Ricercato dai cacciatori di taglie di mezza galassia e dalla polizia dell’altra metà, da cinque anni Riddick vive un esilio volontario tra i mondi dimenticati ai confini della galassia, eludendo i mercenari impegnati a ottenere la taglia che pende sulla sua testa.

Seguendo un tenue legame con il suo passato Riddick sbarca sul pianeta Helion, sede di un'evoluta società multirazziale e multiculturale che è stata invasa dal fanatico Lord Marshall, determinato a sottomettere e convertire alla sua strana religione gli esseri umani grazie al suo esercito di guerrieri Necromonger.

Catturato e rinchiuso in una prigione sotterranea dove le temperature passano dal freddo delle notti artiche al caldo dei crateri vulcanici, Riddick incontra Kyra, un altro personaggio del suo passato. Nel tentativo di liberare se stesso e la ragazza Riddick ritorna a Helion dove è attraccata l’astronave madre dei Necromonger: ingaggia con Lord Marshall un epico duello dal quale dipenderà la sorte di tutti gli esseri umani e di tutti gli altri pianeti.

Non si nega che Pitch Black era piaciuto e parecchio, tanto da auspicare

prima o poi un ritorno sugli schermi di Riddick e inoltre continua a piacere Vin Diesel, così modesto da elevare Stallone a suo modello senza rendersi conto di quanto sia notevolmente migliore (soprattutto sul piano recitativo) del suo mentore e maestro.

Chronicles of Riddick comincia benissimo, con un inseguimento del nostro eroe in un paesaggio pseudo-antartico e con la sua traversata di una distesa di sastrughi con una tecnica che nemmeno Messner sarebbe abbastanza matto da imitare.

L’inizio è veloce, si entra subito nell’azione, i personaggi non sono standardizzati né succubi degli effetti speciali, tra l’altro ottimi, segno evidente che alla guida c’è un regista abile, la fotografia è notevolmente superiore alla media, l’unico problema è un fastidioso brusio in sala laddove chi ha visto il film precedente spiega agli ignari l’antefatto.

Perché, allora, dopo mezz’ora un film tanto promettente sembra afflosciarsi, perde ritmo e rallenta in modo spaventoso, salvo poi riprendersi nel finale che oseremmo definire quasi shakespeariano (beh, il regista gioca piuttosto bene a Macbeth per tutto il film…)?

Purtroppo manca l’originalità, tutta la parte centrale sa di già visto o già sentito, ci sono fin troppe citazioni e non necessariamente hanno nobili natali come il precitato finale: c’è una bella fetta di Alien III, robuste ed evidenti dosi del Conan di John Milius, perfino reverenti omaggi a quella catastrofe che fu Dune; fortunatamente i momenti adrenalinici svegliano il pubblico dal torpore al momento giusto e tra l’altro, come già detto, una recitazione mediamente buona salva l’insieme dalla banalità che ultimamente sembra imperare nei cast.

Vin Diesel fa capire benissimo che il suo personaggio non è cattivo come lo dipingono, la giovane Jack mantiene la sua aria di innocenza ferita in mezzo a tutte le efferatezze e oltretutto il regista è tanto abile da non stravolgere il rapporto tra lei e Riddick con inutili implicazioni sessuali, la perfida Lady Macbeth della situazione è sobria e credibile così come il marito, personaggio che

ritroveremo sicuramente anche se è fin troppo chiaro che diverrà fedele amico dell’eroe. Unica nota stonata, strano a dirsi, la blasonata Judy Dench che nel suo ruolo, per importante che sia nell’economia del film, calca troppo su registri da coro di tragedia greca contribuendo non poco ai momenti di pesantezza.

In definitiva il film si lascia guardare, forse è la cosa migliore che questa estate di delusioni ci ha offerto e si aspetta l’immancabile seguito, in quanto Chronicles of Riddick va preso come episodio pilota più di quanto non lo fosse Pitch Black.

C’è una solida struttura, si spera che si aggiunga anche quel pizzico di originalità finora latitante e si ritiene anche che una durata minore sarebbe di giovamento. Non ci si aspetta un capolavoro, ma le premesse per divertimento e coinvolgimento - Riddick è comunque “simpatico” - nei prossimi episodi ci sono tutte.