Sono trascorsi 20 anni da quando, nei panni di Blazkowicz, abbiamo liberato l’America dal dominio nazista in Wolfenstein: The New Colossus. Adesso B.J. è sparito, sperso nella Neo Parigi ancora sotto il giogo della macchina da guerra nazista, e solo le sue due figlie possono andare a salvarlo, immergendosi insieme alla Resistenza parigina nel dedalo delle catacombe sotto la città.

Wolfenstein II: The New Colossus

Wolfenstein II: The New Colossus

Articolo di Irene Grazzini Lunedì, 20 novembre 2017

Terror Billy è tornato e ha intenzione di riconquistare l’America.

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La storia di Wolfenstein: Youngblood è dunque molto semplice e lineare, collegata ai precedenti titoli della saga: è il 1980 e B.J. Blazkowicz, dopo tutte le sue vicissitudini e gli scontri con i sadici Deathshead e Frau Engel, si è ritirato in Texas con la moglie Anya e le sue figlie, Jessie e Zofia, che nel frattempo – non si sa mai – ha addestrato fin da piccole al combattimento. Ma quando il padre sparisce in Europa, per motivi ignoti, Jessie e Zofia, accompagnate da Abby in versione hacker (la figlia di Grace – ora capo dell’FBI – di The New Colossus) lo raggiungono a Neo Parigi per trovarlo.

Grazie all’aiuto dei membri della resistenza parigina, asserragliati nelle catacombe della città, le due gemelle affronteranno un vero e proprio inferno in terra di repressione nazista.

Ecco l’introduzione di due nuovi personaggi nella serie, che però non reggono del tutto il confronto con il famoso padre e risultano, dal punto di vista della caratterizzazione, piuttosto piatte. A inizio gioco si sceglie chi controllare delle due, una scelta quasi completamente stilistica visto che le gemelle hanno le stesse abilità e l'unica differenza risiede nel diverso raggio dell’arma iniziale.

La storia principale si basa su poche missioni, per un totale di circa 7-8 ore di gioco, abbastanza poco dunque per un titolo del genere. Inoltre, la trama non regge il confronto con i precedenti Wolfenstein e risulta soltanto uno scarno scheletro per sorreggere le esigenze di gameplay. Si sente che la trama è pensata soprattutto per essere uno spin-off di collegamento tra The New Colossus e il terzo capitolo della saga e che manca di una propria anima.

La grande novità di Youngblood è infatti proprio nel gameplay, che trasforma un gioco single-player in un cooperativo online, dove due giocatori prendono i panni rispettivamente delle due gemelle e lavorano insieme per uccidere i nazisti. In Youngblood è possibile affrontare l’intera esperienza in cooperativa a due giocatori. La gestione dell’online è molto semplice: il giocatore può “ospitare la partita”, decidendo se aprirla solo agli amici o a tutti, oppure optare per “partita rapida” e “unisciti alla partita”, che lo collega a chiunque online abbia già aperto un host a livello simile della storia. Interessante quindi la disponibilità del Buddy Pass, incluso nella Deluxe Edition, che consente di far giocare anche un amico, il tutto con una sola copia del titolo. Il limite è che chi partecipa a una partita senza possedere il gioco potrà completare le missioni, ma non riceverà achievement.

Nuova per il co-op la meccanica dei segnali intesa, che permette ai giocatori di potenziarsi a vicenda. Alzando il pollice, per esempio, è possibile ricaricare parzialmente la salute di entrambi i personaggi. I vari segnali intesa potranno essere acquisiti tramite valuta trovata in gioco.

Nonostante l'intera avventura sia affrontabile anche in single player, l'IA che controlla il secondo personaggio non sempre svolge un buon lavoro.

Inoltre, rispetto al precedente capitolo, dove facendo determinate azioni si sbloccavano soltanto piccoli potenziamenti, in Youngblood la componente GDR è diventata molto rilevante. Il personaggio sale di livello affrontando missioni e uccidendo nazisti (e ottenendo in tal modo dei token dedicati), e questo fa sbloccare talenti/abilità indispensabili per poter portare a termine l’avventura. Le skill sbloccabili sono di natura sia passiva che attiva e vanno dalla possibilità di avere più salute o armatura allo sblocco di vere e proprie abilità.

Per quanto riguarda le armi, tornano le classiche armi leggere automatiche e semi-automatiche, i fucili a pompa e d’assalto, fino alle Laserkraftwerk, Elektrokraftwerk e Dieselkfratwerk, che si trovano nelle tre torri Brother. Come i segnali di intesa, anche le armi possono essere migliorate con valuta di gioco, modificandone le statistiche. La personalizzazione non si limita alla scelta del mirino o di altre parti, ma vede tre diverse tipologie di upgrade con diverso focus: gli accessori di marca Nadel migliorano la precisione, Tempo la velocità e la cadenza di fuoco, e Stier fanno infliggere più danni.

Ottimo il gunplay di Youngblood, come in tutta la serie, con la classica cura al feedback delle armi anche nei momenti più frenetici e concitati. Come piacevole aggiunta, in questo capitolo sono stati inseriti nemici dotati di scudi specifici, che possono essere superati solo da armi pesanti (insomma, l’equivalente nella realtà di esoscheletri o mezzi corazzati che non possono essere abbattuti da semplici pistole). Per il gameplay, ne consegue la necessità durante le battaglie di switchare tra le varie armi da fuoco in base a chi ci si trova di fronte.

Neo Parigi è divisa in varie zone e, per muoverci più velocemente tra di esse, è disponibile un sistema di viaggio rapido attraverso la metropolitana. In tal modo è anche possibile recarsi nelle catacombe, che ricoprono la funzione del Martello di Eva visto in The New Colossus. In tale ambiente, come una sorta di hub, sono infatti disponibili opzioni come il poligono di tiro e i vari cabinati, e si possono incontrare i PNG che assegnano missioni secondarie.

La brevità della trama principale ha infatti portato alla necessità di inserire quest secondarie, affrontabili dopo la prima missione, che spingono a esplorare tutta Neo Parigi per recuperare risorse, salvare alleati e uccidere bersagli – dunque molto semplici concettualmente. Un espediente insomma per incrementare le ore di gioco e per dimostrare i miglioramenti grafici rispetto al precedente episodio, The New Colossus. Tuttavia, nonostante questi miglioramenti, si nota una certa ripetitività negli interni e nelle zone, molto poco caratterizzate, mentre Parigi poteva offrire degli scorsi caratteristici molto più marcati. Ovviamente, essendo una sola città, nessuno si aspettava grandi variazioni di tema negli ambienti, ma almeno una caratterizzazione dei vasi quartieri, magari con un tocco anni ‘80 o un collegamento alle attrazioni della nostra Parigi attuale, poteva aggiungere elementi grafici piacevoli nel gioco.

Uno dei limiti di Youngblood è la gestione dei filmati online, che presenta qualche bug.

In conclusione, il gioco offre un ottimo gameplay a scapito di una piattezza narrativa e di una scarsa caratterizzazione dei personaggi. Si consiglia soprattutto a chi ha un amico con cui affrontarlo in co-op, in modo da condividere l’esperienza, piuttosto che affidarsi ad altri player online, che possono piantare in asso, o all’IA del gioco, che risulta piatta o inadeguata nelle sue meccaniche. Youngblood si pone comunque principalmente come uno spin-off, e resta da vedere come evolverà il terzo capitolo della serie Wolfenstein.