PRIMA MISURA: tama-guna

(Forza statica: il colore vibratorio è il nero)

Nell’altro luogo-jagat.

In un sotterraneo dimenticato sotto gli strati morti di un Luogo qualunque, i draghi di tenebra, nubi di vapore nero, fluttuarono lungo le pareti ciclopiche del budello, schiaffeggiando l’aria satura di umidità. Come mostri d’ombra, sfiorarono le muffe con le impalpabili ali di buio e raggiunsero le effigi abominevoli che sporgevano ghigni infernali dai bassorilievi del portale di bronzo. Al loro cospetto sospesero il volo e ristettero a mezz’aria, nere entità-satta riunite in consesso.

Quando il portale si spalancò, urlando dai cardini robusti la propria millenaria vecchiezza, le sagome alate sciamarono nell’ampio pozzo del balam, accolte dal mantra recitato dai tecnomonaci. Volteggiarono in alto, sfiorando i mattoni sbriciolati che foderavano la cupola in un disegno a spina di pesce, e improvvisarono caroselli disarmonici. Poi planarono sopra i cornicioni scivolosi di muschio, che si protendevano come capitelli di colonne inesistenti.

Ripiegarono le ali d’oscurità e s’immobilizzarono, predisponendo le proprie essenze individuali unitarie, le jivatman, all’osservazione del trambusto che animava il fondo del pozzo.

I tecnomonaci, che vestivano tonache giallo cromo o cremisi dell’Ordine degli Abati-purusa Minori, si affaccendavano intorno all’agglomerato luccicante di vetroresine e biometalli, illuminati dalla luce pacata delle fosforescenze-balani. Avvertirono la presenza delle jivatman e s’irrigidirono, sospendendo l’attività e intensificando i ritmi del mantra. I complessi mandala, tatuati con colori vivaci sulle teste rasate, ondeggiarono in un movimento sincronico.

- VISAYE PURUSAVABHASAH JIVATMA - cantilenavano gli Abati-purusa cremisi.

- IL RIFLESSO DELLA COSCIENZA NELL’OGGETTO UNITARIO E’ JIVATMA, ANIMA INDIVIDUALE - scandirono i tecnomonaci in saio giallo cromo, traducendo dal sanscrito in lingua globale.

I draghi di tenebra si nutrirono per lungo tempo di quel mantra, beandosi della dedizione dei servi.

Molto tempo-rasatalah più tardi, una jivatma scrollò le ali di buio, interrompendo l’estasi. - Argon liquido. A temperatura vicina allo zero assoluto - comunicò al Consiglio.

Una seconda entità-satta arricchì il concetto: - Nella vasca sotto l’agglomerato.

Trascorse altro tempo-rasatalah, prima che una terza jivatma spiegasse le ali e si calasse nel pozzo, descrivendo spirali silenziose. Scese lentamente, fino a raggiungere la parte bassa, e sfiorò nell’ultima virata larga sia le teste rasate degli Abati-purusa sia le sporgenze della struttura che i tecnomonaci stavano aggregando; poi risalì, mantenendo una rotta concentrica, e riguadagnò le altezze della cupola, tornando a posare la propria inconsistenza sopra il cornicione che l’aveva ospitata prima del breve volo.

- La base-supporto risulta incompleta - riferì al Consiglio.

Il commento fu espresso all’unisono da tutte le entità-satta. - Quando il giusto tempo-rasatalah giungerà a compimento, la base-alambaniih sarà pronta ad accogliere l’Antagonista.

- ABHIBHAVANAT CITTANUSRSTA PRETADARSANAM - recitarono gli Abati-purusa cremisi, ondeggiando i crani tatuati.

- LA VISIONE DI FANTASMI VIENE CREATA DALL’ECTOPLASMA NEL PENSIERO CONCENTRATO - fecero eco i religiosi in tonaca giallo cromo, convertendo il mantra in globale.

I draghi di tenebra si staccarono dai cornicioni e abbandonarono il pozzo del balam, volando via attraverso il portale di bronzo.

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La notte delle luci.

Una notte impacchettata in un involucro di umidità acida. Il cielo, una cappa nera adagiata sopra venature di sangue scuro, imprigionava il monte e le ombre che gli appartenevano. Il punto di luce, una minuscola stella bianca, si alzò dall’orizzonte e trafisse la cappa nera, descrivendo saette nervose in un alternarsi di pause e scatti repentini.