Com’è vivere a Pollipoli, cittadina del Minnesota famosa per la carne di pollo? Mortalmente noioso. Almeno lo è per Candy Quackenbush, una ragazzina un po’ dark che conduce, tra casa e scuola, un’esistenza tanto ordinaria quanto soffocante. Come sfuggire, allora, alla noia? Andando alla ricerca di qualcosa di veramente insolito.

Abarat di Clive Barker comincia così, come un moderno Alice nel Paese delle Meraviglie. Qui il bianconiglio da seguire si chiama Henry Murkitt, un uomo che ha lasciato dietro di sé qualche macchia di sangue nella stanza dove si è suicidato, e un sestante. Un sestante? Ma nel Minnesota non c’è il mare. O no? È quello che scoprirà Candy, cercando dove non sembra esserci che campagna a perdita d’occhio, raggiungendo il cartello al limitare di Pollipoli che avvisa, perentorio, “fine della strada” e guardando oltre. Perché di cose insolite, a saperle vedere, ce ne sono in abbondanza: conchiglie più stravaganti di quelle viste nei libri, un pesce morto e una torre scheletrica che ricorda il rudere di un faro. E, ancor più sorprendente, uno strano personaggio con enormi corna da cervo da cui spuntano sette teste con occhi, naso e bocca… Insieme alla strada è finito il mondo che Candy conosce. Un altro sta per accoglierla: il mare arriva, dal nulla, simile a un’immane creatura vivente, prende la ragazzina e la trascina verso le Venticinque Isole di Abarat, una per ogni ora del giorno più la Venticinquesima Ora che è un Tempo Fuori dal Tempo e non si può visitare se non a costo di impazzire.

Sulle Isole di Abarat Candy incontrerà il Sire della Mezzanotte, un cattivo così cattivo da chiamarsi Carogna, il quale - con l'aiuto di un esercito di mostri cuciti a mano dalla nonna degenere - vuole gettare il buio in ogni luogo e liberare i Requiax, inquietanti creature imprigionate negli abissi degne della mente di H. P. Lovecraft. La ragazzina, volente o nolente, si troverà allora a ingaggiare con Carogna e i suoi Ricuciti una battaglia a cui sembra predestinata da sempre, con al suo fianco amici pittoreschi, poco umani e molto simpatici, che si interrompe, forse un po’ bruscamente, per continuare nel secondo libro della serie (ancora inedito).

Le Isole di Abarat, il loro cielo e il loro mare, permettono a Clive Barker di dare sfogo, una volta ancora, all’inesauribile fantasia. L'eclettico maestro della carne, autore di capolavori dell'orrore come Hellraiser, si conferma con questo romanzo soprattutto un artefice di mondi, dote già ampiamente dimostrata con Imagica e Il mondo in un tappeto. Invenzioni mirabolanti e coloratissime incalzano il lettore pagina dopo pagina sino a immergerlo in una fiaba (questa volta adatta anche ai più piccoli) che funziona con la precisione di un meccanismo a orologeria. Visioni perturbanti, barocche, al limite dello steampunk vengono dosate magistralmente e saldate insieme con quello humour di cui solo gli inglesi sono maestri. Una lettura gradevolissima, insomma, sia nella versione accompagnata dalle illustrazioni dell’autore sia in quella senza immagini, così avvincente da spingere la Disney a sborsare 12 milioni di dollari per assicurarsene i diritti, e caldamente consigliata agli appassionati più esigenti come ai saltuari lettori di Harry Potter.