Davian è uno studente di una scuola di magia. Nel momento in cui scopre che creature da incubo hanno iniziato a minacciare la sua terra, si mette in viaggio per cercare di contrastarle.

Gli elementi di partenza di L’ombra del tempo passato di James Islington sono fra i più classici del fantasy, con il ritorno di un Oscuro Signore da un passato ormai quasi dimenticato, la Compagnia e la Cerca. Qualcosa di già letto un’infinità di volte, se il romanzo fosse solo questo, anche perché diversi elementi della storia, che siano manufatti o località, richiamano alla mente altre opere famose. Invece quella di Islington non è una mera riproposizione di vicende già viste, e non solo perché lo scrittore australiano è dotato di una buona capacità narrativa.

Anche se la trama ha le sue radici in un lontanissimo passato, i personaggi devono allo stesso tempo fare i conti con problemi recenti molto concreti. La guerra combattuta non troppi anni prima ha lasciato profonde cicatrici nella società, e soprattutto ha limitato enormemente coloro che possono praticare la magia, e le sue limitazioni sono fondamentali in diversi snodi narrativi. Al fianco dell’avventura e delle difficoltà di sopravvivere del piccolo gruppo di compagni in un ambiente ostile, uno spazio notevole viene occupato da problemi politici, che influenzano il percorso di Davian ma che sono soprattutto l’elemento portante di una seconda trama, quella di Asha. Con metodi diversi, e all’insaputa l’uno dell’altro, i due amici lavorano cercando di scoprire cosa si nasconde dietro la maschera di quel che gli è stato insegnato, e come prevenire una catastrofe che solo a loro appare come incombente.

Man mano che procede nella storia Islington arricchisce la struttura del suo mondo e definisce sempre più il modo in cui funziona la magia, con una conclusione che pone più domande rispetto a quelle a cui ha donato una risposta.

L’ombra del tempo passato dimostra come sia ancora possibile partire da elementi classici per creare qualcosa di affascinante.