Ne hanno parlato il Times di Londra, sulla Pravda di Mosca e sui principali quotidiani italiani, poi il silenzio. Finalmente la redazione di Voyager si è mossa ed è andata ad Oxford a riprendere il drago.

Il drago si trova in un normalissimo ufficio ad Oxford, sotto un telo nero.

La squadra di esperti messa insieme da Voyager per sottoporre agli esami consentiti l’animale leggendario è composta da:

Angelo Capparoni, presidente dell’accademia di storia dell’arte sanitaria

Renato Grilletto, laboratorio di antropologia fisica del dipartimento di biologia animale e dell’uomo dell’università di Torino

Franco Tassi, fondatore del gruppo Criptozoologia Italia che dal 1986 si occupa della ricerca di animali misteriosi

Alberto Bravo, docente di grafologia peritale giudiziaria all’università degli studi di Urbino

Sergio Stivaletti, realizzatore di effetti speciali cinematografici

Giuseppe Calabrò, chimico esperto in carta e inchiostri e perito su documenti

La prima notizia è che la biopsia del presunto animale, esame di cui tanto si è parlato, non si farà, almeno per il momento.

Non è possibile aprile il barattolo in cui il drago è conservato in formaldeide o formalina (formaldeide diluita con acqua)

La strana giustificazione del fatto che il contenitore non si possa aprire è stata data da Alistair Mitchell, proprietario del drago e amico di David Hart, che l'ha trovato nel suo garage: ‘per preservare il mistero di che cosa esso sia e con che cosa sia stato realizzato’ (ma non eravano tutti ansiosi di scoprire proprio questo?). La ragione è che un potenziale acquirente, disposto a pagare mezzo milione di sterline per mettere le mani sul cucciolo, vuole che il mistero continui ad aleggiare.

Gli esami quindi sono condotti a distanza e in base a esperienze. L’aiuto viene da una potente telecamera, in grado di riprendere e ingrandire i dettagli più piccoli del corpo del drago.

La conservazione in formaldeide appare plausibile. Il metodo usato per la conservazione risale ai primi dell’800 e le caratteristiche dell'animale rispondono agli effetti che la formaldeide produce sui tessuti: la conservazione in formalina indurisce la sostanza organica e la decolora.

Nella cassa dove è stato ritrovato il drago sono stati ritrovati molti documenti, uno solo, in tedesco, che parla del drago.

La perizia grafica, condotta attraverso le immagini e non direttamente, sembra indicare che la lettera sia un falso: il documento è macchiato d’inchiostro blu, ma l’impiego dei coloranti negli inchiostri è di epoca più tarda rispetto al periodo in cui dovrebbe essere stata scritta la lettera.

Appare strano che il materiale sulle cosce del drago non si sia staccato e depositato sul fondo del contenitore.

Alcuni particolari come la congiunzione delle palpebre o l’inserzione delle unghie indicherebbero la presenza di un falso. Le unghie sembrano infilate a ditale sulle dita e inutili a scarnificare o aggrapparsi. Strani sembrano anche i muscoli palestrati e troppo definiti. Lattice o silicone potrebbero essere i materiali utilizzati per la costruzione del drago. La sostanza che ricopre il corpo del mostro somiglia a un effetto ottenuto mettendo del lattice e rimuovendolo parzialmente per creare l’effetto di pelle strappata.

Il criptozoologo resta dubbioso e scettico riguardo al cordone ombelicale e per il fatto che il drago non abbia sesso né squame o peli. Se il drago è un rettile non può avere cordone ombelicale. Se non è un rettile siamo in presenza di una classe di animali sconosciuta.

Il liquido trasparente appare acqua: è troppo limpido e senza residui in fondo al vaso che dopo più di un secolo dovrebbero essersi depositati.

Convince una certa rifinutura della scultura, ma alcuni particolari delle grinze che mancano, soprattutto nella congiunzione delle parti dure con le molli, e delle ali fanno pensare a un falso.

Per gli esperti la sentenza finale è che l’animale sia un falso.

Tutto ciò viene detto, lo ricordiamo, a contenitore chiuso, per rispettare la volontà di chi non lo ha voluto aprire. La parola fine, sulla vicenda, potrebbe ancora non essere stata scritta.