magdeburg” quel giro di vite in più.

Il primo libro di una trilogia, nello spirito della letteratura fantasy. Un’esigenza? Ci sono elementi di diversità rispetto alla tua produzione?

Anche la ripartizione della “Saga di Magdeburg” in tre volumi è un concetto derivato dal lavoro di Martin. Un’esigenza, mi chiedi? Sì, di natura editoriale.

Come ho già detto, da una sintesi di quasi duecentocinquanta pagine sapevo che l’intero lavoro finito avrebbe sforato le mille. Da qui i tre volumi, una suddivisione direi “classica.”

“Magdeburg” segna decisamente una svolta nella mia produzione. Rispetto ai miei techno-thrillers e hard-boiled thrillers questa è la prima volta che mi rivolgo a un’epoca passata.

La grande differenza è l’assenza della tecnologia come elemento narrativo. In sostanza, no techno-toys.

Ricercando gli eventi, strutturando la narrazione e infine scrivendo il testo di “Magdeburg” vero e proprio, mi sono reso conto di quale elemento primario sosituisce: la religione.

A quell’epoca, l’Europa del 1600, ogni essere umano, ogni cosa, ogni scelta, era filtrata, influenzata, deviata, distorta dalla fede. Questo in tutti i sensi, inevitabilmente anche i peggiori.

Come si riconosce un bravo scrittore da uno scrittore che venderà molto (e tu a quale categoria senti d’appartenere?) Vuoi darci qualche consiglio di lettura?

Ack! La famigerata domanda da un milione di dollari!

Potrei snocciolare almeno un paio di risposte corrosive. Invece mi limito a dire che un “bravo scrittore” (nel senso più lato) è lo scrittore che tiene vivo l’interesse e l’entusiamo del lettore, innescando quel meccanismo di complicità tra scrittore e lettore che culmina nel “voglio proprio vedere come va a finire.”

Per contro, ritengo che lo “scrittore che vende” sia un effetto collaterale. In certi casi, “vendere” e’ il risultato di una bene orchestrata e molto costosa campagna di marketing. In altri casi, “vendere” è un mero incidente di percorso: per ragioni arcane un certo libro diventa la bomba H del momento, “Il Codice Da Vinci” come esempio più recente.

Come e/o dove colloco il mio lavoro in questa dualità? La mia direzione è dare al mio lettore la medesima quantità (non necessariamente le stesse) di emozioni che io ho provato da scrittore. Se ci riesca o no, l’ardua sentenza spetta solo al lettore.

Consigli per gli acquisti? No problem:

In arrivo dopo l’estate dalla Nord c’è “Ora Zero”, straordinario thriller pan-europeo di Stefano Di Marino.

Sempre dalla Nord, “Il Quinto Giorno”, monumentale sci-fi apocalittico tedesco su una minaccia in emersione dagli oceani.

Per la serie bellica, Longanesi pubblicherà “L’Ultima Cittadella”, il nuovo romanzo di David Robbins, incentrato sulla titanica Battaglia di Kursk (Fronte russo, luglio 1943), il più grande scontro di truppe corazzate della storia.

In ogni caso, allacciamoci tutti le cinture di IN-sicurezza!