Un volumetto sicuramente insolito, che colpisce anzitutto per la sua agilità. Non solo nel contenuto (anche se il richiamo alla filosofia potrebbe far pensare altrimenti), ma anche nella struttura. I capitoli, costituiti da una media di due o tre pagine ciascuno, appaiono come mini-saggi a se stante, seppure legati fra loro da un unico filo conduttore che è poi quello esplicitato nel titolo.

 

Così è un susseguirsi di appunti brevi, al tempo stesso densi ma pienamente assimilabili, come se fossero delle ricche sementi su cui ciascuno può continuare a meditare e far germogliare ulteriori, personali riflessioni.

 

Viene dato spazio all’analisi di temi quali l’irrealtà, l’alterità, l’evasione; viene esaminata la filosofia delle dimensioni, quella magica e quella babbana; viene studiato il rapporto fra tecnica e magia e quello fra razionalità e fantasia. Vengono inoltre stabiliti paralleli linguistici che danno luogo a molteplici intrecci metaforici, come ad esempio il fatto che Harry ‘fugga’ dalla propria condizione grazie a delle ‘lettere’ (quelle portate dai gufi postini a Privet Drive), che in senso più astratto sono però anche sinonimo di ‘letteratura’, ed è proprio attraverso quest’ultima che, a sua volta, il lettore ‘fugge’ dal proprio quotidiano rifugiandosi in una dimensione alternativa.

 

L’unica interpretazione che non mi sento di condividere, per ovvii motivi, è quella che si contrappone esplicitamente e dichiaratamente a quella da me condotta nell’Incantesimo Harry Potter a proposito di come J.K. Rowling cerchi di districarsi – non riuscendoci pienamente - fra Libero Arbitrio e Predestinazione. Qui Simone Ragazzoni liquida il mio ricorso un po' frettolosamente come un giudizio di merito e una critica gratuita. In realtà ciò è estremamente riduttivo, in quanto il mio ragionamento, condivisibile o meno, è piuttosto articolato e tiene conto anche delle esigenze di compiutezza del romanzo, che finiscono inevitabilmente per vincolare le scelte dell’autore in merito alla condotta dell’eroe.

Ma non è questa la sede adatta per raffrontare le due diverse posizioni dei rispettivi saggi: per fare ciò ho scritto un breve approfondimento che, se siete interessati alla intrigante questione, trovate nell’apposita sezione del magazine (http://www.fantasymagazine.it/approfondimenti/9737).

 

Il bilancio su Harry Potter e la filosofia è, in definitiva, quello di una lettura intellettualmente stimolante, destinata a chi è alla ricerca di pagine insolite che gli permettano di esaminare la saga della Rowling da un’angolazione senz’altro originale.

 

Di certo, se tutte le lezioni scolastiche di filosofia fossero accattivanti come il contenuto di questo volumetto, molti conserverebbero ricordi di gioventù molto più piacevoli di quest’affascinante materia.