- Stai buona, piccola biscia. Vedrai che Gesio ti farà felice - la schernì il capraio, inumidendole l’orecchio con la saliva tiepida. Nina gli sputò fra gli occhi, e mentre il giovane, con brutale accanimento, tentava di far scorrere la lampo della tuta idrorepellente, riuscì a portare una gamba fra quelle dell’assalitore. Irrigidì i muscoli, e con feroce disperazione affondò una ginocchiata nei genitali. Il drove fischiò di dolore, scivolò di lato e si chiuse in posizione fetale. La ragazza in un attimo fu in piedi e, rapida come una lepre, recuperò il casco e fuggì lungo il canalone. - Vai, vai a leccare le mammelle alle tue capre, bestia puzzolente - imprecò a denti serrati.Aveva percorso appena pochi metri, quando il grido di Gesio, agghiacciante, la raggiunse, costringendola ad arrestare la corsa e a voltarsi. La sagoma scura che si accaniva sul drove era quella inconfondibile di una cambiarana. Il batrace mutante, un esemplare di grossa taglia, incoraggiato dalla momentanea condizione d’inferiorità del capraio, lo aveva attaccato con l’intenzione di festeggiare la notte con un banchetto succulento. Nina sapeva bene di quanta ferocia fossero capaci le cambiarane: flagello di greggi e porcili, appartenevano a una razza predatrice geneticamente ancora instabile, ed erano fornite di un’epidermide così coriacea che anche una lama ben affilata avrebbe fatto fatica a scalfire. Sapeva anche che non c’era nulla che lei potesse tentare per soccorrere l’aggressore divenuto preda: Gesio era perduto.

Riprese a correre lungo il canalone con rinnovato vigore e, in un moto di cinismo che non le era proprio, sperò che il grosso batrace si accontentasse della carne del drove.

* * *

Anche se attenuato dal chiarore dell’alba e filtrato dal visore scuro del casco, il fascio di luce l’accecò. Nina, istintivamente, si difese sollevando il braccio all’altezza del visore, ma il movimento ruppe il ritmo della falcata e la ragazza rovinò al suolo. Rannicchiata sulla terra umida, con il braccio ancora sollevato per ripararsi dalla luce del faro, avvertì tutta la spossatezza di una notte di fuga. Quanto tempo era passato da quando aveva abbandonato l’altura dei siti? Quante colline aveva superato e quanti canaloni aveva percorso? Non seppe rispondersi. Ma la sensazione fu netta, dolorosa: la sua avventura finiva prima di cominciare davvero. Cos’altro poteva essere quel fascio luminoso se non lo scandaglio di un occhio-caksuh? E adesso? Quale trattamento le avrebbero riservato quelli della Sicurezza? Chiuse gli occhi e trattenne il respiro, preparandosi all’impatto con un proiettile sting, che l’improvviso sbalzo adrenalinico avrebbe guidato infallibilmente al bersaglio.

- Non hai nulla da temere, ragazza: adesso veniamo a prenderti. - La voce aveva un’impronta dura, autoritaria. Quando il fascio di luce smise di puntarla e si spostò di lato, Nina vide il cingolato. Era un veicolo riadattato per le esigenze antipioggia, ma lo strato protettivo di catrame mostrava già segni di deterioramento. L’uomo che lo affiancava era tanto alto da sembrare quasi magro, ma sotto la bardatura s’intuiva un fisico robusto. Nina notò che indossava una strana mimetica idrorepellente, un modello che non ricordava di avere mai visto, e insolito era anche il copricapo color terra bruciata: somigliava solo vagamente a un casco antipioggia, e sembrava troppo leggero per essere un elmetto militare di antica fattura, tanto più che, appena sopra il visore stretto, era riconoscibile il sensore a disco dello scudo energetico. L’altro uomo, quello tarchiato che sbucò dalla torretta del cingolato, era fornito grosso modo dello stesso equipaggiamento, ma a differenza del suo compagno, apparentemente disarmato, impugnava un’arma piuttosto ingombrante, corredata da una minacciosa raggiera di canne. Che stupida era stata a scambiare il cingolato per un caccia in ricognizione! Avrebbe dovuto immaginarlo: il caksuh non era un velivolo maneggevole e non avrebbe mai rischiato un atterraggio su quel terreno.

- Siete della Sicurezza? - chiese. Nonostante il visore stretto che nascondeva gli occhi, Nina si accorse che l’uomo alto non era riuscito a trattenere un’espressione divertita.

- Ti sembra la divisa di un soldato della Sicurezza, questa? - Si avvicinò, l’aiutò ad alzarsi e attese che la ragazza togliesse il casco. - Piuttosto, che ci fai, a quest’ora e da sola, in giro per i monti?