Che ci fa Wall-E su Fantasymagazine? Il recensore è forse impazzito? Se avrete la pazienza di seguirmi in questa recensione chiarirò il mio punto di vista, che non è affatto pretestuoso.

Il fatto che un film abbia elementi fantascientifici intanto lo inquadra nel genere fantastico tout court. Io non credo molto agli steccati tra i generi. Ho letto e visto di tutto. E trovo che il piacere che una storia può dare non dipenda dal suo genere. Ma ci sono altri elementi che mi convincono che il confinamento in un genere stia stretto a questo film.

Di cosa narri ormai lo sanno anche i sassi. Wall-E è un robot spazzino. Il suo nome è l'acronimo di  Waste Allocator Load Lifter - Earth class (sollevatore terrestre di carichi di rifiuti). In una terra abbandonata dagli esseri umani, Wall-E accumula spazzatura, la compatta in blocchi e poi crea mucchi alti come grattacieli. Seguendolo nella sua attività facciamo una serie di scoperte sull'universo narrativo circostante.

Esso (o dovrei dire egli?) si aggira tra le rovine della civiltà dei consumi.

Un mondo che fu dominato da una compagnia, la Buy'N'Large Corporation (BNL), che portò il consumismo al parossismo. La conseguenza fu un mondo talmente inquinato che la stessa compagnia non pensò a niente di meglio che mandare tutta la popolazione umana nella spazio, in una rilassante crociera quinquennale su di una mega astronave, la Axiom, dotata di tutti i comfort. A pulire ci avrebbero pensato i Wall-E.

Qualcosa però deve essere andato storto. Non sappiamo, all'inizio del film, quanto tempo sia passato, ma vedendo vari robot della stesso tipo del nostro eroe, arrugginire tra i rifiuti, intuiamo che il protagonista del film sia l'ultimo della sua categoria.

O dovremmo dire specie? Sì perchè in verità Wall-E non è quello che dovrebbe essere. Per qualche strana magia egli ha sviluppato una enorme curiosità per gli oggetti che raccoglie. Oggetti, che a guardarli bene, raccontano la storia delle persone che li hanno posseduti. Il robot quindi li colleziona e li cataloga nel suo box, diventato in realtà una vera e propria abitazione, nella quale s'intrattiene persino nella visione di film antichi. Oltretutto Wall-E ha stretto amicizia con uno scarafaggio, uno dei tanti, si suppone, che hanno ereditato la terra dagli esseri umani. Questa sua imprevista capacità di provare sentimenti lo porta dunque a soffrire la solitudine, inevitabile conseguenza della consapevolezza del sé.

Sul pianeta Terra non sembra esserci altra traccia di vita, né umana, né vegetale, tranne forse che per una piantina che Wall-E scopre dentro un frigo.

A rompere la monotonia di questa vita arriva un giorno una visita imprevista.

Da un'astronave sbarca un robot, che per qualche motivo ancora misterioso, identifichiamo come femminile. Sarà per il nome? Il robot infatti si chiama EVE, ossia Extraterrestrial Vegetative Evaluator (Esaminatore di Vegetazione Extraterrestre).

No l'identificazione avviene prima. Sarà la forma? No, non è stato il battage pubblicitario.

EVE ha un certo non so che. Questa è la verità. Il merito è della grande capacità di caratterizzazione dei personaggi di chi ha concepito il film.

È così grande la bravura degli animatori Pixar che Wall-E ed EVE sono identificati per maschio e femmina senza sforzo. Per quanto sembri paradossale sono perfetti sia la mimica facciale, che il linguaggio gestuale dei robot, che le posture. C'è quindi dietro una sceneggiatura densa, che però non ha bisogno di dialoghi.

La storia ha un buon ritmo e gli avvenimenti si succedono veloci. Wall-E s'innamora di EVE e la segue mentre lei esplora il pianeta alla ricerca di qualcosa che a noi spettatori non è dato sapere. Non sarà facile per il robot spazzino farsi notare. Ma alla fine ci riuscirà. Quando finalmente le mostrerà i tesori della sua abitazione, la missione di EVE si rivelerà.

Tutti questi elementi sono accettati, con la doverosa sospensione dell'incredulità, senza il rigore della plausibilità scientifica. Accettiamo quindi di buon grado che un robot possa andare al di fuori della sua programmazione, senza che sia necessario uno spiegone sull'intelligenza artificiale. Ecco perché ritengo che questo film sia considerarsi un ottimo film fantastico. La scintilla del sentimento nei robot non scocca per un fortuito incidente tecnologico o per somma di sofisticati algoritmi di intelligenza artificiale. È solo una specie di magia. Nulla a che fare con la scienza. Il che non è un difetto, intendiamoci.

Wall-E ed EVE e molti dei robot presenti nel film sono sono solo più vicini a Pinocchio e all'uomo di latta del Mago di OZ che ai robot positronici.

Fa parte del patto con lo spettatore. Lo accettiamo e il film ce lo godiamo tutto.

Quando EVE verrà recuperata, in seguito al compimento della sua missione, Wall-E la seguirà, attaccato alla sua astronave come una cozza, fino ad una misteriosa destinazione e finirà per vivere una straordinaria avventura.

Il resto del film è tutta una citazione di elementi fantascientifici "classici", dalle astronavi generazionali a 2001, citato esplicitamente più volte, a Star Wars.

Se il film non è un capolavoro lo è per la seconda parte, che risulta godibile ma forse un po' contradditoria, con alcuni elementi che non sembrano combaciare perfettamente, frutto di una sceneggiatura il cui scopo era mostrarci come la magia dell'autocoscienza non sia prerogativa degli esseri umani da un lato e dall'altro narrare un apologo ambientalista che però non riesce ad avere la stessa efficacia.

Sono altri i momenti che rendono straordinario questo film: le tenere scene di gioia amorosa nello spazio per esempio; la devozione di Wall-E alla sua EVE; le gag e le frecciatine tra i robot.

La parte narrativa ha qualche scricchiolio. Ma va bene così. Comunque la Pixar riesce ancora a costruire ottime storie.