Sei anni fa circa. Lo spunto mi fu offerto da una discussione con la mia ragazza (adesso mia moglie). Lei mi contestava il modo in cui avevo gestito una situazione che riguardava entrambi, rilevando che una donna avrebbe saputo fare molto di meglio. Da lì nacque l’idea di una società dov’erano le donne a gestire il potere e gli uomini si limitavano a obbedire. La dimostrazione, credo, che spesso il fantasy non è altro che la trasposizione in chiave fantastica di temi che affrontiamo nella vita quotidiana. O dei nostri peggiori timori! (ride, NdR).

Anche se narrato in terza persona, la soggettiva resta quella di Mareq Tha. Ti è stato facile calarti in panni femminili?

In un’operazione del genere c’è sempre il rischio di commettere qualche grosso errore di prospettiva. Ho cesellato la psicologia di Mareq Tha servendomi di idee, atteggiamenti, persino timori che ho riscontrato spesso nella mia compagna e nelle mie amiche. Era, ritenevo, il solo modo di mostrarmi rispettoso verso la mia protagonista e il genere femminile tutto. Dai primi riscontri che ho avuto da un paio di rappresentati dell’altro sesso che hanno letto il romanzo, forse – e sottolineo forse – sono riuscito nell’intento.

Ora che l’hai in mano, che lo vivi come “libro”, che in qualche modo, pur restando tuo, non è più “solo” tuo, ritieni di avere una maggiore oggettività nei suoi confronti? Quali sono gli aspetti, e i passi, che giudichi più interessanti, più azzeccati? Cosa miglioreresti ancora?

Partiamo dai miglioramenti: ci sono alcuni aspetti di carattere logistico che forse avrebbero potuti essere curati meglio (le distanze e il rapporto spazio-tempo, tanto per fare un paio di esempi). Ne farò tesoro per i miei lavori futuri, è una promessa.

Trovo invece molto ben rese alcune pennellate paesaggistiche che, a rileggerle ancora adesso, mi danno grande soddisfazione.

Mareq Tha è un tipo combattivo, che per quasi tutta la storia si trova però principalmente in balia degli eventi, reagendo spesso con un attimo di ritardo. Umanamente, quindi. Ma verso la conclusione, diventa sicuramente più padrona della situazione.

Le vicissitudini che vive portano Mareq Tha a confrontarsi con un mondo che si fa sempre più vasto ed estraneo alle esperienze da lei maturate in precedenza. Questo spiega il suo senso di inadeguatezza agli eventi che le occorrono.

Allo stesso tempo però tali esperienze ampliano le sue prospettive e modificano alcune sue convinzioni. Alla fine del percorso che intraprende, Mareq Tha ha perso alcune certezze ma ne ha acquistate altre. Sono quest’ultime con ogni probabilità a farle mostrare una nuova risolutezza. Di fronte a un quadro diverso da quello da cui era partita, lei non ha più dubbi su cosa desideri realmente e sul modo in cui ottenerlo.

Il segreto di Krune è anche una storia d’amore.

Sì. Considero l’amore il reale motore delle nostre esistenze. Il modo in cui, nel mio romanzo, esso influisce su tutta la vicenda e le conseguenze che ne derivano non sono altro che il riflesso di questa mia convinzione.

Nel tuo romanzo, la magia è molto… risolutiva. Del resto, coerentemente con il punto focale della vicenda narrata. Puoi dirci qualcosa a riguardo, senza inciampare in qualche cosiddetto “spoiler”?

Scrivere fantasy non è un alibi per creare mondi in cui all’autore tutto è consentito. La magia che li permea, le sue manifestazioni, le sue capacità e i suoi limiti possono cambiare da un contesto a un altro – o meglio da un universo a un altro – ma all’interno di ciascuno di tali mondi essi devono aderire a un sistema coerente di regole. È quello che ho cercato di fare nel mio romanzo, giustificando quello che accade e razionalizzando, se mi passi il termine, le varie manifestazioni della magia.

Il Matriarcato è una struttura dispotica a base teologica. Religione e stato: la tua opinione?

