È il tocco finale, la ciliegina sulla torta; dare un passato al vostro personaggio è l’atto che personalmente trovo il più delizioso di tutti: dopo tanti dettagli, infine una storia da costruire, una storia vera, credibile, una storia che sostenga da sola, e quindi renda plausibile, il brandello di vita che vi siete strappati di dosso decidendo di spalmarlo con inchiostro nero su fogli biancheggianti.

Cosa saremmo, tutti noi, senza ciò che abbiamo vissuto? senza i nostri fallimenti e i nostri successi? senza i frutti del nostro duro lavoro passato e la dispersione d’intenti dovuta al nostro ozio?

Ciò che siamo è perché abbiamo calcato il mondo, dopo che qualcuno ci ha messo al mondo.

È fondamentale, di un’importanza seconda a niente, che il vostro personaggio possa guardarsi alle spalle e vedere qualcosa. Ogni suo aspetto, fisico, psicologico, caratteriale, dipende dalla storia che costruirete attorno al suo bozzolo, per fargli infine spiccare il volo nell’aria, leggero come le visioni che avete creato per lui, buone o cattive che siano.

Non esiste una regola precisa. Nelle mie schede, non ho alcuna voce che tratti direttamente il vissuto del personaggio, poiché il suo passato impregna ogni singola parola che scrivo su di ella/egli (non è un errore grammaticale questo continuo ella/egli, concedetemelo: considero i personaggi donne e uomini, femmine e maschi… non cose).

Tenete presente soltanto quanto segue: ogni singolo pensiero dipenderà dal suo vissuto e dal modo in cui ha imparato a confrontarsi con il mondo che lo circonda; ogni singola frase dipenderà dal modo in cui la vita ha stabilito che interagisse con il prossimo; ogni singola accettazione, ogni singolo rifiuto, ogni singola azione, tutto… tutto dipende da ciò che è.

E ciò che è, è perché è stato.

Quanto vi sto dicendo, sottintende una cosa: non si finisce mai di scoprire il vissuto del personaggio. Pensate da dove viene, cosa ha fatto, a grandi linee e un po’ di più; poi, vedrete, nelle situazioni più disparate, mentre starete stendendo il testo del vostro romanzo, scoprirete dalle sue reazioni e dai suoi pensieri i particolari del suo passato.

Questo non è male, se badate acciocché tali particolari non siano “brandelli” fondamentali del suo passato, che piombano nel bel mezzo della storia, poco giustificati agli occhi dei lettori.

Alcune parole finali – e tutto fuorché definitive – sulla creazione di un personaggio. Spero di aver trasmesso la regola che considero primaria per fare un buon lavoro nel dar vita a un protagonista: consideratelo come se fosse una persona, non un personaggio.

Questo significa che dovrà essere come un vostro amico o come un vostro nemico; il vostro unico enorme vantaggio rispetto alla realtà sarà che conoscerete anche i suoi pensieri e i suoi sentimenti più nascosti.

Un’ultima cosa: date loro un volto, una mente, un cuore ed un’anima… poi lasciate che vi prenda per mano e vi mostri il suo mondo.

E ringraziatelo per questo. :-)

Nel prossimo capitolo affronterò, come appendice a questi ultimi quattro capitoli, i personaggi secondari.