L'agente di polizia federale Aaron Falk (Erica Bana) si trova costretto a tornare dopo parecchi anni nella sua città natale. Tutto sembra indicare che il suo vecchio amico Luke abbia compiuto un massacro, uccidendo moglie e figlio più grande, lasciando in vita solo il neonato più piccolo, per poi suicidarsi.

I genitori di Luke non credono a questa tesi investigativa e chiedono ad Aaron di indagare, collaborando con la polizia locale.

Eric Bana in Chi è senza peccato
Eric Bana in Chi è senza peccato

Ma Aaron stesso deve fare i conti con un'accusa infamante del passato. Da ragazzo è stato infatti accusato di aver ucciso la ragazza della quale era innamorato, Ellie. Se l'accusa non è mai stata provata, è anche vero che il delitto è ancora senza un colpevole, pertanto Aaron è ancora sospettato dai rancorosi padre e fratello della ragazza.

Il graduale tuffo nel passato sarà l'occasione quindi l'occasione di fare luce sul nuovo e sul vecchio delitto, e le verità potrebbero anche essere più scomode del previsto. La comunità rurale è infatti ormai sfilacciata da anni di siccità e male accetta che qualcuno possa andare a cambiarne i precari equilibri.

Chi è senza peccato
Chi è senza peccato

Chi è senza peccato, tratto dall'omonimo romanzo best seller di Jane Harper, è un noir a lenta carburazione. Un diesel che parte con calma ma procede senza ostacoli verso la sua direzione. Non si basa sull'azione frenetica e su sparatorie, bensì sul graduale accumulo di elementi, sull'incastro delle vicende dei personaggi e la collisione delle loro intenzioni.

Il titolo italiano (ereditato da quello italiano del romanzo) funziona, perché restituisce un'immagine legata alla nostra società, permeata di cattolicesimo e di senso del peccato, evocando una storia in cui nessuno, protagonista compreso, è scevro da segreti nascosti e sospetti.

Chi è senza peccato
Chi è senza peccato

Il titolo originale, The Dry, è altrettanto significativo, perché rende co-protagonista della vicenda l'ambientazione, l'Australia flagellata da siccità e incendi. La siccità e l'aridità del territorio diventano siccità e aridità dell'anima, così come il divampare degli incendi è metafora di come gli animi si possano scaldare da un secondo all'altro.

La regia di Robert Connolly inizia al minimo, evocando e non mostrando, con un lavoro di accumulo di elementi che porterà a un finale deflagrante, che non lascerà nessuno indenne, ben coadiuvato da un cast efficace. Per una volta lo sguardo spaesato di Eric Bana lo rende insolitamente in parte.

Un film consigliato agli amanti del noir introspettivo.