Come promesso (vedi /notizie/6004/) ecco l'intervista all'autrice di Tamburi d'autunno, romanzo a metà tra lo storico e il fantasy, pubblicato recentemente dall'editore Corbaccio.

Diana Gabaldon è una piacente signora di una indefinibile età compresa fra i 30 e i 40 anni; lo sguardo impedisce di abbassare il limite dei 30 e anche se i suoi dati anagrafici non ci sono sconosciuti, i miei occhi sono restii a darle più di 40 anni. Molto cordiale, parla un inglese che perfino io capisco. Almeno finché parla con calma. Fortunatamente la casa editrice Corbaccio ha messo a disposizione un traduttore, Paolo Scopacasa, il cui aiuto è stato preziosissimo.

Le chiedo se per caso sia di origine veneta; mi risponde con un sorriso di essere di origine galiziana, Spagna del nord ovest. I suoi libri sono stati tradotti in ventitré lingue. Premetto che le domande che le farò sono state predisposte da Pino Cottogni e che declino ogni responsabilità sulle stesse. Un ampio sorriso le illumina il viso.

Quando ha iniziato a scrivere?

Ho iniziato a scrivere narrativa nel 1988, ma prima avevo scritto sceneggiature per fumetti (Disney), recensioni di software su riviste di computer, richieste di sovvenzioni per le mie ricerche universitarie [sorriso molto allargato]. La straniera (Outlander) è stato il mio primo romanzo.

Nel suo percorso formativo, nella famiglia, negli studi è stata ostacolata dal fatto di essere donna?

No!

Quali sono state le sue letture formative? E attualmente quali sono gli autori preferiti? Film?

Mia madre mi ha insegnato a leggere a tre anni e ho iniziato prestissimo a frequentare la biblioteca pubblica, leggendo di tutto, ma in genere di avventura. Non ho avuto vincoli e ho potuto leggere anche dei libri per adulti. Fra i miei preferiti: Le avventure di Tom Sawyer, Robinson Crusoe e più recentemente Shogun e i romanzi di Michener.

Niente fantascienza o fantasy nelle sue letture?

Ma certo che sì. Amo moltissimo i libri di Neil Gaiman, che è un amico, e particolarmente American Gods.

Sappiamo che è laureata in biologia marina. Perché ha lasciato l’insegnamento? Lo scrivere era una sua passione innata oppure è stata una fuga da una realtà poco avventurosa come magari lei sperava (vista anche la sua laurea che poteva portarla in giro per il mondo)?

In realtà ho tre lauree scientifiche. Ho sempre voluto fare la scrittrice, ma mio padre era conservatore, non riteneva che scrivere potesse essere una professione che garantisse la tranquillità economica. Siccome con il mio carattere, secondo lui, avrei sicuramente scelto il marito sbagliato, avrei avuto in mano una professione sicura per mantenere i miei figli. A 35 anni anni, riflettendo che Mozart era morto a 36, mi misi a scrivere. Per la cronaca, sono felicemente sposata da 33 anni. [Strabuzzo gli occhi, lei sorride e mi conferma. Bene ho 53 anni e sto con mio marito da quando ne avevo venti].

Anche in relazione alla domanda di cui sopra quanto c’è di lei nella bella figura della protagonista, Claire Randall?

15,3%. È una domanda che mi pongono tutti e dopo accurati calcoli posso confermare al centesimo: 15,3% [ampio sorriso, occhi che brillano]

Abbiamo letto con estremo piacere i suoi romanzi da cui emerge una conoscenza veramente approfondita della Scozia (Storia, leggende, costumi ecc.). È tutto frutto di studi a tavolino oppure ha soggiornato nei luoghi descritti?

Volevo scrivere un romanzo storico, per essere più libera di esprimermi. Mentre stavo studiando dove e in che periodo ambientare la storia, fui colpita da un episodio del Doctor Who, ambientato nella Scozia del 1745, dove apparivano molti scozzesi in gonnellino. Da qui la decisione di ambientare la storia in Scozia e nel XVIII secolo, periodo di contrasti fra inglesi e scozzesi e l’idea di una storia d’amore fra uno scozzese e una inglese. Mi sono documentata al meglio prima di accingermi a scrivere. In Scozia ci sono andata successivamente.

