Andrea Di Stefano (Vita di Pi, Cuore Sacro) ha una discreta carriera in ambito attoriale, ma a livello registico è ai primi passi. The Informer è il suo secondo lungometraggio, meno potente del predecessore, ma eseguito con competenza e affetto.

Trama – ADX-Florence 

Un ex militare, un patriota, un padre di famiglia. Pete Koslow (Joel Kinnaman) è un uomo ingiustamente condannato che, pur di uscire di prigione, accetta di collaborare con l’agente FBI Erica Wilcox (Rosamund Pike) e di infiltrarsi nella malavita polacca. Un imprevisto compromette la sua posizione: durante la sua ultima missione, quella che dovrebbe fornire le prove per incastrare il capo dell’organizzazione, un poliziotto in borghese viene assassinato, mandando l’intera città in uno stato di allerta, mandando in stallo il mercato della droga.

Nel tentativo di prosperare nonostante gli ostacoli, il boss malavitoso obbliga Pete a ritornare in carcere con lo scopo di dare vita a una rete di vendita interna al mondo galeotto. Nel frattempo l’FBI, trovatasi a mani vuote, viene meno ai patti stabiliti col proprio uomo e si rifiuta di difendere lui e la sua famiglia a meno che non si prodighi a consegnargli l’obiettivo prestabilito.

Tra incudine e martello, l’informatore si trova solo a dover sopravvivere in un ambiente ostile, navigando a vista in un oceano di alleanze e tradimenti, certo solo del voler sopravvivere per poter rivedere i propri cari. 

Tecnica – Rikers 

Risulta stupefacente pensare che questo lungometraggio sia diretto da un neofita alla sua seconda pellicola. Il passato di Andrea Di Stefano, seppur encomiabile, si lega infatti al mondo recitativo, la seggiola da regista l’ha calcata solamente per il già impressionante Escobar: Paradise Lost. Nonostante ciò, il giovane regista mostra una notevole dimestichezza nel gestire la macchina da presa; è un narratore capace, che si rifiuta di usare il manierismo più convenzionale per tuffarsi su uno stile contemporaneo e dal sapore hollywoodiano.

La sceneggiatura, sempre di Di Stefano, non riserva nessuna sorpresa particolare, anzi si appoggia pienamente sugli stereotipi di genere. Tanto il regista quanto la produzione miravano infatti a dare vita a un thriller poliziesco di stampo nostalgico, a un qualcosa che potesse affiancarsi a Point Break o The Rock. L’impresa è indubbiamente riuscita, ma l’appoggiarsi con tanta veemenza agli archetipi formali limita le potenzialità del prodotto stesso, relegandolo a uno spazio cinematografico inabile nel reinventare o  nel sovvertire le aspettative.

Attori – Alcatraz

Joel Kinnaman è perlopiù noto per la sue parti in Suicide Squad e RoboCop (2014), due grandi produzioni che hanno orripilato la critica e che minacciano ancora oggi di confinare la sua carriera in un cul de sac senza ritorno. Non sorprende pertanto che l’attore sia stato estremamente propositivo nell’accettare questo ruolo a cavallo tra azione e sfumature emotive. Sfortunatamente la natura del progetto non si cura di esplorare a fondo le sfaccettature dei suoi personaggi e Kinnaman finisce con l’essere il componente meno intrigante di tutto il cast.

Rosamund Pike (Gone Girl, La versione di Barney) e Clive Owen (Gemini Man, Inside Man) non sembrano impegnarsi, ma la gavetta che ambo hanno accumulato negli anni gli garantisce di preservare una certa presenza scenica. Meglio se la cavano il rapper Common (Suicide Squad, John Wick – Capitolo 2) e Ana de Armas (Knock Knock, Blade Runner 2049), rispettivamente un poliziotto temprato dalla vita di strada e un’insopportabile moglie-cheerleader che fa danni a ogni gesto d’affetto.

Conclusioni – San Quentin 

The Informer – Tre secondi per sopravvivere è mosso da una premessa cristallina: vuole intrattenere con un poliziesco di altri tempi, senza troppe pretese, ma con molta onestà. Non è paragonabile a capolavori quali The Departed o Il silenzio degli innocenti, ma garantisce ugualmente un intrattenimento appagante, accessibile senza essere offensivamente ingenuo, buono e godibile, fantastico per trascorrere tempo a mente leggera.