L'incipit del film ci introduce a Bolt. Un super-cane, o un cane super-eroe, decidete voi. La missione per la quale il cane è stato geneticamente modificato è quella di affiancarsi alla sua padroncina Penny, nella lotta contro le trame per il dominio del mondo del cattivissimo Dr. Calico. Nella bella sequenza iniziale il cane sbaraglia i suoi nemici con poteri come super-forza, raggi calorifici dagli occhi, super-velocità e il devastante super-latrato, una potente onda d'urto capace di fare crollare edifici.

Alla fine della sequenza tiriamo finalmente il fiato. Quante emozioni e tutte insieme.

Fermi tutti. Non è vero niente. I cattivi, caduti come mosche, si rialzano, scrollandosi un poco. I pesantissimi oggeti sollevati dal cane si rivelano in realà leggerissimi.

Mentre l'attrice bambina torna nella sua roulotte insieme a Bolt, scopriamo l'arcano.

Abbiamo assistito alle riprese, in tempo reale, senza soluzione di continuità, dell'episodio di un serial televisivo. Bolt esce dalla roulotte solo per le riprese, ed è quindi convinto che i pericoli corsi dalla padroncina sia veri, e di possedere realmente dei super-poteri.

Egli è quindi protagonista di una sorta di Truman Show canino. L'unica cosa vera è il rapporto di grande affetto che lega reciprocamente Penny e Bolt.

La serie ha successo, ma i network non sono contenti. Lo schema sembra ripetitivo. Bolt riesce sempre a salvare Penny alla fine di ogni episodio. Il pubblico dai 18 ai 35 anni si annoia. Dato il target del prodotto la cosa sembra ovvia.

La sequenza successiva ci mostra le riprese del successivo episodio. Ma la visuale si allarga un poco, e stavolta vediamo anche il dietro le quinte, i piccoli particolari che nella scena precedente erano stati volutamente omessi. Tutto questo a dimostrare che quello che vediamo e definiamo come realtà, dipende sempre dal punto di vista. Un tema che ricorrerà spesso nel film, anche nel finale.

Alla fine di questa scena, il regista introduce un cliffhanger, ossia interrompe bruscamente la puntata dopo la "cattura" di Penny da parte del Dr. Colico.

Il cane quindi viene riportato nella roulotte, ed è convinto che il suo arcinemico abbia tra le sue grinfie la bambina.

Per un caso fortuito riuscirà a fuggire, con lo scopo di rintracciare l'adorata Penny, e si troverà improvvisamente catapultato nel mondo reale, addirittura a New York, invece che a Hollywood, sede delle riprese.

Ancora stupito del fatto di non possedere più i suoi "poteri", intraprenderà un viaggio da una costa all'altra, al fine di tornare dalla sua Penny. Ad affiancarlo nell'impresa ci saranno la gatta randagia Mittens e il criceto Rhino, quest'ultimo convinto anch'egli che i poteri di Bolt siano reali.

Durante questo viaggio affronterà la realtà con i mezzi che la natura gli ha dato, arrivando a comprendere il confine tra realtà e fantasia, prendendo consapevolezza del fatto di non disporre di alcun super-potere, facendo diventare questo film una classica storia di formazione.

Bolt, pur accreditando John Lasseter tra i produttori esecutivi, non è un film Disney-Pixar, bensì uno degli ultimi progetti della precedente gestione.

Ma sarebbe ingiusto giudicare questo film confrontandolo con i progetti Pixar

L'universo narrativo è più semplice e meno stutturato di Chicken Little, altro progetto dei Disney Animation Studios, rivolgendosi quindi esplicitamente ai bambini, anzichè ammiccare ai genitori con colte citazioni cinefile, come nei film Pixar e in Shrek. E' una scelta ben precisa.

Il film presenta alcuni elementi "classici", come le canzoni, ma anche elementi di novità.

Bolt non è eccessivamente antropomorfizzato. E' un cane e si comporta da tale. Così come Mittens e Rhino sono gatta e criceto a pieno titolo. Bolt non è più antropomorfo del Rémy di Ratatouille, tanto per comprenderci, che cammina su due zampe!

Ai tempi dei classici sarebbe stato impossibile concepire la figura di una gatta randagia. Fateci caso. In Lilli e il Vagabondo il randagio è maschio, così come ne Gli Aristogatti.

Sarebbero state concepite come figure disdicevoli per la morale dell'epoca.

Una gatta che vive di espedienti? Bollata come "gattaccia", per non dire di peggio.

Il fatto che cani, gatti e criceti, ma anche piccioni/picciotti, parlino tra loro è l'unica concessione al canone classico, ma fa parte del patto con lo spettatore.

I piccioni/picciotti che Bolt incontra sono caratterizzati benissimo. Si muovono, agitano gli occhi, roteano la testa con gli stessi tic dei piccioni veri. Nessuna concessione a facili umanizzazioni. Ricordano molto i gabbiani di Nemo.

In conclusione un buon prodotto di intrattenimento, forse più spiccatamente orientato al giovane pubblico, ma che ha il pregio di non annoiare i genitori, stimolando qualche riflessione.