Jumanji, film del ‘95 con Robin Williams, è stato un piccolo gioiello del cinema per l’infanzia. Forte di un grande cast e di un buon copione, la pellicola ha dimostrato un immenso carisma ineguagliato tanto dai suoi contemporanei quanto dal suo sequel spirituale, Zathura – Un'avventura spaziale. Il soft-reboot uscito nel 2017, Jumanji: Benvenuti nella giungla, pur dando noia ai nostalgici puristi, aveva messo in gioco nuovi elementi, stravolgendo le alchimie della saga per rilanciare un prodotto nuovo e relativamente originale. Due anni dopo esce Jumanji: The Next Level e l’originalità si infrange contro una totale assenza di innovazione.

Trama – NES

È passato un anno dalle avventure vissute nella giungla videoludica di Jumanji, Spencer Gilpin (Alex Wolff) ha finito il liceo e ha iniziato la routine dello studente-lavoratore in quel di New York. Le sue giornate sono fatte di logorio e sussistenza, l’autostima che aveva ottenuto sopravvivendo al videogame mortale si è affievolita fino a morire. Spencer è tornato al punto di partenza: insicuro, incapace di intrattenere rapporti umani, imbranato e single.

Jumanji: Benvenuti nella Giungla

Jumanji: Benvenuti nella Giungla

Articolo di Simone Bonaccorso Domenica, 31 dicembre 2017

La recensione del presunto non-sequel di Jumanji, trasposizione del 1995 del libro illustrato di Chris Van Allsburg, che, invece, sembra proprio un sequel.

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Nel disperato tentativo di sentirsi nuovamente significativo, Spencer decide di fare nuovamente visita a Jumanji. I suoi amici, preoccupati per la sua scomparsa, si inseriscono a loro volta nella partita, ma, per un inconveniente tecnico, nella spedizione vengono coinvolti anche nonno Gilpin (Danny DeVito) e un suo vecchio amico (Danny Glover). Le possibilità di sopravvivere a Jumanji sono minime, ma si assottigliano ancora di più quando c’è di mezzo una missione di recupero appesantita dagli inconvenienti della senilità.

Tecnica – SNES

Regista (Jake Kasdan), addetto alla fotografia (Gyula Pados) e montatore (Steve Edwards) di Jumanji: Benvenuti nella giungla sono tornati per proseguire il lavoro. Il risultato è una pellicola tecnicamente in linea con la precedente: un prodotto di intrattenimento creato senza troppe pretese, ma efficiente e adeguato. Solamente nell’epilogo, il sequel si dimostra inferiore, preferendo scenografie plumbee ai vivaci colori della foresta tropicale e deragliando l’esperienza in un oceano di tediore sensoriale.

Il copione, invece, subisce un tracollo non indifferente. Completamente affidato a Jeff Pinkner (Venom, La Torre Nera), esso è assolutamente sterile e inabile a offrire novità. La balzana idea di riciclare il protagonista impone un’involuzione della sua personalità e va a minare il già magro impatto di Benvenuti nella giungla. Inoltre, la presenza dei due anziani è integrata con goffaggine e malizia. 

Le loro battute sono ripetitive e stancanti, mentre la loro presenza non fa che ostacolare gli avventurieri e il fluire della narrazione. Il 50% dei protagonisti sono di fatto un’incarnazione cartoonesca e offensiva della terza età, molesti quanto Mr. Magoo o nonno Simpson, ma nonostante questo vengono imposti in maniera martellante, nella speranza che la ripetizione delle gag si tramuti misticamente in humour. Così non è.

Attori – N64

Tornano Dwayne Johnson (Il Re Scorpione, L’Acchiappadenti), Jack Black (Be Kind Rewind, Tenacious D e il destino del rock), Kevin Hart (Epic Movie, Poliziotto in prova), Karen Gillan (Doctor Who, Guardiani della galassia), ma sono perlopiù poco energetici, privi di verve. A discolpa degli attori, il problema nasce a monte e la sua origine risale ancora una volta al già citato copione: in mancanza di personaggi accattivanti, l’interpretazione non può che essere scialba e ottusa.

Conclusioni – Cube

Jumanji: The Next Level avrebbe potuto rinnovarsi ponendo nuovi soggetti in un contesto noto o stravolgendo completamente le aspettative alterando le regole del gioco, invece gioca sul sicuro, proponendo un clone molesto di Benvenuti nella giungla. Un’esperienza frustrante, che intrattiene poco e fa ancor meno ridere. Una “minestra riscaldata” stoppacciosa e insipida.