Questione complessa, Fabio, tanto più in una realtà come la nostra in cui, che piaccia o meno, bisogna fare i conti con la presenza “fisiologica” del Vaticano.

In due parole, diciamo che una maggiore delimitazione delle rispettive aree di pertinenza aiuterebbe, per paradosso, a semplificare i rapporti tra le due istituzioni ed eviterebbe polemiche spesso senza sbocco.

Delle tribù, invece, cosa ci racconti?

Mi serviva, ai fini della narrazione, un modello di società che fosse assai diverso da quello del Matriarcato. Allo stesso tempo però non intendevo idealizzarlo. Non esiste, a mio avviso, la società perfetta; per tale ragione ho inserito nel contesto delle tribù elementi che contribuissero a rendere il quadro meno bucolico di quanto sarebbe stato se non l’avessi fatto.

Vrula e Nurama.

Un autore di fantasy in linea teorica può attingere a un immaginario convenzionale di creature fantastiche se non illimitato di certo assai vasto. Non escludo a priori la possibilità di ricorrere, che so, ai draghi oppure agli orchi. Tuttavia, nel mio mondo e per la storia che intendevo raccontare mi parevano più adatte creature diverse, non facilmente catalogabili. Da qui l’idea di connotarle anche con nomi creati apposta per l’occasione. Tra l’altro, Fabio, i Vrula e i Nurama sono anche il mio personale omaggio alle mitiche creature in stop-motion create dal grande Ray Harryhausen.

Come peraltro rimarcato in chiusura, Il segreto di Krune è auto-conclusivo. Ma gli elementi per sviluppare una saga, o quantomeno un secondo episodio, ci sono tutti.

Una saga non credo, anche se nel fantasy non bisogna mai porre limiti, no? (ride, ndr). Per quel che concerne invece un secondo volume, nel corso di questi anni ho valutato diverse idee al riguardo sul modo in cui “fare germogliare” i semi gettati ne “Il segreto di Krune”. Tuttavia le avevo sempre scartate perché non mi convincevano appieno. Adesso penso finalmente di averne trovato una che, oltre a essere convincente, mi entusiasma anche. E l’entusiasmo per un’idea è fondamentale quando si decide di affrontare un’operazione impegnativa come la stesura di un romanzo.

Il segreto di Krune è un romanzo di lunghezza adeguata. Pensavi sin dall’inizio a questo ordine di battute?

Come accennavo prima, io di solito mi costruisco una scaletta prima di cimentarmi con la scrittura vera e propria. In linea di massima, so quanti capitoli comporranno l’opera; non tuttavia di quante pagine consterà ciascuno di essi.

Vuoi sapere il vero segreto di Krune? La prima versione del romanzo l’ho scritta a mano usando grossi bloc-notes a quadri. Allora, pensare che sarei arrivato a un romanzo di lunghezza adeguata era un’utopia.

Nell’ottica di chi lo ha scritto, è più un romanzo di trama o di personaggi?

Senza dubbio di personaggi. I due protagonisti fanno da volano all’intera vicenda. Non a caso, ho scelto di raccontare la storia servendomi soltanto del punto di vista di Mareq Tha.

Progetti in corso?

Negli ultimi due anni, mentre “Il segreto di Krune” si avventurava ormai da solo lungo il proprio percorso editoriale, io mi sono dedicato ad altre due creature: ho scritto un thriller e un fantasy. Attualmente sto lavorando alla revisione di quest’ultimo.

Ti ringraziamo per la disponibilità, Michele. E’ stato un piacere leggerti, e intervistarti. A te la parola, per una chiusura degna di scrittore!; )

Ho già ricevuto un paio di giudizi sul mio romanzo. Sono stati positivi. La cosa mi ha fatto felice non perché tema le stroncature (che prima o poi arriveranno, immagino) ma perché sapere che la storia che ho scritto e i personaggi che ho creato hanno regalato a dei lettori delle emozioni o anche soltanto qualche ora di divertimento è la più bella sensazione che uno scrittore possa provare.

Infine, last but not least, grazie a te, Fabio, e a FantasyMagazine per questa bella chiacchierata.