Con fare da papalone e ciangotta altisonante ti vengono a spiegare che se, per esempio, uno ammazza moglie e figli e poi si suicida, è perché da bambino ha subito delle violenze, capisci?

Vale a dire?

Vale a dire che il male “non può” essere innato; se tu fai del male, è necessariamente perché hai subito del male. Fa inorridire anche solo l’idea che qualcuno, liberamente, il male possa sceglierlo.

La questione fondamentale del discernimento è più messa a fuoco nel libro che nel film; perché nel film la questione sociale sul disadattamento giovanile getta un po’ di fumo negli occhi, mentre nel libro è lampante che io faccio gioiosamente il male per il semplice fatto che lo preferisco al bene.

Possiamo concludere che sei un eroe relativista?

Ci andrei cauto. Hai presente la figura tipica del pedagogo contemporaneo?

Più o meno.

E’ un tapino abbastanza triste, perché con tutte quelle storie sul pensiero debole, adesso non sa più a cosa appigliarsi.

Cosa intendi dire?

Se togli anche solo la possibilità di qualche valore assoluto, non puoi più insegnare nulla. Se io nego qualsiasi punto fermo, e poi insegno ai ragazzi che non è bello fare la guerra, loro potranno sempre rivolgermi la domanda più semplice e devastante che esista: “Perché ?”

Già, perché?

Chiedilo a tutti gli intellettuali sofistoni dei tuoi tempi: se predichi il relativismo spinto, con che faccia, dopo, osi stupirti perché, per esempio, i giovani si drogano? A quali valori puoi appellarti per convincerli a smettere, se tu per primo quei valori li hai svuotati di significato?

A questo proposito, l’intellettuale-giornalista che diventa tua vittima sembra un tipico esempio dei nostri tempi.

Scusa se insisto, ma anche questo si capisce meglio nel romanzo: nel momento in cui io gli irrompo in casa, lui sta scrivendo un suo pamphlet proprio contro quella “cura Ludovico” cui io stesso sarò sottoposto. E’ proprio lui a coniare, a questo proposito, il termine di “Arancia a orologeria”; per indicare un essere umano la cui vita è scandita in modo predeterminato. Quando mi riconoscerà come il violentatore (e forse l’omicida) di sua moglie, dimenticherà tutte le sue convinzioni in tema di delitto e castigo, per cercare di vendicarsi su di me nel modo più efficace e più sadico possibile. Capisci? Lui teorizza tante belle idee libertarie, ma quando un degno rappresentante di quella criminalità giovanile che lui cerca di giustificare gli piomba in casa e gli sevizia la moglie, ecco che di quelle idee se ne dimentica.

In pratica, si rende conto della dolorosa differenza che c’è tra una bella idea scritta sulla carta e l’inelegante realtà…

In pratica è uno stupido che non solo professa cose a cui non crede, ma nemmeno se ne rende conto.

Perché nel finale del libro diventi buono e in quello del film no?

Non saprei…forse perché mio padre Burgess è cattolico, mentre il mio padrino Kubrik è protestante, e quindi intrinsecamente pessimista.

Per interpretarti sullo schermo, vedi qualcuno meglio di Malcolm?

Assolutamente no. Non è solo un grande attore, è “nato” per essere me.

All’epoca si ventilarono anche altri nomi, come Nicholson e Mick Jagger…

Nicholson è grande ma con me non c’entra un’acca. Mick Jagger un po’ di più, non foss’altro per il fatto che è inglese; oltretutto per un po’ detenne anche i diritti. E fu difficile strapparglieli; ci volle tutta la determinazione di Stanley, la sua maniacalità inesorabile. Tra l’altro: ti ricordi in Flippaut Malcolm che gli fa il verso? C’è da morire dal ridere, ah ah!

Tu non sei solo il tipico “cattivo affascinante”; a renderti unico c’è anche una strana miscela di perversa innocenza e simpatia; come giudichi i tuoi epigoni?

Fammi qualche esempio.

Mah…i guerrieri della notte…

Simpatici, ma non sono veri teppisti, non sono dei “non-io”; loro sono veri e propri eroi del loro mondo notturno; sanno o comunque credono di lottare per il bene, anche se il loro “bene” non corrisponde a quello della popolazione diurna. La loro è a tutti gli effetti una storia western, e non a caso il regista è Walter Hill. Devo dire che mi sento più vicino agli “ovildados” di Bunuel.

Il capo replicante di “Blade Runner”?

A parte il fatto che nemmeno lui è cattivo, perché lotta per il sacrosanto diritto di esistere, posso dirti che è fin troppo elegante; io sono decisamente più informale…

L’Ed Norton di “American History X”?

Il discorso di prima: troppa ideologia, e poi non ha avuto un successo paragonabile al mio.

Hannibal Lecter?

Un tiretto da prendere con le molle; ma in realtà lui è più rassicurante di me: lui è pazzo, io no.

Riccardo III?

Ma è il mio esatto contrario! Lui roso e deforme nella sua bramosia di potere, io libero nella mia cattiveria gratuita; semmai potrei somigliare un po’ di più a Iago, ma io concepisco la cattiveria come un opera d’arte che si crea attimo per attimo, non sono fatto per i complotti. Sono piuttosto un Enrico V del male; un Mercuzio perverso e ultaviolento!

Se non ti avesse inventato Burgess, da quale penna saresti voluto uscire?

Da Virgilio.

Virgilio?!

Hai presente il tremendo e magnifico Libro secondo dell’Eneide?

…ah, ti pareva?! Ti riferisci al giovane e bel sanguinario figlio di Achille, vero?

Quando si presenta sulla porta dopo aver fatto strage di donne e bambini bramando la vita di Priamo!

Priamo gli rimprovera tanta crudeltà, rimproverandogli che suo padre si sarebbe vergognato di lui…

…e lui ghignante lo uccide dicendogli di andarlo a dire lui stesso a suo padre, una volta raggiuntolo nel regno dei morti.

Che scena: già mi vedo tutto tappato all’estremo grido della moda Achea!