La dottoressa Rose Cotter vive la professione di psichiatra come una missione, per questo lavora in ospedale e si occupa dei pazienti più difficili. Quando una ragazza in preda al delirio viene ricoverata, lei cerca di aiutarla ascoltando il suo racconto inquietante. La giovane dice di essere vittima di un’entità capace di manipolare la sua mente, facendole vedere alcune persone con un sorriso maligno. Davanti a Rose che la osserva incapace di reagire, la giovane afferra un coccio affilato e si taglia la gola morendo con un sorriso stampato sulle labbra. Traumatizzata dall’accaduto la dottoressa inizia ad avere delle strane visioni che è certa siano dovute solo allo stress. Già in passato aveva dovuto affrontare un trauma doloroso a causa del suicidio della madre a cui ha dovuto assistere quand’era molto piccola, e ora le sembra di dover ricominciare tutto da capo. Forse è questa la ragione per cui la sua vita sta andando a rotoli oppure c’è dell’altro?

Smile dell’esordiente Parker Finn sembra il più classico degli horror con la scream queen di turno (Sosie Bacon figlia di Kevin) che cerca di sopravvivere al mostro e tantissimi jumpscare sui quali si basa il novanta per cento della paura dello spettatore. Non si va tanto per il sottile insomma, niente metafore o drammi psicologici, nessuna pretesa di fare un film d’autore o di uno stile registico che faccia qualcosa di più che costruire una scena per far saltare lo spettatore sulla sedia con il più classico dei buuu. Niente psicologia dei personaggi che sono semplici funzioni narrative, né tanto meno c’è l’ombra di un qualche  gioco metacinematografico, né vi sono particolari twist di sceneggiatura. Aggiungiamoci però che Finn ha comunque cercato di alzare l’asticella, facendo in modo che Smile non fosse neppure l’ennesima copia dell’innocuo horror pensato solo per un pubblico di teenager, ma che provi a far avere qualche brivido anche chi è abituato a cose più forti. Ci riesce, aiutato anche dalla colonna sonora che usa molto l’elettronica, i rumori forti e le note stonate, per dare un senso di disagio continuo, anche quando non sta succedendo nulla.

Poco entusiasmante quindi? No. La qualità di Smile è proprio quella di parlar chiaro, di mostrarsi per ciò che è, ossia dell’intrattenimento che ha l’unico fine di spaventare, cosa che fa con certo successo. Insomma un’ottima lezione di come si fanno gli  jumpscare e, qualche volta, basta anche solo questo.