La sceneggiatura del film è scritta in collaborazione con David Paterson (che ha anche co-prodotto il film), figlio dell’autrice del libro Katherine Paterson e ispirazione per il personaggio di Jess (Josh Hutcherson visto in Zathura). Un ragazzo con una spiccata vena artistica che trova sfogo nel disegno, ma con qualche problema famigliare, a causa di un padre severo (ma giusto) una madre e quattro sorelle, e problemi di rapporti con i compagni di scuola.

La corsa è una delle rivincite che Jess si prende nei confronti dei compagni di classe: è veloce, ma non quanto Leslie (AnnaSophia Robb vista nella Fabbrica di cioccolato) una bambina che ama la scrittura e sa usare la fantasia.

Nonostante la rivalità nella corsa Jess e leslie diventano grandi amici e passano parte del loro tempo nella foresta vicino a casa, che raggiungono attraversando un torrente con una liana. Sulla cima di uno degli antichi alberi trovano il loro rifugio: una casa sospesa che insieme risistemano.

La fantasia di Leslie evoca creature fantastiche che metaforicamente incarnano le loro esperienze e paure: giganti arborei e terricoli, libellule guerriere, enormi roditori in armatura, poiane bombardiere;

La matita e il talento di Jessie dà forma ai sogni, è ciò che li salva da una realtà che li vede vittime dell’insegnante, della prepotente Janice Avery, delle angherie dei compagni e della crudeltà del destino.

La sorte infatti scrive una pagina tragica, di fronte alla quale Terabithia rischia di scomparire, per poi risorgere e fugacemente mostrare tutto il suo splendore.

Walden Media per gli appassionati fantasy vuol dire Cronache di Narnia, ovvero il festival degli effetti speciali. Chi si aspetta dal Ponte per Terabithia la sfarzosità della computer grafica, accessorio standard di una pellicola fantastica, si troverà a far ricorso al potere dell’immaginazione, dote che condividerà con i due protagonisti. Con Terabithia ci si deve accontentare di poche scene realizzate per stupire, le stesse che sono state scaltramente inserite nel trailer. E’ come se qualcuno avesse tagliato il budget per gli effetti speciali e il risultato sembrerebbe una versione semplice del Labirinto del Fauno, non fosse per il fatto che il romanzo da cui è tratto è di gran lunga precedente all'idea di Del Toro. Ma considerata l'alta considerazione che abbiamo del Labirinto del fauno, pensiamo sia un bel complimento.

Per merito del potere dell'immaginazione e la magia della meraviglia il grigiore della realtà viene illuminato. Jessie, introspettivo, povero, preda di tumulti emotivi, la colora; Leslie, spumeggiante, ricca, avventurosa ed entusiasta, ne detta le regole e i confini.

Alcuni critici hanno tirato un sospiro di sollievo: “questo è un film sull’immaginazione e l’amicizia, non su spade e magia”, concetti che per qualcuno, evidentemente, sono in antitesi

Se è vero che la relazione tra Jess e Leslie è il vero fulcro della vicenda, e che il regista riesce a catturare il disagio adolescenziale di Jess, la sua chiusura, insieme all’eccentricità e all’ottimismo di Leslie, ll fantasy costituisce la materia con cui sono costruiti i pilastri del ponte per Terabithia.

Il mondo creato dai due ragazzi è il simbolo della rivincita, il modo in cui scelgono di affrontare la vita e i suoi ostacoli. La ragione che più avvicina questa pellicola al genere fantasy è la necessità di un’utopia che riscatti il mondo e che si esprime attraverso il senso del meraviglioso.

Non un’evasione gratuita, ma il tentativo di riorganizzare la realtà.

Per molti versi è anche una storia sentimentale, ma non c’è traccia di melensità e senza troppe pretese si parla in modo commovente di amicizia e perdita.

Bravi davvero i due giovanissimi attori, da cui il regista riesce a trarre il meglio.

Per i genitori un avvertimento: la vicenda prende una piega che potrebbe disturbare alcuni bambini. Preparatevi a parlare con loro.

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