Quali difficoltà ha incontrato per far pubblicare La Straniera, suo primo romanzo?

Nessuna. Il mio agente ha sottoposto il romanzo a delle case editrici potenzialmente interessate e dopo quattro giorni, tre di queste si dissero interessate. Abbiamo scelto come editore DeLaCorte, del gruppo Random House.

Molti nostri lettori amano (ovviamente) leggere ma anche scrivere. Lei che consiglio darebbe a chi volesse cominciare?

Tre cose: Leggere molto. Scrivere (naturamente). Non fermarsi mai, insistere.

Dove scrive, in che tempi e cosa la circonda quando lavora? Usa il pc?

Con il mio portatile posso scrivere ovunque, ma naturalmente a casa ho il mio ufficio per scrivere. Il mio momento ideale è fra mezzanotte e le tre del mattino. La mia giornata di lavoro è molto elastica, ma non trascuro mai di scrivere almeno tre o quattro ore. Mio marito è mattiniero, ma io mi alzo alle nove. Leggo la posta elettronica, sbrigo la corrispondenza e verso le dieci e mezza undici scrivo per un’oretta. A mezzogiorno pranzo con mio marito. Il pomeriggio è dedicato al disbrigo di commissioni varie, alla cura della casa, ma per almeno un’ora scrivo. Al tramonto, prima di cena (rigorosamente in compagnia del marito) curo il giardino. Il marito si corica alle dieci, ma io rimango alzata a leggere, magari a dormicchiare e come dicevo, da mezzanotte alle tre scrivo.

Come le è nata l’idea di scrivere un romanzo con la protagonista che viaggia nel tempo e divide il cuore con due uomini ben diversi?

È stato un puro caso. All’inizio volevo semplicemente scrivere un romanzo storico. Mi intrigava l’idea di mescolare una inglese fra degli scozzesi. All’inizio del libro la protagonista entra in una sala piena di scozzesi e inizia uno scambio di battute. Il comportamento della sconosciuta era però incongruo rispetto a quello di una donna del XVIII secolo, per di più in terra straniera, ma per quanti tentativi facessi non mi riusciva di dare ai dialoghi un tono credibile per l’epoca. E così decisi di usare il viaggio nel tempo, con tutte le conseguenze del caso. Il cerchio di pietre usato come un portale non è un qualcosa di magico, ma un fenomeno decisamente scientifico la cui natura viene svelata un poco alla volta nel corso dei romanzi.

Il prossimo volume che sarà edito in Italia sarà intitolato Passione oltre il tempo. Con questo volume si chiude il ciclo? Quali sono i suoi futuri programmi?

In inglese sono già usciti sei grossi volumi. In Italia li avete pubblicati divisi in due parti [salvo il primo] e quello che esce ad agosto è la seconda parte di Drums of Autumn. In inglese sono già stati pubblicati il 5° e il 6° volume del ciclo, The Fiery Cross e A Breath of Snow and Ashes. L’editore americano mi ha chiesto di proseguire e sono in progetto due altri volumi. Inoltre utilizzando un personaggio minore che appare in Dragonfly in Amber, secondo volume del ciclo, Lord John Gray (un omosessuale, già protagonista di un racconto), ho scritto una specie di giallo storico, Lord John and the Private Matter e a fine anno dovrebbe uscire una raccolta di novelle con protagonista Lord John: Lord John and the Hand of Devils [dai titoli dei racconti contenuti sembrebbe fantasy a tutti gli effetti; uno dei titoli è stato pubblicato da Robert Silverberg in Legends II: New Short Novels by the Masters of Modern Fantasy]. Sono in progetto almeno due romanzi di Lord John, nel secondo sarà presente anche Janie.

Diana Gabaldon è reduce da un viaggio di piacere a Roma e Venezia. Con il soggiorno di lavoro a Milano termina il suo giro in Italia. Un grazie a lei per la disponibilità estrema, a Paolo Scopacasa per il suo contributo alla riuscita dell’intervista aldilà della mera traduzione, e a Valentina Trevisi per l’accurata organizzazione.