La compagnia fece ingresso nel cortile del castello nel primo pomeriggio, all’ora del cambio della guardia. Ad annunciare il loro arrivo fu la voce tonante del vecchio mago che risuonò con un’eco minacciosa nei portici tutt’intorno.

«Dert è qui!»

Ester, da sotto il cappuccio, abbassò il capo come se volesse scomparire.

Una volta affidati i cavalli alle cure degli stallieri, giunse il momento di dividere il gruppo. La notizia del loro arrivo era stata comunicata al re e, seguendo l’etichetta che vigeva a palazzo, Nimeon per primo aveva subito chiesto un colloquio.

Mentre gli altri venivano condotti alle rispettive stanze per riposarsi dal viaggio, il principe si concesse giusto il tempo per rinfrescarsi e cambiarsi d’abito prima di raggiungere il re nel suo studio, ma, quando arrivò, si imbatté in Dert che stava lasciando la stanza con fare guardingo.

«Che cosa ci fate qui?» fu l’inutile domanda del cavaliere.

Il mago gli rivolse una delle sue migliori occhiate impassibili. «Era troppo gravoso per voi riferire a vostro padre tutte quelle cose. Ci ho pensato io.»

Nimeon trattenne a stento la mano dalla spada che portava al fianco. «Ma come vi è venuto in mente?» chiese, anche se era palese che il vecchietto meditava da un bel pezzo quella bravata. Senza attendere la risposta, sospirò spazientito, schivò il mago e si apprestò a parlare con il re, sperando solo che Dert non avesse fatto troppi danni col suo inopportuno entusiasmo.

La porta dello studio privato di Leah Udkils era ancora aperta e il principe si affacciò sulla soglia. La stanza aveva l’aspetto rassicurante di sempre, per quanto fosse arredata in maniera essenziale. Le tinte calde del legno intarsiato che ricopriva le pareti si univano a quelle della pietra rosata di pavimento e camino, attenuando la severità dei pochi mobili presenti. La luce dorata del meriggio filtrava dalle tende sottili che schermavano le vetrate d’accesso al giardino, disegnava sull’impiantito e sui libri negli scaffali arabeschi sfumati che si allungavano ad accarezzare le linee del locale come lunghe dita affusolate.

Leah Udkils, sovrano delle Colline, era seduto all’imponente scrivania che dominava il centro della stanza. Aveva lo sguardo perso nel vuoto, tanto che non si accorse di Nimeon che attendeva un suo cenno per entrare.

In pochi mesi era invecchiato precocemente, la chioma e la barba si erano tinti d’argento in brevissimo tempo, le spalle, che erano sempre state poderose, erano adesso lievemente incurvate. Gli occhi chiari, in tutto simili a quelli del figlio, ostentavano un’espressione di pura incredulità. Si fermarono su Nimeon, appena lo videro nel riquadro della porta.

«Chi è quell’uomo?» gli domandò disorientato.

La risposta uscì al cavaliere come se volesse masticare nome e proprietario. «Dert. Il mago della foresta di Aghia.»

«Ed è arrivato qui insieme a voi» tentò di ricostruire il re.

Nimeon fece qualche passo verso il centro della stanza, preparandosi al peggio. Leah non era uomo tale da sconvolgersi facilmente, e in quel frangente pareva addirittura stranito.

«Sì, padre. Insieme a me, a Lexon e a Magistra Ester. Posso chiederti che cosa ti ha detto?»

Udkils si riscosse e si alzò per abbracciare il figlio, che non vedeva da diversi mesi. «Nulla di importante, credo. In realtà, nulla che io abbia compreso appieno» rispose con un sorriso. «Quello che mi importa è sapere di voi. Lexon sta bene?»

«Sì, stiamo tutti bene. Sakren è stato sconfitto e Palaìstra è libera. È tutto finito.»

Leah Udkils annuì, sollevato. «Ho temuto il peggio, in questi mesi. Non immagini quanto rivedervi qui mi riempia di gioia.» Indicò una poltrona posta di fronte alla scrivania, invitando Nimeon ad accomodarsi. «Raccontami tutto.»

Il principe si sedette, indeciso su dove cominciare. Erano stati tanti, troppi, gli eventi che avevano condotto le Terre alla salvezza dai sordidi disegni di Sakren.

«Abbiamo pagato caro il prezzo della vittoria» disse piano. «Il Supremo Exelom ha perso la vita. Anche il sovrano della Galsazia è morto, poco dopo l’eliminazione di Sakren.»

Il volto di Leah tradì la dolorosa sorpresa. «Il Supremo. Nessuno, nella storia delle Terre, ha mai osato colpire in questo modo Palaìstra.» Tacque per un istante, assorto. «Quindi c’è una nuova guida a capo della Città degli Studi.»

L’espressione del principe si fece per un attimo enigmatica. «Sì. È stato eletto un nuovo Supremo. Forse ti stupirà, sapere di chi si tratta.» Il re rimase in attesa. «Magister Van.»

Questa volta Leah rimase a bocca aperta. «Il ragazzo che ha interpretato la nostra leggenda?»

«In effetti è anche l’uomo che ha salvato Palaìstra dalla disfatta» disse Nimeon. «Se non ti dispiace, però, vorrei rimandare il resoconto completo a più tardi. Il viaggio è stato lungo e ho bisogno di riposarmi un po’. Volevo farti sapere soltanto che il Mandato è chiuso e che io sono tornato per restare.» Si alzò e fece per congedarsi, ma Leah lo fermò.