Andor è una serie che è molto più di quanto prometteva di essere.
Titolare ufficiale della serie è Cassian Andor, il personaggio interpretato da Diego Luna che tanta parte ha avuto in Rogue One nel recupero dei piani della Morte Nera, insieme a Jyn Erso e un gruppo di coraggiosi ribelli.
Ma Andor è una serie corale, nelle quali in realtà non c'è un protagonista assoluto. A tutti gli effetti, se questa seconda stagione si fosse chiamata Star Wars: Nascita di una ribellione, non avremmo visto in Andor il protagonista, ma solo uno dei vari archi narrativi della serie.

Ecco quindi che continuano, più o meno parallele, salvo poi intrecciarsi negli opportuni punti, le storie di Bix, Luthen Rael, Mon Mothma, di Saw Guerrera, come della coppia di imperiali Deedra e Syril, ma anche di tanti personaggi "minori" che, da una parte e dall'altra, subiscono trasformazioni, prese di coscienza e di posizione, non rimanendo per come erano all'inizio della stagione.
La stagione condensa quanto nel progetto originale avrebbe dovuto essere narrato in quattro stagioni, ciascuna delle quali narranti uno dei cinque anni precedenti la Battaglia di Yavin, ovvero la battaglia contro la Morte Nera di Episodio IV: Una Nuova Speranza.

All'inizio della seconda stagione di Andor, a dire il vero di speranza sembra essercene ben poca. Nessuno ovviavamente sa di essere in un'epoca che poi verrà ribattezzata come 4 BBY, o 4 Before Battle of Yavin, e il momento è cupo, cupissimo.
Ci sono varie individualità che vorrebbero combattere contro l'Impero, ma ogni testa ha la sua idea, non c'è unione, né consapevolezza di quale sia un percorso comune. Di certo c'è che l'Impero ha un piano a lungo termine e che sta usando tutti i mezzi a sua disposizione per consolidare il proprio dominio.

L'ammiraglio Krennic sta lavorando al suo progetto segreto, per il quale sono necessarie ingenti risorse di energia. Ecco quindi che centrale diventa il pianeta Ghorman, riottoso a sottomettersi in modo netto all'Impero, per domare il quale verranno usate la armi della propaganda, dell'infiltrazione e dell'inganno, da parte dell'ISB del quale fa parte l'ambiziosa Deedra.
La prima terna di episodi è di "riscaldamento". Si cominciano a tessere le basi del complesso piano imperiale, della trasformazione di Andor da "cane sciolto" a parte della futura Alleanza Ribelle, della crescita emotiva della futura leader carismatica Mon Mothma, tra i vari temi.

I successivi due archi costituiti dagli episodi 4, 5, 6 e 7, 8, 9, incentrati sulle vicende di questo pianeta che già subi molto all'alba dell'Impero, con il massacro ordinato dal Moff Tarkin (18 BBY), è forse una delle storie più belle mai narrate nell'universo di Star Wars, una di quelle che fa comprendere come questo mondo narrativo possa essere lo sfondo per grandi storie, in mano agli autori giusti.
Una storia che prende a modello la Rivoluzione Francese, replicando il clima di divisione presente tra gruppi che, pur volendo la stessa cosa, ovvero opporsi alla tirannia, non riescono a trovare un punto comune. Che poi è la stessa malattia di cui soffre l'Alleanza Ribelle, che non si potrà dire tale fino al giro di boa della stagione, quando proprio su quanto accada a Ghorman gruppi tra loro opposti si conciliano.

L'ultimo arco, con le conseguenze dei fatti di Ghorman, è il raccordo con Rogue One, con l'emergere dei nomi e delle situazioni che sfoceranno sia nel destino già scritto di Cassian, che nella trilogia cinematografica il cui focus della battaglia sarà spostato sul piano della Forza.
La scelta di comprimere in una sola stagione la storia non gli ha fatto perdere di valenza, anzi personalmente la trovo vincente sul piano del ritmo. Non si perde respiro narrativo, e si guadagna in efficacia.

Lo spettacolo è visivamente all'altezza dei mezzi profusi, considerato che più delle guerre nello spazio, qui contano le persone, le loro interazioni, i dialoghi serrati su concetti come libero arbitrio, libertà, giustizia, lotta contro l'oppressione. Sappiamo già che, dopo la trilogia degli episodi I-III, dopo le Guerre dei Cloni, l'epoca fino a Una Nuova Speranza è stata diversa, e diverso deve essere il modo di raccontarla.
Come già in Rogue One e nella prima stagione, dimenticatevi della Forza, delle spade laser e del misticismo. L'Imperatore non ha un volto, è una presenza percebile, ma non rilevante. Troppo lontano dai fatti umani insieme al suo araldo Darth Vader, mai nominato.

Qui siamo sul piano dei normali esseri umani, senza poteri mistici, che lottano tra loro con armi, forza di volontà e grande spirito di sacrificio. Un piano narrativo realistico anche se ambientato in un mondo fantastico.Il cast supporta ottimamente questa visione. Diego Luna non è forse tra i più versatili sulla piazza, ma è credibile. Genevieve O'Reilly e Denise Gough spiccano per presenza scenica dei loro personaggi. Stellan Skarsgård e Ben Mendelsohn, vanno oltre il mestiere e si rivelano in grado di dare delle sfumature ai loro ruoli. Inoltre anche nei ruoli "minori" si assiste a delle prove molto valide, stabilendo con forza la coralità della serie.
In conclusione, Tony Gilroy ci consente, dopo aver finito Andor, di tornare su Rogue One con piacere, per rivedere un film che avevamo già apprezzato con occhi nuovi, come degna conclusione di una storia che adesso sappiamo essere una delle migliori storie narrate nel mondo ideato da George Lucas.
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