Artemisia Absinthium, ovvero l'assenzio
Artemisia Absinthium, ovvero l'assenzio

Era d'uso portare all'occhiello una foglia di iperico, per proteggersi dalle streghe. L'iperico era considerato infatti una pianta scaccia diavoli e anti malocchio. In particolare i suoi petali rossi erano ritenuti tali in quanto impregnati del sangue di San Giovanni.

Nel periodo in cui si svolgeva la festa anche le questioni d'amore potevano venir risolte, grazie alle erbe. C'erano piante per attirare la persona di cui si era innamorati, o per conoscere la verità sui suoi sentimenti. Altre piante erano in grado di svelare l'iniziale del futuro marito. Era usanza per le ragazze gettare a terra un garofano; chi lo avesse calpestato all'alba avrebbe determinato la famiglia di appartenenza del futuro sposo.

C'erano poi erbe davvero miracolose, in grado di donare chiaroveggenza e addirittura invisibilità. In questo caso bisognava però superare una prova: Chi avesse colto la pianta si sarebbe sentito chiamare con la voce di un proprio caro. Solo chi avesse resistito e non si fosse girato avrebbe acquisito l'invisibilità. La voce infatti era solo un trucco del Diavolo per non cedere il potere della pianta.

Poi l'artemisia, in particolare l'assenzio, consacrata ad Artemide; l'assenzio è forse la pianta più celebre tra quelle dette "di San Giovanni". Un suo rametto scaccia i diavoli, neutralizza il malocchio e, più banalmente, fornisce energia ai viandanti. L'assenzio è un'erba magica intrisa del potere spirituale di San Giovanni e del potere del sole, del fuoco "positivo". Essa quindi è una protezione contro i fuochi "negativi" ed era usanza mettere un mazzo di questa erba dietro l'uscio di casa, per proteggere l'abitazione dai fulmini. Altra capacità dell'assenzio era quella di vincere la decadenza e la precarietà. Una volta si metteva del succo di assenzio nell'inchiostro, e la carta scritta con quell'inchiostro diveniva sana e durava molto tempo, perché fortificata contro le tarme.

"Riposo durante la fuga in Egitto", dipinto del Caravaggio
"Riposo durante la fuga in Egitto", dipinto del Caravaggio

La salvia è invece legata a un'antica leggenda sul viaggio che compì Maria mentre era in fuga con la Sacra Famiglia. Sentendo i soldati che stavano per raggiungerli, chiese a una rosa di proteggere il bambino Gesù, ma la rosa rifiutò, per paura che i soldati calpestassero i suoi petali. La pianta fu per questo punita e condannata ad avere fiori belli, ma dalla durata effimera, e uno stelo spinoso. Maria continuò a chiedere aiuto ad altre piante. Prima la vite disse di no e per questo fu condannata a essere tagliata e privata dei frutti ogni anno, con la vendemmia. Anche il cardo rifiutò e divenne una pianta piena di spine. Quando la situazione si fece critica venne in aiuto la salvia, che accettò subito di proteggere il bambino, riuscendo anche ad addormentarlo grazie al suo profumo. La pianta fu benedetta e divenne diffusa in tutti gli orti; una pianta benefica per guarire e buona per cucinare. La salvia che veniva raccolta nella notte di San Giovanni, in particolare, era un vero rimedio universale, da cui dipendeva il benessere di tutta la famiglia.

E per finire la verbena, simbolo di pace e prosperità. I greci la chiamavano "Hiera botane", erba sacra. A Roma la verbena veniva raccolta in un luogo sacro del Campidoglio e se ne faceva una corona per i sacerdoti membri dei "fetiales"; costoro erano incaricati di studiare i conflitti tra Roma e gli altri popoli. In latino il nome risale a un'antica radice europea da cui deriva anche il greco "rhabdos", che si collega a verga, bacchetta magica; basti pensare al rabdomante, appunto, che usa la bacchetta per trovare l'acqua. Altra proprietà magica della verbena era il suo utilizzo nei filtri d'amore. La pianta era infatti anticamente consacrata a Venere, che veniva ritratta incoronata di verbena e mirto. I bardi celtici se ne cingevano il capo per avere un'ispirazione dagli dei. Era insomma una pianta dalle molte proprietà; anche nel Medioevo si usava, per proteggersi dal contagio delle epidemie.

E siamo così giunti alla fine del nostro articolo. Abbiamo letto di usanze e credenze che oggi forse faranno sorridere qualcuno, ma che conservano tutto il fascino del mistero e del magico dei tempi antichi, quando non c'era la scienza a spiegare perché il sole si comportasse in quello strano modo. Ricordatevene mentre sorseggiate il nocino, e alla prossima.